Roma – L’Italia oggi è in lutto per la terribile strage di migranti che si è consumata ieri nelle acque di Lampedusa, a mezzo miglio dall’isola dei Conigli, in Sicilia. Sono già 111 i corpi recuperati ma il numero potrebbe salire vertiginosamente. Scampati alla morte 155 migranti, ricoverati in ospedale, sotto shock. Mentre proseguono le operazioni di recupero dei cadaveri, appartenenti a persone provenienti da Eritrea e Somalia, il nostro Paese lancia, attraverso il ministro Angelino Alfano, un monito all’Europa intera affinché si faccia carico del problema dell’immigrazione. “E’ una tragedia che offende l’Europa”, ha detto Alfano, rivolgendosi direttamente a Jose Manuel Barroso, presidente della commissione europea: “Mi trovo di fronte a 103 cadaveri: non volevano venire a Lampedusa, ma andare in Europa”. Anche il presidente Giorgio Napolitano ha avuto parole di cordoglio e di indignazione per quanto accaduto: "Sono sgomento". In Sicilia è atteso l’arrivo del presidente della Camera, Laura Boldrini. I corpi fino ad ora recuperati sono stati sistemati in alcuni sacchi e trasferiti all’hangar dell’aeroporto: saranno sepolti nei diversi cimiteri siciliani perché a Lampedusa non c’è più posto. Questa mattina, in segno di lutto, in tutte le scuole del Paese sarà osservato un minuto di silenzio.


Ad Assisi, la città di san Francesco del quale oggi si festeggia la nascita, arriverà in mattinata anche papa Francesco, che del ‘poverello’ ha voluto il nome. Ieri il santo padre, apprendendo della tragedia di Lampedusa, ha detto: “E’ una vergogna”. Sono bastate queste tre parole per descrivere la strage. Tra i corpi recuperati vi sono quelli di donne e di quattro bambini, mentre centinaia rischiano di restare nei fondali. I sommozzatori dei vigili del fuoco sono impegnati per il recupero. Da Porto Empedocle arriveranno 180 bare a Lampedusa. Ma forse non saranno sufficienti. Al centro di accoglienza non c’è più posto ‘né per i morti né per i vivi’. Difficile al momento ricostruire l’accaduto ma sembrerebbe che ieri l’altro sia partito un  peschereccio colmo di migranti, 400, 500 tra eritrei e somali, da Misurata, in Libia. Avrebbero incrociato dei motopesca che però li avrebbero ignorati. Con il motore in panne, nel tentativo di essere individuati visto che i cellulari non funzionavano, avrebbero dato fuoco a una coperta perché un fuoco, in mezzo al mare, avrebbe potuto attirare i soccorsi. Ma il fuoco è stato letale in quanto si è rapidamente propagato, facendo divampare le fiamme. I profughi si sarebbero ammassati tutti su un lato del barcone che poi si sarebbe capovolto. Adesso è a 40 metri di profondità. A salvarsi soltanto i più giovani, che ce l’hanno fatta a nuoto. Per gli altri, invece, la morte. Annegati, ustionati. Quella di ieri potrebbe purtroppo essere la più grave strage mai avvenuta nel Mediterraneo. Tra i salvati c’è un tunisino di 35 anni: potrebbe essere lo scafista. Per lui la Procura di Agrigento ha ipotizzato i reati di favoreggiamento dell’immigrazione, naufragio colposo e omicidio plurimo colposo.