Nuovo Ponte della Scafa, Di Lillo: “Un pugno nello stomaco per Ostia Antica”
Di Andrea Rapisarda il 31/01/2025
Intervista esclusiva a Saverio Di Lillo, Vicepresidente dell’Unione dei Comitati di Ostia: ecco le motivazioni del “no” al nuovo Ponte della Scafa tra Ostia e Fiumicino
Roma - Abbiamo intervista in esclusiva il Vicepresidente dell’Unione dei Comitati di Ostia Saverio Di Lillo, che da diverse settimane si sta esponendo per una forte contrarietà al progetto volto alla costruzione del nuovo Ponte della Scafa. Una scelta apparentemente controcorrente, d ove il volto storico lidense racconta di come il X Municipio dovrebbe trovare nuove soluzioni sulla viabilità: a cominciare dal collegamento tra le località di Dragona e Fiera di Roma.
No al nuovo Ponte della Scafa: l’intervista a Saverio Di Lillo
Signor Di Lillo, grazie per essere con noi. Il costo del nuovo ponte è aumentato significativamente rispetto alle stime iniziali, arrivando a 112 milioni di euro. Come spiega questa crescita e ritiene che la spesa sia proporzionata all’opera?
Guardi, l’aspetto economico non è la mia principale preoccupazione, anche se in Italia, purtroppo, siamo abituati a vedere progetti pubblici con costi che lievitano a causa della burocrazia e di altri fattori. Il vero problema è un altro: si investono cifre enormi in un’opera dal forte impatto ambientale e paesaggistico, senza che ci siano garanzie reali sui benefici che apporterà. È un progetto che solleva molti dubbi e non sembra affrontare in modo risolutivo le criticità della viabilità nella zona.
Di recente avete pubblicato un comunicato stampa in cui sottolineate che, in tema di viabilità e mobilità, la priorità dovrebbe essere data ad altre opere, come il Ponte di Dragona e il potenziamento della Roma-Lido, oggi nota come Metro Mare, per alleggerire il traffico. Secondo lei, perché il Comune di Roma continua a puntare sul progetto del Ponte della Scafa invece di investire su infrastrutture che sembrano più strategiche per il territorio?
Abbiamo acceso i riflettori su questo progetto soprattutto nell’ultima settimana, dopo la sua presentazione in municipio. Ci aspettavamo che il Ponte della Scafa fosse parte di una visione più ampia della mobilità locale, con interventi che tenessero conto dell’intero contesto territoriale e delle reali esigenze viarie. Ma questa visione è mancata. Per questo siamo intervenuti immediatamente in municipio, confrontandoci con i presenti e con i promotori del progetto, tra cui l’architetta responsabile delle infrastrutture e dei lavori pubblici del Comune di Roma. Abbiamo ribadito un punto fondamentale: senza una viabilità alternativa alla via dell'Aeroporto e al Ponte della Scafa, il problema del traffico resterà irrisolto. Da anni, il Comune di Roma ha in programma la realizzazione di un secondo percorso viario, con un nuovo viadotto sul Tevere all’altezza di Dragona, per alleggerire il flusso di traffico su Ostia e il suo entroterra. Parliamo di un’area che serve oltre 150-200 mila abitanti, che oggi sono costretti a confluire sul Ponte della Scafa. Se si creasse finalmente questa alternativa, il traffico su quel ponte diminuirebbe sensibilmente. A quel punto, l’attuale Ponte della Scafa potrebbe essere sufficiente per gestire il flusso residuo, magari riqualificandolo senza dover affrontare un intervento così costoso e impattante.
Cosa ne pensano i cittadini del progetto?
Dopo l’annuncio del nuovo Ponte della Scafa, sui social, soprattutto su Facebook, si è acceso un dibattito molto acceso. Una delle critiche principali riguarda la mancanza di un rafforzamento del trasporto pubblico tra Ostia e l’aeroporto più vicino. Alcuni sostengono che realizzare un nuovo ponte senza prevedere il passaggio di un treno sia una scelta poco lungimirante. Crede che questa infrastruttura possa comunque rappresentare un’opportunità per fluidificare il traffico privato, considerando le ben note code che si formano tra l’aeroporto, il Ponte della Scafa e la zona di Ostia Ponente/Lido Nord?
