Ladispoli – A rischio la sopravvivenza della palude di Torre Flavia, una piccola area protetta di grande interesse naturalistico, meta di uccelli migratori che si trova lungo la costa tirrenica, nei pressi di Ladispoli.

 

 

Torre Flavia costituisce un bene importante per gli abitanti dove poter godere di un chilometro di spiaggia libera, di uno scrigno di natura, a poca distanza da casa.

 

Tanti infatti i cittadini, non solo residenti del territorio, che vi si recano in visita o che la vivono quotidianamente: birdwatcher, studenti di scuole primarie e secondarie, fotografi naturalisti, anziani, fruitori del tempo libero.

 

Oggi purtroppo l’integrità dell’area protetta sarebbe fortemente minacciata, soprattutto a causa dell’erosione costiera aggravata dalla recente costruzione di barriere artificiali  (pennelli a mare) che ha devastato la duna, impedendo anche la fruizione di quel tratto di litorale.

 

Proprio, in questi giorni, ulteriori mareggiate hanno definitivamente distrutto un tratto di duna e ora le acque della laguna interna stanno fuoriuscendo dalla palude mettendo a rischio il prezioso ecosistema che ne ha determinato la tutela.

 

La Provincia da anni gestisce l'area con estreme difficoltà e sta cercando di tamponare la crisi in atto ma la situazione è tanto complessa da richiedere misure straordinarie.

È dunque necessario un intervento straordinario della Regione Lazio per arrestare gli impatti che rischiano di portare alla scomparsa dell’area.

 

“Nella mattinata - fanno sapere gli Amici di Torre Flavia - abbiamo inviato un telegramma ai candidati alla Presidenza della Regione per rappresentare l’urgenza della situazione e chiedere un impegno concreto per salvare la Palude di Torre Flavia.”

 

Di seguito il testo del telegramma inviato:

GENTILE CANDIDATO,

LA PALUDE DI TORRE FLAVIA STA MORENDO A CAUSA DELL'EROSIONE SULL'INTERO SISTEMA PALUDE, PER LO STRESS IDRICO, PER GLI GLI ABUSI EDILIZI E IL CONSUMO DI SUOLO

È URGENTE LA RISOLUZIONE DELLE SITUAZIONI DI ABUSO, UNO SFORZO FINANZIARIO REGIONALE PER FAR FRONTE ALL'EROSIONE E SOSTENERE UN PROGETTO DI RISPRISTINO AMBIENTALE, L'APPROVAZIONE DEL REGOLAMENTO DI GESTIONE 

CHIEDIAMO CHE L'IMPEGNO A SALVAGUARDARE QUESTO TASSELLO DI NATURA DEL LAZIO SIA TRA LE AZIONI CONCRETE DELLA SUA AGENDA POLITICA

 

“Cercheremo riscontro – aggiungono gli AMICI DI TORRE FLAVIA - nelle prossime settimane al nostro appello, certi che la nuova Giunta regionale non permetterà che il Lazio perda un ecosistema unico, il cui valore è riconosciuto anche dall’Unione Europea, nell’ambito del network di aree protette Natura 2000.”

 

 

Roma, 20 febbraio 2013

 

 

 

L’area umida “Palude di Torre Flavia”, con una estensione di circa 40 ettari, è situata nei comuni di Ladispoli e Cerveteri lungo il litorale tirrenico a nord di Roma e rappresenta uno degli ultimi lembi delle zone umide che si estendevano, alternate ad aree forestali e arbustive, fino ai primi decenni del secolo scorso, su gran parte della Maremma laziale.

 

 

Nella Palude è presente un’ampia varietà di specie vegetali da quelle tipiche di acque stagnanti a quelle adattate alle acque salmastre, di particolare interesse è un frammento di salicornieto, ormai di dimensioni estremamente ridotte, costituito dalla salicornia (Arthrocnemum sp.).

L’area ospita durante il corso dell’anno oltre 180 specie di uccelli; sulla riva del mare è possibile osservare gli uccelli di ripa, in gran parte migratori acquatici, visibili soprattutto in inverno e nei periodi di passo, così come è possibile incontrare specie caratteristiche di acque salmastre e molti limicoli specialmente durante il passo migratorio. Varie specie di anatre popolano gli specchi d’acqua interni sia come specie svernanti che di passo.

 

 

 

Molte tra queste specie rientrano nell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE: tra queste, tutti gli anni, nel periodo primaverile, di passo migratorio, è presente la Moretta tabaccata (Aythya nyroca); una specie molto rara e localizzata nel nostro Paese.

 

 

 

Torre Flavia è un piccolo miracolo di biodiversità. Un frammento di litorale com’era un tempo tutta la costa laziale, prima che il cemento prendesse il sopravvento. Non a caso, ricercatori e studenti frequentano con assiduità e costanza l’area per effettuare studi impossibili altrove, in contesti definitivamente antropizzati.

 

 

 

Ma Torre Flavia è molto di più. E’ un piccolo grande bene collettivo, una risorsa di tutti che va difesa dalle tante forme di pressione che gravano su un territorio così piccolo e così fragile. Qui si può venire a passeggiare in riva al mare, ammirando il viavai dei gabbiani e le mille forme delle conchiglie depositate dalla risacca.

 

 

 

 

A Torre Flavia i genitori portano i figli a far volare gli aquiloni, senza il rischio che restino impigliati nei pali della luce o negli ombrelloni. A Torre Flavia i bambini delle scuole imparano la cascata di note del canto del cannareccione (un uccello che vive nel fitto del canneto), e a distinguere il martin pescatore dal colore turchese del piumaggio.

 

 

Torre Flavia, insomma, è un patrimonio di noi cittadini e vogliamo rivendicarlo con forza.