Storia di Alvin, bassotto… Troppo alto!
Lecco – Sicuri di volere un bassotto, il cane ideale per la loro casa loro e per i loro bambini, hanno deciso di recarsi da un allevatore che ha mostrato loro un cucciolo di tre mesi di nome Alvin spacciandolo per un bassotto tedesco. Il cucciolo piace e viene acquistato al prezzo di 650 euro. Ma passano i giorni e la famiglia pur affezionandosi ad Alvin si rende conto che qualcosa non funziona: infatti il cane cresce un po’ troppo per essere un bassotto. Da qui i primi sospetti e la decisione della famiglia di rivolgersi al tribunale degli animali dell'Associazione italiana difesa animali ed ambiente – Aidaa. Il presidente Lorenzo Croce ha girato immediatamente il caso all'avvocato Grazia Scarola responsabile del Tribunale degli Animali Aidaa per le provincie di Como-Lecco e Varese. L'avvocato Scarola, dopo aver parlato con gli acquirenti di Alvin, ha disposto una perizia che, visto da un esperto ha dichiarato trattarsi non di un bassotto tedesco bensì di un “meticcio a tutti gli effetti, fatto questo che si riconosce anche dalla sua inusuale altezza”.
Da qui si avvia una importante trattativa tra l'acquirente e l'allevatore con la mediazione dell'avvocato del tribunale degli animali di Como. Dopo diversi incontri (e con Alvin che cresceva sempre di più in altezza) si è trovata la soluzione: Alvin, il bassotto cresciutello, rimane con la sua famiglia adottiva, ma l'allevatore si pente e decide di trovare una soluzione restituendo i soldi avuti per l'acquisto di Alvin evitando così una denuncia penale per truffa. “E' un importante risultato di mediazione - dice Lorenzo Croce presidente nazionale di Aidaa- dove a vincere è stato alla fine Alvin, bassotto cresciutello, che rimane con la sua famiglia che nel frattempo ha imparato ad adorarlo. E’ anche una storia a lieto fine per tutti i protagonisti che hanno trovato una mediazione consenziente grazie al lavoro paziente dell'avvocato Grazia Scarola che ringrazio per il suo impegno e la sua professionalità”. Infatti gli acquirenti hanno riavuto i loro soldi, e l'allevatore che ha capito l'errore fatto ha evitato rogne peggiori in tribunale”.
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