Il problema del traffico e della mobilità su ferro è un tema di cui si parla da decenni. Manca una rete di trasporto pubblico efficiente e orizzontale all’interno del municipio, e questo costringe i cittadini a usare l’auto. Se si creassero infrastrutture adeguate, l’utilizzo dell’auto diminuirebbe naturalmente, perché oggi c’è una maggiore consapevolezza sull’importanza di alternative sostenibili, ma solo dove queste sono davvero praticabili. Conosco molte persone che lavorano all’aeroporto e fanno la spola tra Ostia e Fiumicino. Sono costrette a rimanere sul posto durante la pausa pranzo perché tornare a casa è impossibile: il traffico le obbligherebbe a passare più tempo in coda che a riposarsi. Lo stesso discorso vale per chi vorrebbe muoversi in bicicletta o in motorino: se non ci sono percorsi sicuri, la gente rinuncia per ovvie ragioni di sicurezza. Alla fine, il traffico resta il problema principale e penalizza tutti.
Ho partecipato alla conferenza stampa sul nuovo Ponte della Scafa presso il Decimo Municipio, alla presenza dell’assessore ai Lavori Pubblici di Roma Capitale, l’architetta Ornella Segnalini. Nel mio recente articolo ho riportato anche il suo intervento, in cui ha sottolineato l’impatto paesaggistico che questa infrastruttura avrà sul confine tra Ostia e il suo entroterra, in particolare sull’area di Ostia Antica. Anche il direttore del Parco Archeologico ha evidenziato questo impatto, seppur con una valutazione positiva, quindi in contrasto con la vostra posizione. Come giudicate l’effetto che questa opera avrà sul paesaggio? E quali sono le principali preoccupazioni dell’architetto Spinozzi, che avete portato in municipio per intervenire sul tema della barriera visiva tra gli scavi e Ostia moderna?
L’architetto Spinozzi non è stato "portato" da noi, ha partecipato spontaneamente in qualità di professionista e cittadino del territorio, proprio perché questo tema lo riguarda direttamente. Quanto all’impatto dell’opera, per rendere l’idea con una metafora, è come ricevere un pugno nello stomaco. Parliamo di un’infrastruttura alta 16 metri e mezzo, praticamente quanto un palazzo di sei piani, che verrebbe collocata accanto agli scavi archeologici. Qualcuno si è accontentato di uno "sconto" sull’altezza, visto che inizialmente il ponte era previsto ancora più alto, ma resta comunque un’opera imponente e visivamente impattante. È impossibile ignorarne la presenza: si troverebbe a ridosso degli scavi e di Tor Boacciana. Per mitigare l’impatto, hanno proposto di creare delle collinette con vegetazione, cercando di coprire i piloni, ma resta il fatto che stiamo parlando di una costruzione enorme, che si innalza nel bel mezzo di un’area storica. Se invece si realizzasse il secondo percorso viario che proponiamo noi, all’altezza di Dragona, il problema non si porrebbe nemmeno. In quell’area c’è un’ampia zona agricola, e l’eventuale ponte non creerebbe alcun contrasto paesaggistico. L’unico impatto sarebbe lo spostamento di qualche eucalipto, che si potrebbe tranquillamente ripiantare altrove. Quindi, se vogliamo parlare di impatto ambientale, il Ponte di Dragona avrebbe un livello di criticità pari a dieci, mentre quello della Scafa arriva a novantanove. Questo è il punto centrale della nostra opposizione.
No al Ponte della Scafa: la consapevolezza dei cittadini
Tra le critiche mosse dalla sua associazione, dall’Unione dei Comitati di Ostia e da diversi comitati di quartiere della zona, c’è la mancanza di coinvolgimento da parte del Comune di Roma e del Decimo Municipio nella fase preliminare del progetto del nuovo Ponte della Scafa. Cosa ne pensa di questa critica, che anche voi avete sollevato? E quali strumenti ritiene utili per favorire una maggiore partecipazione dei cittadini nelle decisioni che riguardano il territorio?
