Ostia, don Franco: “A cosa servono altri sgomberi? Aiutateci a favorire l’integrazione!”
Ostia - Sgomberi, integrazione dei rom, emergenza abitativa. E’ di questi giorni la ‘voce’ di nuove ‘bonifiche’ nel municipio X, (ex XIII). Don Franco De Donno, responsabile della Caritas della XXVI prefettura diocesana di Roma, torna a prendere posizione contro l’ipotesi di nuovi sgomberi dei diversi insediamenti dei nomadi e dei senza fissa dimora presenti ad Ostia e nell’hinterland lidense.
A questo scopo il sacerdote informa che da oltre un anno è in corso un progetto rivolto all’integrazione dei rom che abitano nelle baracche della pineta delle Acque Rosse e dei clochard del territorio, con particolare riferimento all’emergenze della casa, del lavoro e della scuola. Tutto questo in sintonia con gli orientamenti del Piano nazionale dell’integrazione dei nomadi emanato dall’ex ministro della cooperazione internazionale e dell’integrazione. In concreto, si tratta di aver formato un gruppo multietnico di base per avviare un progetto di ‘autocostruzione’ di un piccolo villaggio munito di tutti i servizi essenziali. Il progetto è ormai in fase operativa anche attraverso la collaborazione degli enti locali, che lo riconoscono quale contributo alla soluzione dei problemi pratici dell’ ‘emergenza casa’.
La parrocchia di San Leonardo da Porto Maurizio, ad Acilia, ha già messo a disposizione uno spazio per la lavorazione dei materiali di legno. Un capannone è stato completamente svuotato per essere ristrutturato e permettere i lavori di falegnameria in vista della composizione dei materiali per l’autocostruzione sotto la guida tecnico- scientifica dell’Università ‘Roma Tre’. Il progetto ha un doppio valore sia in termini di politica alloggiativa e di professionalizzazione che impegno occupazionale delle persone interessate. Per questa ragione, don Franco intende informare i responsabili dell’ordine pubblico, innanzi tutto il prefetto di Roma e l’Amministrazione capitolina e municipale, che a Ostia “si sta seriamente costruendo una valida “alternativa” alla situazione assai precaria e disagiata delle baraccopoli”. A garanzia della serietà e del senso di responsabilità con la quale si sta operando. Riteniamo che le minacce di sgombero di questi giorni e gli sgomberi stessi già più volte attuati, in particolar modo nei confronti dei rom delle Acque Rosse, invece di aiutare il paziente lavoro di superamento efficace delle baraccopoli, in una prospettiva di piena integrazione, rendano vane queste iniziative rispetto ad una quasi totale mancanza di “alternativa” che sia rispettosa della dignità della persona umana”, dichiara don Franco.
“E’ evidente, d’altra parte, il rischio, dopo uno sgombero, di spostamento di qualche metro di nuovi accampamenti. Non si possono infatti emanare ordini di espulsione nei confronti di cittadini europei!”, prosegue. Il sacerdote chiede “soltanto che le competenti autorità, il prefetto di Roma, tenendo conto del lavoro che stiamo svolgendo, aprano un confronto per contribuire a rendere fattibile il nostro progetto, mettendo a disposizione le loro competenze istituzionali, professionali ed economiche, affiancandoci per giungere a presentare alla città e alla nazione un traguardo – pilota, lodevolmente e facilmente ripetibile!”, conclude don Franco.
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