Longarina-Ostia antica - All’Ecomuseo del litorale il “problema casa” e la soluzione cooperativa: due film per 70 anni di storia. “Poi venne la casa vera” è la pellicola di ricerca di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri che sarà presentato giovedì 14 febbraio alle ore 17 presso la Casa della memoria e della storia di Roma e sabato 16 febbraio alle ore 15 a Longarina

 

 

 

 

Due proiezioni per un film unico. Unico in quanto l’unico film di ricerca che parte dal “problema casa” e ne analizza in dettaglio una delle sue soluzioni, quella cooperativa. Attraverso la testimonianza di chi questa storia l’ha vissuta, dalle borgate ai borghetti romani che raccoglievano “migranti” di varie provenienze regionali, all’idea di associarsi per la realizzazione di alloggi popolari.

 

 Idea contemplata da Virgilio Melandri (fondatore anche delle Consulte Popolari) e messa in atto, inizialmente attraverso la sua direzione, dall’AIC Associazione Italiana Casa, un consorzio di cooperative che si occupavano di costruire alloggi.

 

 

Il film ha richiesto sei anni di ricerca e lavorazione e raccoglie più di trenta “voci” di testimoni che sono stati protagonisti, a diverso titolo, di questa vicenda e che diventano dunque protagonisti anche di questo racconto filmico.

 

 

Gli appuntamenti

 

Giovedì 14 febbraio ore 17,00 alla Casa della memoria e della storia in via Francesco di Sales, 5 a Roma. 

 

 

Sabato 16 febbraio ore 15,00 all’ Ecomuseo del Litorale Romano - Polo Ostiense - Area Impianto Idrovoro di Ostia Antica in via del Fosso di Dragoncello, 172 (Ostia Antica - Longarina).

 

 

La Storia

La situazione alloggiativa e il tenore di vita delle classi popolari a Roma nel dopoguerra, sono descritti in termini e cifre allarmanti. Molta gente abitava in baracche o addirittura in tuguri o grotte. Ai margini della città si erano formati i cosiddetti borghetti, parenti poverissimi delle borgate già costruite in periodo anteguerra. Di frequente si vedevano intere famiglie sfruttare come ricovero le mura antiche della città. Frequente era la denutrizione e la stessa residenza in città era vietata a coloro che, venendo da fuori, non erano provvisti di un lavoro continuativo.

 

In questa situazione alcune persone capirono che, per risolvere problemi così vasti, era necessario creare delle forme associative che permettessero a tutti di poter partecipare ad uno sforzo comune: l’ottenimento degli elementari diritti civili e la creazione di case dignitose per coloro che non ne possedevano alcuna.

 

 

Alcuni di questi uomini intuirono quale fosse la strada da seguire per risolvere il problema. Virgilio Melandri era discendente di una famiglia di origine romagnola che aveva fatto parte della prima cooperativa bracciantile mai costituita al mondo e che, alla fine dell’800, si era trasferita ad Ostia per realizzare la grande bonifica idraulica del Delta Tiberino.

 

 

Alla fine degli anni 40, insieme a Nino Franchellucci e a Nicolò Licata, Melandri fonda a Roma il Centro cittadino delle Consulte Popolari, organismo finalizzato al coinvolgimento diretto di tutti coloro che soffrono del basso livello di vita in borgate o baraccopoli sprovviste dei servizi essenziali, e, quindi, del mancato possesso di una casa vera. Ci si batte inoltre per fornire aiuto a quanti sono sprovvisti dei minimi mezzi di sussistenza.

 

 

Da questo primo organismo nasceranno poi una serie di associazioni che si occuperanno specificamente dei vari problemi della vita sociale della capitale: quelli degli assegnatari delle case popolari, degli abitanti in borgate abusive della periferia, di coloro che non possono godere della libertà di residenza, di quanti, baraccati o dimoranti in grotte e tuguri, aspirano a poter avere una casa vera. E’ la nascita di un grande movimento popolare che negli anni a seguire riuscirà a imporre alle forze politiche e al governo della città di Roma, nuove strategie per lo sviluppo della vita comunitaria.

