Ostia – Per affrontare il problema del soprannumero di pazienti al reparto di psichiatria dell’ospedale Grassi di Ostia, strutturato per ospitarne 13 ma dove la scorsa settimana si era toccato il picco di 19, alcuni dei quali sistemati in corridoio ed un sesto, un minorenne, in una stanza con la madre, venerdì 11 settembre si era svolta una riunione d’urgenza nella sede della direzione generale della Asl RmD, a Casalbernocchi.


Subito dopo l’incontro il direttore sanitario, dottoressa Flavia Simonetta Pirola, raggiunta telefnicamente da Ostia Tv in merito al problema a noi segnalato dall’associazione ‘Per il diritto ad una sanità pubblica e umanizzata’, aveva spiegato che “il problema del picco di pazienti era stato affrontato e risolto ampliando il reparto grazie all’utilizzo di una stanza, precedentemente non utilizzata, che avrebbe potuto ospitare due persone”. “Inoltre”, aveva proseguito, “alcuni pazienti erano in dimissioni. Il target dell’azienda è di 16 posti letto in reparto (come nell’atto aziendale del direttore Vincenzo Panella, ndr) e di uno in day-hospital. Importante”, aveva sottolineato la dottoressa Pirola, “migliorare il rapporto ospedale-territorio, creando quei collegamenti con particolare attenzione ai Centri di salute mentale”.



Facendo un passo indietro, a giovedì 10 settembre, l’associazione ‘Per il diritto ad una sanità pubblica e umanizzata’ ci aveva riferito di una situazione drammatica, non nuova, purtroppo, nel reparto, come già segnalato in passato da alcune sigle sindacali, dove vi erano “letti nei corridoi con conseguenti difficoltà per gli stessi operatori, medici ed infermieri, a poter intervenire in caso di crisi dei pazienti”. Ci sono poi disagi per gli utenti a causa del posizionamento dei letti in un luogo dove non è possibile l’utilizzo del campanello, dove manca la presa per l’ossigeno, dove non c’è neanche un comodino per custodire i propri effetti personali o una sedia e dove, in sostanza, è completamente assente la privacy”, spiegava l’associazione, aggiungendo che “in questo reparto, che è misto, la situazione dei ricoveri in soprannumero è diventata insostenibile e poco dignitosa”.



“Il reparto dovrebbe accogliere 13 posti letto ma ciclicamente si arriva a 19, come questa mattina”, spiegavano una settimana fa: “Tra questi 19 pazienti uno è un minorenne perché la struttura di neuropsichiatria infantile di via dei Sabelli, a Roma, è satura e dunque il ragazzino si trova qui, al Grassi, in stanza con uno dei genitori. Poi ci sono 3 pazienti in protocollo suicidio e 2 in trattamento sanitario obbligatorio. Per tutti questi pazienti, pazienti ‘fragili’ che necessitano di massime cure e attenzioni, inoltre, a disposizione abbiamo soltanto una doccia e 5 bagni. Anzi”, sottolineava, “i bagni adesso sono 4 in quanto uno è stato destinato al minorenne. Dove sono la dignità e la sicurezza di questi esseri umani? A patire disagi, poi, gli stessi operatori sanitari, sia i medici sia gli infermieri, che dovrebbero essere 4 per turno ma non sempre è così. L’attuale direttore della Asl RmD, Vincenzo Panella, nell’atto aziendale ha posto come obiettivo quello di arrivare a 16 posti letto, ma indubbiamente il Grassi raccoglie un grosso bacino d’utenza: i cittadini del X municipio, quelli di Fiumicino fino ad Aranova visto che l’Aurelia Hospital non ha un reparto di psichiatria. Insomma, sarebbe necessario un ampliamento ed un incremento degli operatori con nuove assunzioni”.



“Apprezziamo l’impegno ed il lavoro del primario del reparto e quello del direttore sanitario dell’ospedale che ha disposto la permanenza limitata a quattro ore dei pazienti psichiatrici al pronto soccorso, tuttavia vorremmo, in qualità di persone che aspirano ad una ‘umanità pubblica ed umanizzata’ condizioni di vita, di trattamento e di lavoro dignitose sia per gli utenti sia per i lavoratori”, concludeva la nota dell’associazione.


Oggi, però, sull’ampliamento di 3 posti letto (da 13 a 16) avvenuto in questi giorni su disposizione della Regione Lazio e della direzione aziendale “con il solo aumento di una unità medica” sono intervenuti i Cobas della Asl RmD. “La carenza di organico sia medico che infermieristico mette a serio rischio l’offerta assistenziale riattivando in queste strutture i manicomi chiusi nel 1978 dopo lunghe e profonde trasformazioni nel rapporto sia professionale che sociale con la follia”, dichiarano i Comitati di base in una nota. “Infatti non garantire tutti gli strumenti per riattivare una ripresa di vita vuol dire abbandonare nella totale solitudine e in una incondizionata sofferenza questi pazienti che hanno diritto ad una cura umanizzata e a progetti terapeutici individualizzati per riattivare il sé annientato dalle loro gravi patologie psichiatriche. Come Cobas”, prosegue la nota, “chiediamo e pretendiamo coerenza, rifiutando di trasformare il diritto a una cura umanizzata ed efficace in una immagine virtuale vuota e falsa, che sa offrire al massimo un posto letto senza il personale d’assistenza, ignorando profondamente i bisogni reali di salute sia individuali che collettivi e non concretizzando gli strumenti necessari per garantire salute mentale a livello di prevenzione, cura e riabilitazione”.