Roma - Sonorità ultraterrene e un rock psichedelico che travalica i confini, i Muse stanno scrivendo una pagina si storia della musica e ne sono coscienti. Fin dagli esordi con l’album “Showbitz” avevano mostrato l’enorme talento. Dopo venti anni di successi ritornano a Roma all’Ippodromo delle Capannelle. Unica data in Italia per la manifestazione Rock in Roma. Il sold out di ieri è stata la conferma di un successo planetario di un gruppo che è arrivato ai vertici delle hit parade mantenendo sempre una costante: la verità d’espressione. Ieri al Rock in Roma 35.000 spettatori accalorati hanno sostenuto una performance di un ora e mezzo di Matthew Bellamy e soci.

Il concerto ha preso le mosse dal filmato introduttivo di “Psycho” con il discorso di un generale dispotico e i Muse preso possesso del palco hanno dato sfoggio di un rock aggressivo e magniloquente. Subito dopo è iniziata “Supemassive black hole” caratterizzata da un mood coinvolgente dal disco Black Hole And Revelations  che ha scatenato i 35.000 fan. I brani si sono alternati passando dai pezzi estratti dagli albumi precedenti all’ultimo. “The handler” contenuta in Drone, l’ultimo lavoro della band,  da' vita a suoni anni ’80 da un ritmo incalzante che ti fa battere la testa e che nello special esplode: l’energia è palpabile.  Il cavallo di battaglia è lì dietro l’angolo “Blug in baby” fa letteralmente scoppiare la serata e il pubblico è in delirio.

“Drone” è un concept album dove i Muse riprendono la tematica dell’essere umano schiavizzato amplificandolo, “Il mondo è dominato da droni che utilizzano droni  per trasformarsi tutti in droni” dirà Matthew Bellamy. Continuano con “Histerya”, “Citizen Erased”, e “Apocalypse Please”, dove un pianoforte suonato magistralmente da Matthew Bellamy riecheggia quelle sonorità tipiche tanto care ai Muse e ai fan più accaniti: ci si trova in spazi siderali e atmosfere soprannaturali. Sul palco si ha l’impressione che ci sia un’orchestra, talmente i suoni saturano l’aria e invece sono il gruppo di tre elementi che tira fuori tutto questo, aiutati solo da un quarto tastierista. 
Un concerto spettacolare ma non ripetibile per scenografie e impatto visivo a quello proposto due anni fa all’Olimpico: sei ciminiere lanciavano fiamme alte e una passarella si addentrava al centro dello stadio: ne è scaturito un DVD in alta definizione. I Muse famosi per dare tutto se stessi in performance rigorose, non lasciano spazio a distrazioni di sorta e continuano come una grossa locomotiva a serrare i fan: è la volta di “Supremacy”, “Starlight”, “Time Is Running Out” e “Reapers”, quest’ultima aggressiva e rockeggiante, che richiama l’attenzione sull’album “Drone” meno elettronico e più rock. Dopo l’uscita spettacolare con palloncini neri e coriandoli, rientrano sul palco per eseguire: “Madness” , “Mercy” e la stupenda “Knight of Cydonia”. L’attenzione rimane viva fino all’ultimo con un’atmosfera febbricitante, non si smentiscono neanche stavolta. Fino al commiato, con un “Grazie mille Roma” da parte del frontman Mattew e un “Grazie ragazzi, vi amiamo” del batterista Dominc Howard per un arrivederci, fino alla prossima data imperdibile.