Litorale, week-end all’Oasi di Macchiagrande, alla piramide di Caio Cestio e alla Polledrara
Litorale – Week-end ricco di appuntamenti con il Centro educazione ambientale di Ostia. Si comincia sabato mattina con la visita all’interno della piramide di Caio Cestio e si prosegue con quella al piccolo ma interessantissimo Museo della via Ostiense ospitato a Porta San Paolo. Costo € 7 (under 18 gratuita).
La piramide Cestia fu costruita tra il 18 e il 12 a.C. come tomba per Caio Cestio Epulone, un membro dei septemviri epulones. E’ in calcestruzzo ed ha una copertura di lastre di marmo di Carrara; è alta 36,40 metri con una base quadrata di circa 30 metri di lato e si leva su una piattaforma di cementizio.
La presenza di un monumento funebre in forma di piramide a Roma si deve probabilmente al fatto che l'Egitto era divenuto provincia romana alcuni anni prima, nel 30 a.C., e la cultura sontuosa di questa nuova provincia stava venendo di moda anche a Roma.
Nel Medioevo, la credenza popolare identificava la Piramide come "meta Remi", collegandola con un'altra piramide indicata come "meta Romuli", molto simile e coeva esistente sino al 1499 nel rione di Borgo, riportata nella Pianta della città di Roma di Alessandro Strozzi del 1474, e demolita nel XVI sec. da Alessandro VI per l'apertura della nuova strada di Borgo Nuovo. Lo stesso Francesco Petrarca, umanista e esperto latinista, in un'epistola indica la Piramide come "sepolcro di Remo". Poggio Fiorentino per spiegare l'errore del grande scrittore afferma che esso fu causato dal "non avere il grande uomo voluto scoprire l'iscrizione coperta dagli arbusti".
Sabato 30 giugno, nel pomeriggio, alle ore 17.30, si continua con una rinfrescante passeggiata nella vegetazione mediterranea, ricca di avifauna, nell'Oasi WWF di Macchiagrande. La visita è gratuita grazie al contributo del Comune di Fiumicino si pagano solo i 3 euro d'ingresso all'Oasi, non dovuti dai soci Wwf e dai residenti di Fiumicino.
Macchiagrande è oasi Wwf dal 1986: rappresenta un'area molto importante dell'ambiente naturale residuo sopravvissuto all'assedio degli abitati di Fregene e Focene. Estesa 280 ettari, è caratterizzata da una grande varietà di ambienti: dal bosco di leccio, alle pinete a pino domestico, alle praterie un tempo coltivate; è notevole la presenza di un bosco igrofilo a leccio e alloro. I canali della bonifica e lo stagno di Focene, con i loro estesi canneti, rendono l'area sito di sosta per l'avifauna svernante e di passo.
Vi troviamo nidificazioni del gruccione e sono presenti il falco pescatore, l'upupa, la gazza, il fagiano e diversi rapaci notturni. Nell’Oasi vivono diverse specie di anatre, gli aironi, bianco maggiore e cinerino, e numerosi cormorani che sostano per l’asciugatura del loro piumaggio.
Dei diversi mammiferi presenti si possono facilmente trovare tracce degli istrici, delle volpi e dei conigli selvatici. Il simbolo dell'Oasi è la tartaruga terrestre, la Testudo hermanni. Tutta l'area è stata segnalata come Sito di Interesse Comunitario
Domenica 1 luglio, con appuntamento alle 10.50 in via di Cecanibbio, sarà possibile visitare l'importante sito paleontologico della Polledrara. Costo 5 euro aduli, 2 euro under 18. Per le visite è obbligatoria la prenotazione, al n. 06.50917817, ore 9.30-12.30, o ai cellulari 347 8238652 (attivo dalle 15.00 alle 18.00 di mercoledì e venerdì) e 327.4564966. Il 29 giugno il CEA rimarrà chiuso.
Un salto nel passato, fino a 300 mila anni fa, tra l’elefante antico, antenato del mammut, il bue primigenio, il lupo e gli altri grandi mammiferi dell'epoca. Le enormi zanne dei grandi elefanti, i loro scheletri, le corna dei buoi o dei cervi sono alcuni dei reperti perfettamente conservati nel giacimento della Polledrara di Cecanibbio, a Castel di Guido. Il sito archeologico risale al Pleistocene ed è il più ricco d’ Europa quanto a resti di elefante antico e l’unico in Italia ad avere tracce dei bufali di 300 mila anni fa.
Gli scavi sono iniziati nel 1985, ma già alcuni reperti erano venuti alla luce e danneggiati dagli aratri dei contadini. In quel luogo 300 mila anni fa scorreva un piccolo corso d’acqua. Sul fondo dell’alveo si sono accumulate nel corso di 2 o 3 mila anni, le ossa di animali morti sulle rive del torrente e poi arrivati in quel punto con le correnti. Il fiume si è poi trasformato in una palude a causa dei detriti di origine vulcanica.
In quella fase gli animali che arrivavano nell’alveo rimanevano imprigionati e lì morivano. Mentre le ossa depositate nel fiume vengono smussate o spezzate, quelle depositate nell’alveo sono perfettamente conservate. Grazie al fluoro si sono fossilizzate e sono state ricoperte da uno strato digrafite e di terra. Accanto allo scheletro di un lupo intrappolato dentro il corpo di un elefante e dinumerosi resti di uccelli acquatici sono stati ritrovati reperti di Homo erectus, manufatti calcareo silicei portati sul fiume dall’uomo che probabilmente veniva in questa zona per nutrirsi degli animali morti.
Appuntamento: ore 10.50 Via di Cecanibbio, traversa via dell’Arrone. Da Maccarese, prendere via del Fontanile di Mezzaluna, dall’Aurelia uscire all’incrocio Fregene Cesano, prendere via dell’Arrone che si percorre per circa 5 km poi girare a destra su via di Cecanibbio e continuare fino al sito paleontologico – attenzione strada sconnessa.
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