Maltempo, sarà obbligo dello Stato la sicurezza delle aree a rischio idrogeologico?
Roma - Mentre il territorio delle regioni italiane crolla sotto il peso di frane e smottamenti domani, martedì 4 febbraio, la 4° sezione del Consiglio di Stato deciderà in merito al ricorso del Codacons sulle aree a rischio idrogeologico. "In Italia esistono numerose zone ufficialmente riconosciute come a rischio frana e bisognose di interventi di messa in sicurezza - spiega il Presidente Carlo Rienzi - Tuttavia negli anni nulla è stato fatto per bonificare le aree in questione e garantire l'incolumità degli abitanti. Per tale motivo abbiamo avviato una class action contro la P.A. ai sensi della legge Brunetta del 2009, sulla quale si pronuncerà domani il Consiglio di Stato". "Nel dettaglio - prosegue Rienzi - abbiamo chiesto al Cds di condannare la Protezione Civile obbligando al contempo lo Stato Italiano a realizzare quegli interventi di bonifica finalizzati a mettere in sicurezza le tante zone a rischio idrogeologico, allo scopo di evitare che in caso di piogge abbondanti come quelle di questi giorni si verifichino smottamenti, cedimenti e frane che puntualmente danno il via a un vergognoso scaricabarile tra Stato ed enti locali" - conclude Rienzi.
L'associazione dei consumatori è inoltre critica nei confronti del Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, che ieri, intervenendo sui disagi legati al maltempo nella capitale, ha invitato i cittadini a “recarsi a Roma solo per stretta necessità”. “Crediamo che un simile appello sia assolutamente sbagliato – afferma il Presidente Rienzi - Oltre infatti ad arrecare danno a chi deve raggiungere la capitale, rischia di avere ripercussioni anche sull’economia della città, riducendo le presenze e gli affari specie nel settore del commercio. Un invito ancor più errato se si considerano le condizioni meteorologiche di oggi, decisamente migliori rispetto a quelle dei giorni scorsi”. “I problemi vanno risolti diversamente, adottando misure preventive per evitare danni in caso di maltempo, mentre a Roma si continua ad intervenire solo dopo, ossia quando ormai è troppo tardi”.