Ostia - L’associazione ‘I cittadini contro le mafie e la corruzione’, che ha organizzato per domani, 23 agosto, alle 19, un flash mob sul lungomare di Terracina ad un anno dall’omicidio di Gaetano Marino, boss della camorra che si trovava in vacanza nella località con la famiglia, rende noto oggi il suo ‘manifesto’.


“Dinanzi al silenzio di una classe politica che si ostina a derubricare o a ignorare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose sul Litorale della Capitale abdicando totalmente al suo ruolo che è anche di conoscenza, di approfondimento e di analisi dei fenomeni e dei processi che muovono e agiscono nella realtà, ci sono storie, percorsi, culture e identità diverse, a volte anche lontane tra loro, che rivendicano il diritto a riappropriarsi di uno spazio, di un momento pubblico di confronto e di discussione ecco l’appello. Ipocrita chi si stupisce su quanto sta affiorando dalle inchieste sull'associazione di tipo mafioso (416-bis) e sul potere che ha esercitato nel controllo del territorio romano, in particolare sulla gestione delle risorse pubbliche come il litorale con le sue spiagge, ma non solo. Irresponsabile chi sostiene che l’operazione della Direzione distrettuale antimafia “restituisce normalità al nostro Litorale” ed è ora di passare al "fare" in nome dello sviluppo e della crisi. Spetta agli organi inquirenti far luce sulle responsabilità penali e civili, sui legami, sulle complicità e sulle connivenze che hanno permesso che ciò si realizzasse, ma questo non può e non deve eludere una approfondita riflessione, un'analisi che veda impegnati e partecipi tutte/i noi, per cercare di far luce e chiarezza sulle pesanti responsabilità politiche e amministrative che nel corso di questi anni hanno permesso tutto ciò, favorendo interessi leciti e no, ma, soprattutto, permettendo che un Patrimonio, un Bene e una Risorsa Pubblica finissero ostaggio di interessi, non solo criminali, ma dominio dei pochi. Omertoso dunque il silenzio di queste settimane da parte dell’Amministrazione locale e della gran parte della società civile. Prima del “fare”, bisogna garantire che quel “fare” sia libero da ogni legame con i professionisti della mafia e dell’antimafia. Non è più tollerabile rimandare il confronto sui temi della lotta alle mafie, i diritti e gli strumenti legislativi, la questione deontologica e morale. Le mafie controllano il Litorale anche della Capitale d’Italia. Non sono solo delle infiltrazioni, ma 'signorie territoriali', che dominano e saccheggiano il territorio, i fatti economici e i rapporti interpersonali. Le mafie sul Litorale romano ci sono perché il contesto politico/imprenditoriale/sociale è ospitale al loro insediamento e al loro sviluppo. Combatterla significa sviluppare un’azione seria e coerente a livello istituzionale che spezzi il legame tra mafia, politica e istituzioni tutte. Per questa ragione, poiché le indagini della Dda hanno portato alla luce legami criminali tra enti, istituzioni e mafie, chiediamo con forza che si sospendano: 1) Il raddoppio del Porto di Roma costo 80 milioni di euro 2) La sostituzione del Ponte 2 Giugno a Fiumicino con un 'sottopasso', costo di 35 milioni di euro 3) I decreti attuativi del Distretto Turistico Balneare a burocrazia zero affinché non si ripetano interventi come quelli attuati negli ultimi 10 anni sul territorio con conseguenze devastanti per il suo sviluppo e la sua crescita economica, sociale e culturale e che hanno consentito il radicamento della criminalità organizzata di stampo mafioso. "La mafia uccide, il silenzio pure". (P. Impastato)”.