Pubblichiamo uno stralcio della lettera del giovane pugile di Ostia Kevin di Napoli, scritta dal carcere e inviata al quotidiano "Il Tempo". Kevin, giovane promessa della boxe professionista, conosciutissimo dagli addetti ai lavori e degli appassionati di pugilato, più volte è stato intervistato da Ostia Tv per quanto riguarda i suoi meriti sportivi e agonistici. Come altri media locali, in linea con i principi etici del giornalismo, abbiamo deciso di dare spazio alla sua versione dei fatti dopo le accuse che gli sono state attribuite dalla magistratura.

“Sono stato accusato di estorsione a delinquere e di estorsione di soldi illeciti – esordisce la lettera di Kevin Di Napoli – Innanzitutto da pugile professionista cioè da atleta di fama nazionale, non voglio essere affiancato alla droga: è contro il mio Dna. Non metto in dubbio qualche mia vecchia ‘pazzia’ ma da un ragazzo che viene da un posto come il mio ‘Ostia’ è difficile non commettere, ma si tratta solo e solamente di qualche bravata. Niente più. Chi mi conosce realmente sa che sono contro ogni tipo di droga, visto che ci sono morti tanti ragazzi che conoscevo. ma, comunque sia, saranno i miei avvocati a stabilire bene la mia estraneità ai fatti“. “Sto pagando insieme a mio padre il posto e anche la popolarità da cui veniamo – prosegue il pugile – Parlano di droga e armi quando l’unica droga per me e mio padre è solamente la palestra con il sacrifcio. Non metto in dubbio che sarò anche antipatico a qualcuno ma credetemi sono estraneo a ciò. Mi trattano da mafioso, io voglio solo tornare sul ring per prendermi le mie rivincite, prima da uomo e poi da pugile. Chi mi conosce realmente sa che io mi guadagno da vivere solo a tirare cazzotti sul ring e serate a lavorare in discoteca. Un grande abbraccio“.