Morto il ciclista investito sulla Colombo: è lo storico d’arte Marcello Beltramme
Ostia – Il ciclista investito lo scorso 3 novembre sulla Colombo non ce l’ha fatta: è morto. Si tratta di Marcello Beltramme, noto storico dell’arte e già collaboratore dello studioso Giulio Carlo Argan: una figura di rilievo nel panorama culturale italiano, autore di saggi su Bernini e Caravaggio. Marcello Beltramme, 74 anni, era ricoverato all’ospedale San Camillo di Roma dopo essere stato travolto da un’Honda Sh250 guidata da un uomo intorno alle undici del 3 novembre all’altezza del km 27,200 della complanare della neoconsolare, all'incrocio con via del Gran Pavese, la strada che taglia la pineta, in direzione di Ostia, a circa 200 metri dalla Rotonda. L’impatto era stato violentissimo ed il 74enne era stato trascinato per qualche metro.
Sul posto erano immediatamente accorsi gli agenti della polizia locale mentre un’ambulanza aveva trasportato d’urgenza il ciclista all’ospedale Grassi di Ostia. Ma dal nosocomio lidense, vista la gravità delle sue condizioni, i sanitari ne avevano disposto il trasferimento al San Camillo. Nell’urto Marcello Beltramme aveva riportato numerose fratture ed un edema cerebrale per il quale era stato sottoposto ad un delicatissimo intervento chirurgico. Il ciclista indossava il caschetto protettivo. Dall’arrivo all’ospedale romano, però, era entrato in coma e le sue condizioni erano andate progressivamente peggiorando tanto che i sanitari, nei giorni scorsi, si erano dichiarati ‘pessimisti’. Adesso l’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro della salma che sarà sottoposta ad esame autoptico per accertare che diagnosi e terapie siano stati eseguiti correttamente, escludendo eventuali errori.
Le associazioni dei ciclisti denunciano ormai da tempo la strage che si consuma sulle strade romane nell’indifferenza delle istituzioni. Gianfranco Di Pretoro, responsabile Piste ciclabili e viabilità della Federazione Ciclistica Italiana Lazio, in più occasioni ha dichiarato che “sulle strade asfaltate provinciali e statali romane si rischia troppo a causa della distrazione folle di chi guida”. E anche: “E’ una guerra che abbiamo perso perché gli amministratori della Capitale e quelli della Regione Lazio se ne fregano di noi sognatori senza tempo. Mica pensano a difendere i deboli. Non sono consapevoli che il cicloturismo è rispettato in tutte le nazioni europee più evolute tanto da costituire una fonte di reddito locale e nazionale? La stessa critica”, aggiunge Gianfranco Di Pretoro, “la muovo ai dirigenti delle varie Federazioni compresa la mia: si perde tempo a presenziare e troppo poco a tutelare gli interessi di chi è in frontiera”.
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