Roma – Dalle prime ore del mattino i carabinieri stanno eseguendo nelle province di Roma, Latina e Viterbo un’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Roma, nei confronti di 37 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati. Risalutano indagate a piede libero altre 40 persone per gli stessi reati. Al centro delle indagini del Ros un’organizzazione di stampo mafioso da anni radicata nella Capitale e facente capo all’ex leader dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) e della Banda della Magliana Massimo Carminati, con infiltrazioni e ramificazioni nel tessuto imprenditoriale, politico ed istituzionale. Accertati, tra gli altri, legami con il clan Santapaola.


Il gruppo, secondo quanto dichiarato dal Ros, avrebbe “diffuse infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale, politico ed istituzionale. Documentato un ramificato sistema corruttivo finalizzato ad ottenere l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza degli immigrati”. Contemporaneamente la Guardia di finanza ha posto sotto sequestro una notevole quantità di beni riconducibili agli indagati, emesso dal Tribunale di Roma, per un valore di oltre 200 milioni di euro. Perquisizioni sono state effettuate anche in diverse uffici amministrativi della Capitale, dal Campidoglio alla Pisana, e nella casa dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e di Luca Gramazio, ugualmente indagato nell'inchiesta. Tra gli i 37 indagati vi è infatti l’ex primo cittadino al quale viene contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli inquirenti hanno proceduto anche alla perquisizione della sua abitazione. Una vera holding criminale che spaziava dalla corruzione, per aggiudicarsi appalti, al'estorsione, all'usura al riciclaggio. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, responsabile della Direzione distrettuale antimafia.
 

L’operazione è stata presentata alle ore 15.30 nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella sede della Procura di Roma.

Questi gli indagati.

In carcere:
Massimo CARMINATI
Riccardo BRUGIA
Roberto LACOPO
Matteo CALVIO
Fabio GAUDENZI
Raffaele BRACCI
Cristiano GUARNERA
Giuseppe IETTO
Agostino GAGLIANONE
Salvatore BUZZI
Fabrizio Franco TESTA
Carlo PUCCI
Riccardo MANCINI
Franco PANZIRONI
Sandro COLTELLACCI
Nadia CERRITO
Giovanni FISCON
Claudio CALDARELLI
Carlo Maria GUARANY
Emanuela BUGITTI
Alessandra GARRONE
Paolo DI NINNO
Pierina CHIARAVALLE
Giuseppe MOGLIANI

Giovanni LACOPO
Claudio TURELLA
Emilio GAMMUTO

Giovanni DE CARLO
Luca ODEVAINE

Ai domiciliari:
Patrizia CARACUZZI
Emanuela SALVATORI
Sergio MENICHELLI
Franco CANCELLI
Marco PLACIDI
Raniero LUCCI
Rossana CALISTRI 
Mario SCHINA

Il gip ha respinto la richiesta di misura cautelare nei confronti di Gennaro Mokbel e Salvatore Forlenza, ma restano indagati. Perquisiti gli uffici in Campidoglio del presidente dell'Assemblea capitolina, Mirko Coratti, indagato, e di Franco Figurelli, capo segreteria dell'Assemblea capitolina. Indagato anche il consigliere regionale Pd Eugenio Patanè.

 “Quello che sta emergendo è un quadro inquietante. E’ un bene che la Magistratura sia impegnata a fare piena luce. Con sempre più forza bisogna proseguire, ognuno nei propri ambiti, sulla via della legalità senza se e senza ma”, ha commentato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

"Appresa la notizia di un'indagine in corso nei miei confronti, nell'ambito della maxi inchiesta, pur essendo totalmente estraneo allo spaccato inquietante che emerge dagli arresti effettuati stamattina, rimetto per senso di responsabilità e serietà il mio mandato da assessore nelle mani del sindaco non volendo in nessun modo arrecare danno all'amministrazione della città. Ho fiducia nella magistratura e sono certo che le inchieste che sono in corso dimostreranno la mia totale estraneità. Una scelta sofferta perché orgoglioso del lavoro portato avanti in questi mesi ma credo doverosa nei confronti della mia città", ha affermato l'assessore capitolino alla casa, Daniele Ozzimo, dando le proprie dimissioni in Campidoglio.

 

“Siamo fiduciosi nel lavoro della magistratura, questa amministrazione è stata sempre orgogliosa di collaborare con la giustizia. Anche in questa circostanza ci auguriamo sia fatta piena luce su una vicenda inquietante e che sta facendo emergere l’esistenza di un sistema diffuso di illegalità ai danni della città. Questa amministrazione ha improntato il suo lavoro sulla trasparenza. Per questo apprezzo profondamente la decisione personale e il coraggio di Daniele Ozzimo che rassegnando le dimissioni, a seguito del coinvolgimento nelle indagini coordinate dal Procuratore Capo Giuseppe Pignatone, ha agito prima di tutto nell’interesse della città mettendo immediatamente in secondo piano se stesso. Una decisione che rispetto, che dimostra grande senso di responsabilità e attenzione per Roma, quella stessa attenzione che ha caratterizzato anche in questi mesi il suo lavoro in Campidoglio. Siamo altresì convinti che Daniele Ozzimo saprà nei prossimi giorni fornire tutti gli elementi utili a  chiarire la sua posizione”, ha detto il sindaco di Roma Ignazio Marino. 


 "Grazie alle forze dell'ordine e magistratura e grazie alle parole del procuratore capo Pignatone che dopo anni di frasi del tipo la mafia a Roma non c'è oggi dice chiaramente che nella capitale la mafia esiste e purtroppo ha rapporti con la criminalità”. E' quanto dichiara il coportavoce dei Verdi Angelo Bonelli che conclude: "Dalle spiagge di Ostia, agli investimenti nel centro di Roma oggi si apre un capitolo inquietante che è quello degli appalti pubblici ottenuti dalla mafia con la complicità trasversale della politica sia di centrodestra che di centrosinistra”. "Bisogna fare chiarezza e pulizia con rapidità - conclude Bonelli -. Il caso Di Stefano, l'inchiesta di oggi spero segni la fine di un sistema politico”.

"Come carabinieri con un’apposita nota, Mattia Stella, componente del gabinetto del sindaco, non risulta indagato nell’inchiesta ‘Mondo di mezzo’, come erroneamente era stato comunicato in precedenza. Questa mattina gli agenti hanno condotto una perquisizione che ha dato esito negativo nel suo ufficio in Campidoglio solo in veste di persona informata dei fatti”,  ha precisato in serata, in una nota, il Campidoglio.