Ostia - E' partito alle 9.00 dalla stazione Lido nord ed è terminato in via delle Sirene il corteo promosso dall'assemblea degli studenti Medi di Ostia, sigla che raccoglie gli studenti dei licei Anco Marzio, Labriola, Enriques, Toscanelli, Faraday e Democrito. Gli studenti sotto lo striscione "autogestire gli spazi, riprendersi la città", hanno sanzionato le banche con lancio di monetine e bancontote finte per dire che il governo dovrebbe salvare la scuola pubblica piuttosto che le banche,vere responsabili della crisi economica. Hanno inoltre denunciato la mancanza di spazi sociali per i giovani nel tredicesimo municipio.
Verso la fine del corteo hanno deviato dal percorso autorizzato, senza disagi per il traffico, per portare solidarietà alle famiglie in emergenza abitativa che hanno occupato la scuola dell'infanzia "do-re-mi diverto". Il corteo partito alle 9.00 si è concluso alle 12.00 con un'assemblea cittadina.

“Occupy Ostia” perchè si richiama alle grandi mobilitazioni che, dagli Stati Uniti alle piazze dell'indignazione spagnola, si rifiutano di pagare questa crisi e di accettare governi espressione dei poteri finanziari.
“Si scende nel territorio per chiedere spazi di aggregazione, in una periferia dove mancano luoghi di socialità, e il libero/gratuito accesso alla cultura”, spiegano gli studenti. Erano in molti gli studenti in strada che si sono riuniti per portare avanti il seguente appello: “La crisi economica è diffusa ormai in tutto il mondo, e i governi capitalisti dell'occidente, sommersi dal debito pubblico, tentano in ogni modo di farla pagare alle classi sociali più deboli attraverso provvedimenti economico-finanziari (austerity, tagli all'istruzione e alla cultura, privatizzazione dei beni comuni).
Per questo motivo sin dall'inizio dell'autunno, in ogni parte del mondo, studenti precari lavoratori cittadini hanno dato vita ad un movimento unitario e globale contro la crisi, che attraverso lo slogan "occupy everywhere" sta conquistando le strade e le piazze di tutto il mondo (Stati Uniti, Cile, Inghilterra, Spagna, Grecia, Italia).
In un paese in cui le risposte istituzionali alla crisi si sono tradotte nella dequalificazione e destrutturazione dell'istruzione pubblica, in cui i costi della cultura sono troppo alti e inaccessibili a noi studenti (cinema, letteratura, teatro, musica, arte), in cui vengono privatizzati beni comuni e servizi, in cui il denaro pubblico viene speso unicamente per speculare e guadagnare sui territori (dalla TAV in Val di Susa all'Inceneritore a Fiumicino), in cui la nostra unica certezza è quella di vivere un futuro in balia del precariato, dello sfruttamento, della disoccupazione, privi di qualsiasi diritto al reddito o alla casa, la nostra rotta mira verso la Global Revolution, intesa come unica soluzione per liberarci di questa esasperante e costanze situazione di disagio.Inoltre, siamo pienamente convinti che le periferie delle grandi città siano state colpite in pieno da tali provvedimenti: in un quartiere come Ostia e il suo entroterra (Infernetto, Dragona, Dragoncello, Acilia, Ostia Antica, Axa, Casal Palocco), in cui vivono migliaia e migliaia di giovani, sono totalmente assenti e represse le possibilità di socialità e aggregazione, costringendoli a vivere quotidianamente e sulla propria pelle un contesto di disagio che si traduce molto spesso in dispersione.
Intanto, i progetti del Comune di Roma si concentrato sulla costruzione di Isole Artificiali, qualificazione del centro storico, lottizzazione del lungomare, costruzione di un Auditorium ad Acilia, allargamento del Porto Turistico di Roma (grazie a quest'ultimo sono state sgomberate oltre trentacinque famiglie dall'Idroscalo). Progetti pensati dall'amministrazione cittadina per riempirsi le tasche di commercio e turismo durante i mesi estivi, speculando sulla pelle dei cittadini e delle cittadine, e tentando in ogni modo di reprime "l'altra Ostia": un quartiere giovanile continuamente nel mirino di impreditori e palazzinari, che necessita di spazi autogestiti di liberazione sociale e culturale, spazi come il Teatro del Lido Occupato e l'ex Chiesetta Occupata, strappata alla speculazione da studenti e precari e sgomberata dalla giunta Vizzani nel Maggio 2009.La situazione del nostro quartiere rappresenta lucidamente le gravi e perpetue condizioni di precariato, difficoltà e malagevolezza diffuse in ogni città del mondo, grazie alle logiche di produzione e profitto dei governi capitalisti, e grazie alle quali l'economia mondiale sta affondando nella crisi.
Per questo - continuano i ragazzi - le dimissioni di Berlusconi e l'approvazione di un governo tecnico non rappresentano la volontà del paese di uscire dalla crisi; per questo riporteremo in piazza il Que se Vayan Todos che ha caratterizzato le nostre mobilitazioni dello scorso anno, e anche di questo autunno, continuando determinatamente a sostenere che finchè la totalità della classe politica che ha rovinato l'Italia non abbandoni le poltrone dei palazzi del potere, continueremo a scendere nelle strade, ad occupare piazze, a riprenderci spazi, scuole, facoltà attraverso l'autogestione. Per riprenderci il futuro, rivendicando l'immaginario di una vita scolastica, sociale e culturale all'altezza delle nostre aspettative. Dopo essere scesi nele strade della capitale numerose giornate di Ottobre e Novembre, dopo aver subito la repressione del Sindaco Alemanno che in ogni modo sta tentando di violare uno dei diritti fondamentali dei cittadini, quello di manifestare, scendiamo in piazza nella periferia più grande di Roma, rivendicando più spazi autogestiti sul territorio in contrapposizione alla speculazione e alla dispersione giovanile; rivendicando il libero accesso alla cultura; ribadendo ancora una volta che noi la crisi non la paghiamo; che siamo il 99% e non abbiamo paura”.