Siamo chiamati a votare un referendum per decidere se abrogare una norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane, senza limiti di tempo e fino ad esaurimento del giacimento.

Domenica 17 aprile, dalle ore 07:00 alle ore 23:00, si vota in tutta Italia e non solo nelle Regioni che hanno promosso il referendum e può votare anche chi è residente all'estero. Per votare bisogna presentarsi al proprio seggio di appartenenza muniti di tessera elettorale e documento di identificazione. Il referendum abrogativo è valido se più del 50% degli aventi diritto si recano alle urne.

Perchè siamo chiamati a votare?


L'oggetto del referendum sono le trivellazioni che vengono effettuate entro le 12 miglia marine dalla costa e quindi riguarda solo 21 delle 66 piattaforme estrattive che attualmente sono attive nelle acque italiane. Queste estrazioni vengono effettuate da compagnie estrattive, sulla base di una concessione che può durare al massimo 45 anni. Secondo la norma vigente, finita la concessione finiscono le estrazioni. Un provvedimento del governo Renzi, inserito nella legge di stabilità, dice che anche quando la concessione finisce, l'attività può continuare fino a che il giacimento non si esaurisce.

Votando "Si" al referendum questa nuova norma del governo Renzi viene abrogata e si ritorna alla scadenza "naturale" della concessione.

Votando "No" avallerete il provvedimento del governo che permette di continuare le attività estrattive fino ad esaurimento della concessione.

Astenendovi non permettete il raggiungimento del quorum. In questo caso il referendum non è valido e rimane in piedi il provvedimento del governo che permette le estrazioni fino ad esaurimento dei giacimenti.

Le ragioni del "Sì" al Referendum?

A favore del "Sì" abbiamo una rete di comitati, il No Triv, riunito in un coordinamento nazionale, la maggior parte delle associazioni ambientalisti (Greenpeace, Legambiente e Wwf) e i comitati locali delle regioni interessate. Il No Triv sostiene che i giacimenti italiani sono poco ricchi e inoltre sono "sporchi", cioè con alto contenuto di sostanze sulfuree. Secondo loro sul bilancio energetico non incide molto smettere di estrarre. Al contrario l'estrazione ha effetti duraturi sull'ambiente e in Italia sono tre milioni le persone che lavorano nel settore del turismo, producendo il 10% del pil nazionale. Si aggiunga la pesca, l'agroalimentare e la gestione del patrimonio culturale, industrie consolidate che sono messe a repentaglio dalla ricerca di idrocarburi.

Per gli effetti ambientali la critica è verso la tecnica chiamata "air gun", letteralmente fucile ad aria compressa, che significa sparare bolle d'aria in modo ripetuto e ad alta frequenza sui fondali, per provocare onde d'urto. Forte è l'impatto sulla fauna marina e nell'alto Adriatico c'è il rischio di produrre l'effetto di "subsidenza", cioè il rischio che i fondali sprofondino e per la laguna veneta può significare un duro colpo. Infine per i promotori del referendum, l'Italia si è impegnata alla conferenza sul clima di Parigi a cominciare una transizione verso le energie rinnovabili e l'uscita dai combustibili per contenere il riscaldamento globale. La vittoria del "Si" viaggia verso questa direzione simbolica.

Le ragioni del "No" al Referendum?


A favore del "No" il comitato "Ottimisti e Razionali". Sul loro sito scrivono: "Siamo un gruppo di persone ottimiste, convinte che il mondo è in continua evoluzione, e che il catastrofismo non aiuta a crescere e a costruire il futuro. Il progresso avanza solo con lo sviluppo. Siamo razionali perché vogliamo contrastare paure, allarmi ingiustificati, luoghi comuni. E difendere davvero l’ambiente con il lavoro, e grazie alla ricerca, alla scienza e alla tecnica".

Sotto accusa la perdita stimata di circa sette mila posti di lavoro nel settore, per cui diversi sindacati si sono schierati per il "No". Inoltre l'esito positivo di questo referendum non significa che non vengono costruiti altri impianti o che l'Italia investe come conseguenza nel settore delle rinnovabili. Continua inoltre l'importazione di petrolio e gas dai paesi produttori, non scongiurando quindi gli eventuali rischi ambientali. La vittoria del "Sì" impedisce all'Italia di poter sfruttare le poche risorse energetiche di origine fossile di cui dispone e inoltre il petrolio come il gas sono ancora la principale fonte energetica del pianeta a cui al momento non possiamo rinunciare.

Qual è il testo del quesito referendario?

“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale'?”