La crisi economica presenta dati ambivalenti. Uno di questi è legato al consumo di alimenti biologici da parte delle famiglie. In Italia, come in molti paesi dell'Unione Europea, il settore è in forte crescita.

La Germania è il principale mercato europeo di prodotti biologici: nel 2013, secondo il settimanale Der Spiegel, si parla di 7,6 miliardi di fatturato, +262% rispetto i dati del 2000. Nel 2012 è seconda la Francia con 4 miliardi di euro, seguita da Regno Unito con quasi 2 miliardi di fatturato. In Italia, sempre nel 2012, il guadagno è di 1,9 miliardi, che diventano 3,1 miliardi con le esportazioni (fonte:Sinab).



Nel 2013, secondo Nomisma, il 59% delle famiglie italiane ha comprato almeno una volta un prodotto alimentare biologico. Il bio incide per oltre il 2% sulla spesa alimentare italiana e ormai è abbastanza facile trovare prodotti di questo genere in qualsiasi supermercato tradizionale, dove fino a qualche anno fa il biologico era assente.

Interessanti anche i dati forniti da Sinab, sulla variazione degli acquisti di generi alimentari tra i primi cinque mesi del 2014 e lo stesso periodo del 2013: carni fresche e trasformate (totale -2%, bio + 11,3%); omogeneizzati (totale +5%, bio +21,3%); miele (totale +1,2%, bio +19,1%); zucchero,caffè e tè (totale -1,3%, bio +37,2%); bevande (totale -0,6%,bio +2,5%); biscotti, dolci e snack (totale +3,2%, bio +15,1%); pasta, riso e sostituti del pane (totale +2,3%, bio +73%); uova (totale -4,5%, bio +5,2%); latte e caseari (totale -1,3%, bio 3,2%); ortofrutta fresca e trasformata (totale -3,6%, bio +11%).

I prezzi dei prodotti biologici rimangono alti e spesso inaccessibili alla maggioranza delle famiglie. L'industria alimentare tiene bassi i costi a discapito della qualità e scaricando sulla natura le conseguenze dannose di questo modello produttivo. Per far diventare il bio competitivo bisogna rivedere le regole del gioco a livello europeo: "Di fatto i costi di produzione di questi alimenti a basso prezzo, compresi i danni inflitti all'ambiente, ricadono sui consumatori, che li pagano da qualche altra parte - come riportato sull'Internazionale - Per esempio attraverso la bolletta dell'acqua, dove si nasconde il costo della purificazione delle falde inquinate dai nitrati...Ma anche attraverso le tasse e gli oneri con cui bisognerà rimediare alle più gravi conseguenze dell'agricoltura industriale: per esempio misure per la prevenzione degli alluvioni, perchè il suolo impoverito non riesce più ad assorbire e a trattenere l'acqua. E ancora, attraverso i programmi contro il cambiamento climatico o per salvare i mari e le specie animali e vegetali".