Don Leonardo, presidente della commissione cultura delle chiese di Ostia, spiega la grande opera dipinta nella parrocchia di viale dei Promontori

Ostia (Rm) - E' così naturalmente appropriato affiancare l'appellativo di 'tota pulchra' (tutta bella) a Maria "Stella Maris", la chiesa su viale dei Promontori di Ostia. Sì, perché in questi ultimi anni la sua 'veste' architettonica, strutturale in genere sembra sbocciata. Questo grazie a Dio che si fa strumento della sensibilità, capacità, dei carismi del Parroco don Carol Iakel che sa cogliere il bello nel dialogo dello Spirito con l'umanità e il suo ambiente.


La parrocchia Stella Maris, adiacente al suo tempio cristiano, è da qualche anno un 'cantiere a cielo aperto' e davvero si è aperto il cielo per la bellezza. Domenica 24 marzo, alle ore 20.30, forse la più bella opera verrà svelata ai fedeli e a tutti i cittadini che vedono nel sublime dell'arte il volto divino.


All'incontro, in via straordinaria, è prevista la presenza di tutti i Vescovi, ausiliari, Romani a suggellare l'eccezionalità dell'evento.

 

Don Leonardo Bartolomucci, presidente della commissione cultura prefettura di Ostia-diocesi di Roma, ci spiega il dipinto; nell'articolo entra nel merito dell'iconografia (seconda parte) mentre sul mensile Duilio litorale di questo mese potrete trovare la spiegazione alla prima parte.

 

"Al centro è la «Parusia» del Cristo Pantocratore che irrompe sulla terra (il quadrilatero rosso) dai cieli che si aprono (cerchi dominati dai blu). È quel che celebriamo ad ogni Eucaristia, come recita l’anamnesi: annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell’attesa della tua venuta. Gesù è assiso e benedicente, porta il libro delle Sacre Scritture che si compiono definitivamente, e allo stesso tempo è la porta che ci riconduce al Padre (aprendo il cerchio nero della morte). La prima iscrizione sul libro esprime il cuore del Vangelo «amate i vostri nemici» (Lc 6,27), la seconda è la rassicurazione del Salvatore con la quale si conclude il libro dell’Apocalisse «vengo presto» (Ap 22,12). La parusia di Cristo che ci introduce alla glorificazione e che è la fine e il fine ultimo di tutta la storia, ci chiama a conversione e accende per noi le luci e i colori del nostro cammino terreno (i rossi, le terre e l’ocra, i verdi) attraverso la storia della salvezza e i misteri divini realizzati in Maria (accompagnati dall’oro).
A sinistra di chi guarda è la prima immagine dell’«Annunciazione», con la quale risuona in tutta la Chiesa la proclamazione del kerigma in ogni generazione. L’angelo porta l’annunzio alla Vergine seduta in casa, la quale si illumina in volto e sul grembo allo scoccare del «fiat», con le braccia allargate in segno di meraviglia, arrendevolezza e gratitudine al contempo. In questa raffigurazione, come nelle successive, Maria è vestita con una tunica che varia tra il blu e il verde e con un manto rosso ciliegia, i colori esprimono il mistero dell’incarnazione: Maria ha accolto nel suo grembo terreno il Cristo divino. L’angelo, invece, in atteggiamento di proferire parola, porta sulle vesti mosse e le ali spiegate giochi di luce celestiali. L’icona annuncia la nascita dell’uomo nuovo in ogni donna e uomo che accoglie la buona notizia.


La seconda immagine raffigura la «Natività», inizio del compimento delle promesse antiche: la nascita del Messia per la salvezza del mondo. A destra in alto gli angeli annunciano ai pastori la nascita del Salvatore; a sinistra i Magi in cammino seguono la stella. Al centro il bambino giace in fasce nella mangiatoia, profeticamente a forma di tomba, che rimanda al sepolcro vuoto del mistero pasquale, causa della stessa kenosis divina. Alcuni angeli riverenti si prendono cura del bambino Gesù, riscaldato dal bue e dall’asino (Is 1,2-3). Maria volge le spalle meditando l’accaduto nel suo cuore (Lc 2,19). In basso a destra Giuseppe pensieroso è tentato dal diavolo, e, sulla sinistra in basso, un fonte pronto per il bagnetto del neonato richiama il nostro battesimo e la nostra figliolanza divina in Cristo.


A destra del Pantocratore, invece, abbiamo la «Pentecoste» in cui Maria, madre di Cristo, diviene madre della Chiesa e madre nostra. Ella presiede il consesso degli Apostoli e con essi rappresenta la Chiesa che nasce dal dono dello Spirito Santo, raffigurato con lingue di fuoco che si posano sulle teste dei presenti (At 2,3). Tutti hanno in mano il rotolo del Vangelo, inviati ad annunciare la buona notizia sino ai confini della terra, missione a cui tutti, come membra della Chiesa, siamo chiamati. In basso è la personificazione del principe di questo mondo, circondato dalle tenebre della morte in cui è destinato a soccombere, mediante i rotoli della predicazione apostolica.
L’ultima immagine del ciclo pittorico raffigura la «Dormizione» o Assunzione della B.V. Maria al Cielo. Maria è distesa esanime su un giaciglio quasi a forma di barca che ricorda la Chiesa, guidata da Pietro a prua e da Paolo a poppa, il cui albero maestro è il Cristo. Intorno al giaciglio i pii discepoli sono convenuti per desiderio della stessa Vergine dai loro luoghi di evangelizzazione. Al centro Gesù eleva la neonata al cielo, e in alto gli angeli conducono la Vergine al Padre, anima e corpo, primizia della nuova Creazione istaurata dalla risurrezione di Cristo e annuncio della nostra glorificazione.


La comunità parrocchiale vuole così annunciare la salvezza apportata dal Mistero Pasquale per ciascuna donna e uomo del nostro quartiere: che tutti possiamo pervenire al Padre, per Gesù e Maria, ad opera dello Spirito Santo. Amen".

 

Ma oltre a questo nuovo capolavoro sono diversi i doni artistici che 'Stella Maris' ha espresso in questi anni che certamente occorrerà testimoniarli via via in approfondimenti specifici; altri dipinti compaiono alle spalle del battistero, mentre l'icona ortodossa mariana già da tempo abbellisce il giardino presso la chiesetta che ospita i fratelli Ortodossi e presa come riferimento dalle 'badanti'. Come non menzionare anche la cappella dell'Adorazione Eucaristica con l'immagine significativa che affianca al dono di Gesù Cristo per l'umanità alla metafora che ritrae il gesto sacrificale, per la propria prole, del 'pellicano', la cosiddetta teologia del sacrificio eucaristico. 


La commissione cultura delle chiese di Ostia volentieri si fa promotrice della testimonianza culturale e artistica contenuta nelle chiese di Ostia, messaggi di colore e di Vangelo verso tutti i cittadini. Questa un'attività ij più oltre a quelle più consolidate, come la preghiera ecumenica di unità dei cristiani, quella dalla Torre San Michele per il dialogo tra le religioni, i convegni sulle figure cristiane identitarie di Ostia, su Sant'Agostino patrono della cittadina, per citare le principali.


Una tavolozza di colori celesti è oggi Stella Maris e lancia a tutte le chiese e al Territorio l'invito a colorare la propria vita e quella di Ostia soprattutto in questi tempi oscurati da turbolenze belliche e crisi umanitarie.