Ostia - Un pomeriggio caldo ieri a via Ammiraglio del Bono 43, nei pressi della sede del Pd di Ostia Levante. Il senatore Stefano Esposito aspetta al bar, mangiando un cremino, l'arrivo di Stefano Fassina per incominciare l'assemblea. I militanti del Partito Democratico di Ostia sono seduti, pronti a sentire la linea del partito. Un mix di tensione misto a calma apparente, accompagna l'inizio dell'assemblea.

Stefano Esposito, commissario Pd a Ostia interviene in apertura: "Saranno giorni difficili e mancano ancora degli avvisi di garanzia. Adesso sarebbe un suicidio politico non fare quadrato dietro il sindaco Marino. Proseguiamo sulla via del repulisti - continua Esposito - si procederà con la revoca di alcune concessioni balneari clamorose ma aspetteremo la fine della stagione estiva. A Ottobre abbatteremo il lungomuro. Intanto bisogna lavorare per organizzare le feste del partito come quella del quartiere Infernetto e lavorare sul tesseramento".

Nella piccola sala, sono presenti alcuni degli ex consiglieri municipali della giunta Tassone. Un vecchio militante interviene, proponendo a loro le dimissioni dal partito come atto simbolico: "Sono rammaricato, io per questo presidente ho fatto la campagna elettorale". Si discute animatamente e ognuno esprime le proprie perplessità e il proprio disappunto. Qualcuno mantiene una linea garantista, nella speranza che Andrea Tassone possa discolparsi. Uno del vecchio PCI si alza e si arrabbia all'intervento di un "compagno" della sua stessa età: "Vaffanculo, guarda se devo morire democristiano, fuori questa feccia dal partito". Una giornata che sembra rappresentare la fine politica del vecchio Pd di Ostia e che impone un necessario cambio di rotta, radicale e senza sconti per nessuno.