Ostia - "Sono rimasta sconcertata da come certa stampa abbia voluto denigrare la manifestazione di sabato scorso a Ostia, facendo passare i tanti cittadini scesi in piazza per protestare contro un commissariamento che ha bloccato di fatto la rappresentanza democratica in questo Municipio della Capitale, come una comunità collusa con la criminalità locale e senza ideali da rincorrere. Ho anche inviato una lettera di spiegazioni a un quotidiano. Sarebbe stato più corretto evidenziare, al contrario, la voglia di partecipare di tante persone, diverse per provenienza sociale e politica ma unite per richiamare l'attenzione su un territorio da troppo tempo mortificato". Commenta sulla manifestazione cittadina che si è tenuta Sabato 21, dal titolo: ''Si va in piazza non contro i clan ma contro lo Stato''.

"Non è possibile marchiare così cittadini che nulla hanno a che fare con la mafia e che rivendicano il solo diritto di conoscere il motivo dell'ulteriore periodo di commissariamento. Qui nel X Municipio - conclude Anitori - ancora ci chiediamo come mai siamo stati legittimati a votare per il comune di Roma, seppur commissariati per mafia, e non per il nostro Municipio. La nostra mafiosità è solo opportunismo politico? Nel dubbio ci siamo messi a camminare per riappropriarci del nostro territorio, dei nostri diritti di cittadinanza".

La lettera. 

''Gentile Direttore,

le scrivo solo ora dopo aver preso parte alla manifestazione che sabato scorso si è tenuta nel X Municipio di Roma contro la proroga del commissariamento, che ormai non permette l’elezione di rappresentanti eletti democraticamente. Mentre sfilavo accanto ai miei concittadini ho cercato di verificare se veramente eravamo lì a sostenere il nostro territorio o qualcos’altro, come vogliono far intendere alcuni articoli nelle pagine di cronaca del suo giornale.

Accanto a me manifestavano in modo silenzioso e corretto - come stabilito dal comitato organizzatore - cittadini del territorio, tra cui molti miei amici o conoscenti, tra l’altro di orientamento politico eterogeneo. C’era anche il responsabile della Caritas di Ostia, a testimoniare la difficoltà di vivere ed operare in un quartiere dove da due anni le istituzioni hanno serrato le porte alla comunità, negando ogni dialogo con la città.

Sfido a dire che la maggior parte di loro fossero persone mafiose o che potessero avere a che vedere con la mafia! E torno all’articolo del suo giornale, per chiederle se non trova anche lei grave stigmatizzare una comunità con un titolo come: ''Roma, Ostia è cosa loro: si va in piazza non contro i clan ma contro lo Stato''. Attraverso un articolo dove si legge: ''Questi cittadini esemplari di Ostia non riservano mai sorprese, mai un colpo di scena, un brivido... Sono sempre lì a ciurlare nel manico'' e ancora: ''Schierati sempre da una parte, senza vergogna''.

Fatto salvo il diritto di critica del giornalista, mi preme sottolineare che sabato ad Ostia, anche noi -in mille, secondo la Questura - abbiamo manifestato il nostro pensiero critico, ma senza offendere nessuno, tantomeno lo Stato.

Dispiace che il suo giornale si sia limitato invece ad offendere un'intera comunità che non si riconosce mafiosa e che rivendica invece il diritto di conoscere il motivo dell'ulteriore periodo di commissariamento e di aver riscontro dell'operato della commissione prefettizia.

Non mi sembra un’offesa per nessuno: anzi, penso che si tratti di un momento di comunanza che va al di là dell’appartenza partitica, che deve far riflettere. Sabato ero in piazza da cittadina di Ostia, mentre l'11gennaio scorso da Senatrice ho depositato una interrogazione parlamentare - cofirmata in modo bipartisan - al Ministro Minniti in merito alla proroga del Commissariamento, affinche' la nostra comunità venga messa a conoscenza dei risultati del lavoro dei Prefetti e quindi della necessità di prolungarne la loro permanenza conoscendone i motivi.

Qui, nel X Municipio, ancora ci chiediamo come mai siamo stati legittimati a votare per il comune di Roma, seppur commissariati per mafia, e non per il nostro municipio. La nostra mafiosità è solo opportunismo politico? Nel dubbio sabato ci siamo messi a camminare per riappropriarci del nostro quartiere, dei nostri diritti di cittadinanza''.