Ostia - La plastica è il rifiuto più invadente sulle spiagge italiane e anche su quelle laziali. Per questo l’associazione ambientalista Fare Verde chiede al Governo Italiano di farsi promotore di un’azione coordinata con l’Unione Europea e le Nazioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo.

La proposta dell’associazione ambientalista arriva al termine della manifestazione nazionale “Il mare d’inverno”, la tradizionale pulizia delle spiagge tenutasi ieri, domenica 28 gennaio 2018, che Fare Verde da ventisette anni organizza sulle spiagge italiane l’ultima domenica di gennaio. L'edizione 2018 nel Lazio si è svolta su sei spiagge della nostra regione, con il patrocinio della Commissione Europea – Rappresentanza per l’Italia, del Ministero dell’Ambiente, della Regione e di vari Enti Locali.

Nel Lazio Fare Verde ha portato sugli arenili 300 tra cittadini e volontari che hanno raccolto 220 sacchi di rifiuti, 1.600 bottiglie di plastica, 450 contenitori in vetro, tanto polistirolo e immondizia varia. Tra i rifiuti raccolti, ce ne sono alcuni assolutamente impensabili da trovare su una spiaggia: sull’arenile della località San Giorgio a Tarquinia (Viterbo) i volontari di Fare Verde hanno rinvenuto uno scaldabagno e un guanto da sci; a Fondi (Latina), sulla spiaggia del Parco “Dune di Capratica”, cinque metri di filo di ferro e un fusto di birra alla spina; a Ostia Lido (Roma), spiaggia del Lungomare degli Abruzzi, un pneumatico per trattore e alcune siringhe; ad Anzio (Roma), spiaggia libera Grotte di Nerone, molta plastica e vetro; a Sperlonga (Latina) una boa di una nave e una piccola imbarcazione in disuso; infine, a Ladispoli (Roma), sul lungomare di Marina di Palo, molti bastoncini di plastica dei cotton fioc e i resti di lanterne cinesi.

“La plastica é il rifiuto più presente anche sulle spiagge del Lazio – dichiara il presidente regionale di Fare Verde, Silvano Olmi – la troviamo in pezzi, spesso piccolissimi. Come i bastoncini in plastica colorata dei cotton-fioc, che le persone dopo l’uso gettano nel water e non essendo biodegradabili intasano fognature e depuratori e finiscono nei fiumi, per terminare il loro viaggio sugli arenili alla prima mareggiata.”