 

 

 

Nel 1958 Melandri fonderà l’Associazione Italiana Casa AIC, il primo ente cooperativo democratico romano che sarà in grado di attuare finalmente il grande disegno tracciato in un decennio di lotte, discussioni e progetti avviati nelle borgate, nei borghetti, nelle baraccopoli della cintura periferica romana e nella sede storica di Via Merulana: una casa per tutti, costruita insieme, per mezzo del proprio lavoro e del proprio risparmio al di fuori dei costi del mercato capitalistico.

 

 

 

Dai primi momenti organizzativi, alla costituzione dell’AIC, dall’entrata in vigore della legge 167 fino alla lotta per la sua non facile applicazione e alla realizzazione dei primi complessi abitativi (Pisana, Cinecittà, Spinaceto, Colli Aniene), attraverso la memoria di coloro che sono stati testimoni diretti degli eventi, si ricostruisce questo grande movimento democratico che ha contribuito a portare a soluzione alcunie dei più gravi problemi sociali della capitale nel dopoguerra.

 

 

 

IlIl film è stato realizzato nel corso di cinque anni dal 2004 al 2009 attraverso un’ampia ricerca sul campo e negli archivi, come è consuetudine dei due autori Paolo Isaja e Maria Pia Melandri. Sono stati coinvolti nel lavoro molte decine di testimoni che, a vario titolo, costituiscono, l’asse narrante della storia.

 

 

Girato con più telecamere digitali leggere in contemporanea, il film ha necessitato di 12 mesi di montaggio e di edizione. Gli autori hanno realizzato da se stessi anche la fotografia, il suono e il montaggio del film.

 

 

 

La produzione di Poi venne la casa vera ha previsto diverse fasi di realizzazione, con la costante del coinvolgimento di quanti sono stati artefici o beneficiari della storia. Ciò è avvenuto attraverso il recupero della memoria di coloro che sono stati protagonisti o co-protagonisti o partecipanti dei fatti narrati e una indagine negli archivi di famiglia per il ritrovamento di materiali documentari relativi ai fatti di cui si parla.

 

 

 

Insomma gli “attori” del film partecipano all’opera di ricostruzione della storia attraverso la propria testimonianza o quella lasciata dai propri padri, per offrire una documentazione che servirà soprattutto alle generazioni contemporanee e future, che in questo modo verranno a conoscenza di come e perché è stato ottenuto il loro attuale benessere di cittadini a pieno titolo della capitale.

 

 

Il film si avvale quindi della partecipazione di oltre 30 testimoni che hanno condiviso esperienze nel vasto movimento di idee, di proposte e di lotte in grado di realizzare, dal dopoguerra ad oggi, le aspirazioni di masse di cittadini afflitte da difficili condizioni di vita.

Le caratteristiche comuni alla maggioranza di questi personaggi, sono quelle di appartenere a famiglie immigrate nella capitale in tempi diversi, di aver vissuto una parte della propria vita in condizioni abitative precarie e infine di aver partecipato alla grande avventura di realizzare il proprio sogno di una casa attraverso la cooperazione.

 

 

 

La ricerca ha fatto anche emergere una notevole mole di reperti comprendente documenti di famiglia, fotografie, film amatoriali, dei quali si è fatto ampio uso nell’edizione del film. Questi materiali accompagnano la narrazione insieme a quelli provenienti dagli archivi cinematografici istituzionali.

 

 

 

 

Dopo molteplici esperienze nel campo del cinema di ricerca, gli autori di questo progetto hanno avuto ancora una volta conferma del fatto che negli archivi di famiglia si custodiscono spesso gli elementi più interessanti della storia, e di una storia non minore come si potrebbe pensare, bensì di tante microstorie che, insieme, scrivono una Storia. Quella da recuperare, con metodo ma anche con urgenza, prima che la testimonianza possa andare perduta o dispersa col correre delle generazioni. Il cinema documentario di ricerca e il cinema diretto, queste le forme cinema delle quali si servono Isaja e Melandri per realizzare i loro film della memoria.