Ostia, il boss Carmine Fasciani torna in carcere: riceveva pregiudicati nella casa di cura
Fiumicino – Torna in carcere il boss di Ostia Carmine Fasciani. L’uomo, 64 anni, è stato arrestato ieri l’altro dai carabinieri di Fiumicino. Dal dicembre del 2012 era sottoposto agli arresti domiciliari presso la casa di cura Villa Faieta di Fiumicino dopo essere stato ospite di altre strutture sanitarie. Durante i controlli effettuati nei mesi di febbraio, marzo e aprile, i militari della locale stazione avevano però riscontrato il mancato rispetto delle misure detentive: Carmine Fasciani riceveva infatti nella residenza di via Passo Buole, a Isola sacra, persone con precedenti penali. Pertanto la corte d’appello di Roma, dopo aver effettuato degli accertamenti sullo stato di salute di Fasciani, ne ha ripristinato la custodia in carcere. La casa di cura Villa Faieta dal 14 maggio è stata posta sotto sequestro penale per abuso edilizio.
E dal 27 giugno le è stata revocata l’autorizzazione al funzionamento: ed è chiusa. A settembre dello scorso anno i carabinieri del nucleo investigativo del gruppo Ostia effettuarono un grosso sequestro di quello che poteva essere definito l’’impero’ di don Carmine, ritenuto uno dei più importanti, se non il più importante, rappresentante della malavita di Ostia e del litorale laziale, in prigione dal 2008 condannato a 26 anni e 8 mesi. Il sequestro rappresentò, secondo Jean Leonard Touadì, responsabile Sicurezza e legalità Pd del Lazio, “un’affermazione di legalità contro le infiltrazioni della criminalità nel territorio”. I beni sequestrati a Fasciani ammontavano ad un valore di 10 milioni di euro. Cinque mesi prima, il 20 aprile del 2012, la seconda sezione del tribunale penale di Roma ribaltò la richiesta della procura a una condanna a 30 anni per il boss e per la moglie Silvia Bartoli, con una formula che annullò due anni di indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci, assolvendo i coniugi Fasciani da altre accuse “per non aver commesso il fatto”.
Inoltre i giudici accolsero la richiesta del difensore di dissequestrare le proprietà che erano state loro sottratte nel corso di ‘Los Moros’, l’operazione antidroga che vedeva entrambi direttamente coinvolti in un traffico di cocaina tra Italia e Spagna. Ma nell’ambito di ‘Blu eyes’, un’altra indagine, parte di questi beni sono stati loro nuovamente tolti. Si trattava di 6 auto di diversa cilindrata, di 17 appartamenti, 15 dei quali all’Aurelio e San Paolo mentre due si trovano a Capistrello, in provincia de L’Aquila, paese d’origine dei Fasciani. C’era poi un terreno a Casalpalocco di 12 ettari, la villa-bunker della Bartoli all’Infernetto, oltre alle quote di 2 società di proprietà (bar, ristoranti, officine) di Fasciani e di altre quattro persone, imputate nello stesso procedimento. Per anni il boss ha gestito le attività illecite del litorale legandosi ai clan dei Senese e dei Cuntrera Caruana.
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