Ostia - In tempi di crisi sempre più persone si rivolgono agli istituti bancari per richiedere un “credito su pegno”, nella speranza di ottenere un prestito immediato per affrontare spese improvvise o debiti a fronte della consegna di oggetti di valore. Senz’altro un modo ‘facile’ per avere una somma in contanti dando in garanzia un bene, anche perché non è richiesta alcuna indagine patrimoniale. Una volta ricorrevano a questo meccanismo soltanto le persone meno abbienti, alle quali non era rimasta altra strada che liquidare i beni di famiglia. Ora, però, in fila agli sportelli ci sono anche molti artigiani, piccoli imprenditori, commercianti e qualche professionista. Risparmiatori che, non potendo attendere i tempi di un fido ordinario per molteplici ragioni, decidono di impegnare gioielli e orologi. In molti casi, gli interessi annui superano l’11%, ai quali vanno aggiunti i diritti di custodia ed eventuali tassi di mora dovuti alla scadenza della polizza, che ha una durata dai 3 ai 12 mesi. Al trentesimo giorno, i beni non riscattati vengono venduti all’asta. Ad Ostia un istituto di credito fornisce questo tipo di servizio e già molte persone si sono rivolte alla nostra associazione in via confidenziale per denunciare un meccanismo dai risvolti perversi che li ha letteralmente prostrati in un momento di autentica difficoltà. In una società civile questo non è accettabile. I primi “monte pegni” furono istituti dai frati francescani nel XV secolo per contrastare l’usura dilagante; mentre oggi diventano ‘usura’ a loro volta, pur praticando interessi apparentemente accettabili. Lo dichiara Luca Capobianco, presidente Ascom Roma Litorale.