“L’Umanità ha un futuro?”, la professoressa Angela Platania (EcclesiaOstia)
Di Redazione il 29/12/2023
Una riflessione su Società, Uomo/Donna, Famiglia, Patriarcato in chiave biblica nell'ambito della 'battaglia spirituale'
Ostia (Rm) - “Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non potrà stare in piedi; se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non potrà stare in piedi” (Mc 3,24-25).
Sappiamo che Satana odia l’umanità così come odia Dio e dal principio opera per distruggerla. Se riflettiamo sulle prime pagine della Genesi, ci accorgiamo che il modus operandi del maligno è quello di creare contrapposizione e divisione tra uomo e donna. Dio infatti ha creato l’uomo a sua immagine cioè come unità (umanità), nella diversità (maschio e femmina).
L’umanità per esistere ha bisogno necessariamente del maschio e della femmina che insieme la costituiscono. Non c’è disparità nel progetto di Dio, ma solo diversità e complementarietà, sia dal punto di vista biologico, che da quello psicologico, affettivo, mentale e spirituale.
L’umanità ferita dal peccato manifesta immediatamente il primo e più grave danno che la disubbidienza a Dio ha generato: la divisione tra l’uomo e la donna. Adamo di fronte alla domanda pressante di Dio:
“Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?»:
non si assume le sue responsabilità, ma accusa Eva e anche Dio perché gliel’ha messa accanto. Questo è esattamente l’inizio di un conflitto interno all’umanità che è alla radice di tutti i mali individuali e sociali. La cultura che noi chiamiamo maschilista e che oggi il femminismo radicale definisce “patriarcato”, cioè la supremazia dell’uomo sulla donna, e la visione del padre come despota, è la conseguenza culturale di questa crepa all’interno dell’umanità che nella storia ha generato e genera conflitti familiari e sociali. Nel tempo, tuttavia, questa crepa si è allargata e oggi siamo ad un passo dal punto di non ritorno: il crollo definitivo della “casa”, cioè dell’umanità divisa in sé stessa. L’opera satanica di distruggere totalmente l’umanità che è essenzialmente “famiglia” (unità nella diversità che genera vita), è al suo massimo storico.
Siamo all’attacco finale e in quest’attacco Satana usa l’estremizzazione di un fenomeno culturale, quale è il femminismo, che di per sé è stato utile alla società perché ha posto il problema dell’emancipazione della donna e della sua reale parità con l’uomo. Dal femminismo estremo, scaturisce purtroppo l’idea che la donna più che uguale è superiore all’uomo e che può fare a meno di lui. Del resto, la scienza e la tecnica non danno oggi alla donna l’illusione di poter generare altri esseri umani senza la collaborazione dell’uomo, attraverso la procreazione assistita? Dico illusione perché ovviamente, se non ci fossero uomini disposti a vendere il proprio seme alle banche apposite, non sarebbe possibile neanche questa.
Se le donne oggi seguono il femminismo radicale, rischiano di fare peggio di quello che il maschilismo ha fatto per secoli. Il maschilismo nella storia pur se ha provocato enormi danni e sofferenze, non ha mai privato la donna della sua peculiarità essenziale e vitale: essere madre (e con questo intendo non solo come fatto biologico, ma anche come capacità di amore tipicamente materno). La cultura tradizionale ha esaltato il ruolo della donna come culla della vita, purtroppo però commettendo l’errore opposto di considerare la donna come una fabbrica di figli. Voglio dire che nella storia umana, ad oggi, la maternità e la paternità che rappresentano il modo peculiare di amare di uomini e donne, non sono mai state messe in discussione. Oggi invece il femminismo, attraverso la cultura Gender, nega la differenziazione uomo-donna, nega l’interdipendenza e la complementarietà dei sessi, nega sostanzialmente la figura del “padre” e proclama le donne autosufficienti e bastanti a sé stesse.
C’è una violenza inaudita nel femminismo radicale e in tutti i suoi “prodotti” culturali (lo si è visto chiaramente nell’attacco alla sede del movimento “Pro vita e famiglia” in nome della lotta al femminicidio), una violenza che può superare, se già non lo ha fatto, quella del maschilismo. La donna anziché promuovere i suoi sacrosanti diritti in ogni campo, nel rispetto dell’identità e del ruolo maschile, ha deciso di scegliere la propria supremazia, ma così facendo ha innescato una reazione di violenze di genere che rischia di non finire. Infatti, dal canto suo il mondo maschile, non ha saputo cogliere l’occasione che gli è stata offerta di ripensare la propria identità attraverso un confronto schietto e rispettoso col mondo femminile, ma si è spesso chiuso in un vittimismo rinunciatario che alla lunga genera a sua volta frustrazione e violenza. Si fanno tante analisi e discorsi più o meno inutili su come combattere le violenze di genere, ma a mio avviso nessuno cerca di risolvere il problema alla radice. Eliminiamo le cause che provocano il disagio del mondo maschile a partire dall’adolescenza: pornografia, videogiochi, accesso ai social fin da bambini, cultura del sesso come possesso e uso del corpo dell’altro, pensiero della supremazia maschile o femminile che sia. La Parola di Dio ci insegna che purtroppo uomini e donne peccano in egual misura e la realtà ce lo dimostra. Noi cristiani dobbiamo promuovere una nuova cultura che superi sia il maschilismo che il femminismo per costruire l’umanità nuova voluta da Gesù, forte perché unita, forte perché innamorata del volto dell’altro. Insegniamo ai nostri ragazzi ad aprirsi all’altro ad innamorarsi della sua diversità e bellezza.
Ogni ragazzo dovrebbe essere innamorato della femminilità e ogni ragazza della mascolinità intese nella loro avvolgente totalità. Dio ha dato la donna in dono all’uomo e l’uomo in dono alla donna, fuori da questa logica c’è solo ripiegamento su sé stessi, narcisismo, idolatria del genere e distruzione dell’umanità.
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