In Europa esistono strumenti efficaci per coinvolgere i cittadini nelle grandi scelte urbanistiche. Un esempio chiaro è la Svizzera, dove per interventi di grande impatto si ricorre spesso al referendum. Si mettono sul tavolo due alternative concrete e si lascia ai cittadini la possibilità di scegliere. In Italia, invece, spesso si segue una prassi ben diversa: i progetti vengono elaborati in autonomia, senza consultazioni preliminari, e solo a cose fatte vengono presentati alla cittadinanza come già definitivi. Magari si cerca di raccogliere qualche adesione formale, ma senza un reale confronto. Questo non è coinvolgimento, è semplice informazione a decisioni prese. Noi, come Unione dei Comitati, cerchiamo invece di far esprimere i cittadini prima che le decisioni siano irreversibili. Ma il modo in cui è stato gestito questo progetto dimostra il contrario: la presentazione in municipio è arrivata quando il piano era già confezionato. Nessuno ha chiesto, ad esempio, se si preferisse un doppione del Ponte della Scafa o un’alternativa come il Ponte di Dragona. Eppure, quando il municipio organizza incontri aperti, la partecipazione c’è. Lo abbiamo visto in passato, con conferenze al teatro di Ostia gremite di persone. Quindi non è vero che la cittadinanza è disinteressata: semplicemente, non le si dà la possibilità di incidere sulle scelte. Un esempio eclatante riguarda il tempismo delle decisioni. Il 15 gennaio è stato presentato ufficialmente il progetto del nuovo Ponte della Scafa. Due giorni prima, il 13 gennaio, il municipio aveva votato all’unanimità un ordine del giorno che impegnava il presidente a chiedere al sindaco di Roma di sollecitare fondi al governo per realizzare il Ponte di Dragona. Inoltre, già a novembre 2024, con la memoria di giunta n. 71, il Comune di Roma aveva dato mandato a Risorse per Roma di elaborare uno studio di fattibilità proprio per il Ponte di Dragona. Ma se poi quei fondi vengono richiesti per il Ponte della Scafa, il governo potrebbe giustamente chiedersi: "Perché state investendo su un’opera che non risolve il problema, invece di realizzare direttamente il Ponte di Dragona?" Se ci fosse stato un vero confronto con i comitati – non solo con il nostro, ma con tutti quelli attivi sul territorio – qualcuno avrebbe sicuramente sollevato questa contraddizione. Soprattutto considerando che l’ANAS, che gestisce il Ponte della Scafa esistente, ha certificato che è ancora efficiente. Se invece si realizzasse il Ponte di Dragona, si creerebbe finalmente un’alternativa viaria che decongestionerebbe il traffico sul Ponte della Scafa, migliorando la qualità della vita di migliaia di cittadini. È una soluzione che viene proposta sin dagli anni ’90, eppure si continua a ignorarla.
Con l’Unione dei Comitati di Ostia, quali iniziative concrete intendete intraprendere nelle prossime settimane per garantire che i cittadini siano adeguatamente informati e possano esprimere le proprie opinioni sul progetto del nuovo Ponte della Scafa?
Come ho accennato prima, organizzeremo assemblee e altre iniziative man mano che il progetto avanza. Il nostro obiettivo è informare la cittadinanza, dare spazio alle voci dei cittadini e permettere loro di esprimere le proprie esigenze. La partecipazione attiva è una nostra prerogativa: siamo volontari e lo facciamo per passione, perché crediamo nel valore della comunità. In passato ci siamo battuti su molti temi, dalle problematiche legate alle buche stradali alla rimozione delle piante pericolanti, ma una delle iniziative più significative è stata quella sulla pista ciclabile. Quando si parlava di realizzarla durante la giunta Di Pillo, il progetto sembrava rimanere bloccato. Abbiamo organizzato mobilitazioni e sollecitato le istituzioni affinché si passasse dalle parole ai fatti. Il nostro impegno è proprio questo: evitare che i cittadini vengano presi in giro con promesse mai mantenute. Ringrazio per lo spazio che mi sta riservando, perché è fondamentale che queste tematiche vengano discusse pubblicamente.
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