Metro B, cronaca di un viaggio da incubo di una giornalista-pendolare. Scatta la paranoia Maya
Datemi una leva, e vi bloccherò Roma.
La fine del mondo annunciata dalla tanto temuta profezia Maya si è abbattuta questa mattina in metro B, quando improvvisamente tutti i treni che percorrevano il tratto da Laurentina a Castro Pretorio e ritorno si sono bloccati di botto. E sono rimasti dov'erano per oltre 15 minuti. Il mio treno, direzione Laurentina, si è fermato a Termini e non è più ripartito. Uno, due, dieci minuti. Le porte spalancate, un flusso ininterrotto di passeggeri che continuano a salire a bordo credendo si tratti di uno stop temporaneo. Il tempo scorre, la gente inizia a scalpitare. I vagoni si riempiono all'inverosimile, finché non appare chiaro a tutti che c'è qualcosa che non va, solo che nessuno sa cos'è, perché gli altoparlanti tacciono e gli addetti alla sicurezza dell'Atac pure.
Dopo un estenuante quarto d'ora di attesa, in piedi in mezzo alla folla che continua a lievitare, mi faccio coraggio e decido di scendere dal vagone per rintracciare un operatore, un tecnico, chiunque sia in grado di darmi qualche informazione utile a capire quanto ancora c'è da aspettare. All'inizio della banchina ci sono un paio di addetti in divisa dell'Atac. Domando cosa è successo, e mi sento rispondere (con un misto di cortesia e impotente rassegnazione) che il guasto è grosso, e per ripararlo ci vorrà parecchio.
"Dei vandali hanno tagliato alcuni cavi" spiega l'uomo costernato, poi mi chiede: "Dove deve andare?"
"A Piramide" rispondo.
"Allora salga su, e prenda il 75" mi dice, con fare quasi cospiratorio, come se mi stesse dando un informazione preziosa e riservatissima.
Ringrazio e mi avvio verso l'uscita, ma dopo un paio di passi l'altoparlante prende vita. Mi fermo per ascoltare l'avviso. Una voce femminile, concisa e sbrigativa, con una nota di celata agitazione, che dice più o meno così: "Avviso al personale Atac. I tecnici sono invitati a sgomberare e chiudere tutte le stazioni tra Castro Pretorio e Laurentina. Ripeto, sgomberare e chiudere…" e giù ancora con la stessa solfa.
Non ho il tempo di muovere un passo che una marea di gente mi investe, diretta, come me, verso l'uscita. È il panico. Guadagnare l'accesso all'aria aperta è tutt'altro che facile. Mentre risalgo dalle viscere della stazione Termini verso piazza dei Cinquecento sento risuonare ancora la stessa voce di prima, che annuncia ai passeggeri l'attivazione di un servizio bus-navetta sostitutivo tra le stazioni di Castro Pretorio e Laurentina. Ma nessuno dei passeggeri sa dove prenderle, queste navette, e nessuno degli operatori provvede a fugare la loro ignoranza in merito.
Rinuncio all'idea di prendere la navetta e mi dirigo alla fermata del 75. Piove, e il marciapiede è strapieno di gente in attesa. Anziani, donne, bambini e turisti. Il malumore si taglia col coltello. A peggiorare la situazione il bus non arriva. Intanto, gli ignari viaggiatori che cercano di entrare in metro vengono scacciati in malo modo dagli addetti dell'Atac. Una donna in piedi accanto a me lo sta raccontando al telefono. "Mi hanno quasi strattonato", sento che dice.
E ancora nessuno sa di preciso cosa sia successo di tanto grave da rendere necessaria l'evacuazione e la chiusura delle stazioni. Dopo un quarto d'ora siamo ancora tutti lì, alla fermata dell'autobus, a congelarci e imprecare, quando finalmente lo vediamo comparire. Il 75, l'unico bus che raggiunge le stazioni di Piramide e Porta San Paolo passando per il Colosseo e proseguendo per l'Ostiense, mete predilette dalla maggior parte dei viaggiatori.
Stipati come sardine in scatola ci infiliamo nel bus, e ci prepariamo al calvario. Ogni fermata è una tappa di via Crucis, tra quelli che non vogliono spostarsi, quelli che devono alzarsi per scendere e gli altri che devono salire. Arrivo alla Stazione di Porta San Paolo dopo mezz'ora abbondante. Fuori dall'autobus decido di informarmi finalmente sull'accaduto. Alla storia dei cavi tagliati non ci ho creduto fin dall'inizio.
È internet a darmi la risposta (l'unico posto dove le informazioni viaggiano veloci, e soprattutto non si bloccano mai). Come prevedevo, i cavi non c'entrano. I vandali invece sì. Tutto quello che hanno fatto è stato semplicemente attivare il freno di emergenza. Il calo elettrico ha bloccato la circolazione di un'intera linea metropolitana. I treni si sono fermati là dove si trovavano, e non sono mancate scene di panico tra i pendolari bloccati in galleria. Ovviamente, tutti hanno pensato alla fine del mondo.
Ma stavolta i Maya non c'entrano. Loro non avrebbero avuto nessun interesse a bloccare il mondo. Ai vandali invece è bastato girare una leva per bloccare la città.
Mi chiedo se saranno identificati e giustamente condannati a qualche pena. Ma ne dubito. È un pensiero amaro, che mi fa arrabbiare. Lo respingo, e mi affretto verso la stazione. Ho ancora parecchia strada da fare. A Porta San Paolo mi aspetta la Roma-Lido. Che ovviamente ha a sua volta un ritardo di 20 minuti, con la corsa delle 11,30 saltata e quella delle 11,45 posticipata di 5 minuti. Ma questa è un'altra storia.
Morale: Roma - Ostia in 2 ore e mezzo. A pensarci, avrei preferito la fine del mondo.
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