Ostia – Notificate giovedì scorso quattro denunce ad altrettanti esponenti sindacali e sociali che lo scorso 8 marzo avevano partecipato al sit-in indetto dal Comitato a difesa della salute della donna e del bambino e dei servizi materno infantile. Il presidio fu organizzato per sollecitare l’Asl RmD a reperire ostetriche per la casa del parto naturale Acqualuce, che si trova all’interno dell’ospedale Grassi di Ostia.


Parteciparono all’iniziativa, esibendo lo striscione “No ostetriche no parti” donne in dolce attesa e mamme con i bambini che chiedevano di poter partorire in modo naturale, senza dover ricorrere al parto medicalizzato.


Adesso a “protestare” per le responsabilità penali attribuite ai quattro manifestanti sono il comitato, l’Assemblea delle donne, i Cobas della Asl RmD e il collettivo L’officina. Benché l’iniziativa fosse regolarmente autorizzata, i denunciati avrebbero violato l’articolo 650 del codice penale relativo alla “inosservanza di un provvedimento legalmente dato dall'autorità”. 


La contestazione riguarderebbe, in sostanza, lo “spostamento” dei manifestanti dall’esterno dell’ospedale verso l’interno nel cortile della Casa del parto, laddove si svolse anche un incontro con il dottor Pierluigi Palazzetti, primario di ostetricia e ginecologia al nosocomio lidense.


“Per un attimo abbiamo pensato di trovarci su “Scherzi a parte”… O forse qualcuno ha creduto che i manifestanti fossero dei pericolosi black-bloc?”, si chiede Cesare Morra dei Cobas.


“Non pensiamo sia un caso che sia stato “scelto” un giorno e un periodo alla vigilia di un autunno che si preannuncia “caldo”, così come non è un caso che siano stati denunciati solo i volti noti nelle battaglie del territorio in difesa dei diritti sociali e dei beni comuni: siamo di fronte ad un atto repressivo”, dichiara a nome del comitato, della sigla e del collettivo.