Ostia, Cobas: “Servizi sanitari al collasso: scatta l’‘emergenza estate’”
Ostia – All’ospedale Grassi di Ostia è ‘emergenza estate’: poco personale, turni massacranti, problemi nell’organizzazione delle risorse umane disponibili, ferie ‘saltate’. A lanciare un grido d’allarme a due mesi dalla decisione della Direzione aziendale di adottare provvedimenti di mobilità interna per far fronte alle ormai croniche carenze sono i Cobas – Comitati di base della Asl Roma D, che tracciano “un primo bilancio per valutarne limiti, problematiche e criticità emersi e tuttora presenti”. La sigla ha presentato un documento contenente analisi e un approfondimento inviato alla Direzione il 30 giugno scorso (Prot. n. 56770) con il quale ha analizzato i problemi che riguardano lo stato dei servizi e delle strutture socio-sanitarie della stessa Azienda sanitaria locale.
“Esaminando i provvedimenti adottati, motivati da un carattere “d’urgenza”, ecco emergere una serie di difficoltà in alcuni strutture che si sono viste privare di alcune figure professionali, già carenti, come il Sert e il Centro di salute mentale, che rivestono un ruolo particolarmente delicato per i pazienti che assistono, che vivono situazioni di disagio e fragilità sociale”, spiega Cesare Morra dei Cobas. “E tutto questo è avvenuto attraverso scelte improvvisate e approssimative al di fuori di qualsiasi criterio di programmazione ed organizzazione. Per i provvedimenti di mobilità adottati, quindi, gli stessi servizi dai quali sono stati prelevati infermieri da collocare al Grassi si sono trovati a dover ridurre le attività al “minimo assistenziale” e, contemporaneamente, a dover coprire i turni lasciati vacanti dalle unità trasferite, attraverso ulteriori trasferimenti interni”, continua l’esponente della sigla.
Secondo Cesare Morra, dunque, per coprire alcuni posti al Sert o al Csm il personale è stato costretto a spostamenti non privi di costi in termini economici e di disagi umani e organizzativi finendo comunque per peggiorare la carenza nei servizi di appartenenza. Inoltre, sempre secondo quanto riferisce Morra, per garantire i servizi alcuni operatori avrebbero rinunciato a parte delle ferie già programmate. Sotto accusa anche la decisione di reperire nei presidi territoriali il personale per turni h24 attraverso “visite di idoneita’’ (oltre 150). Ad oggi questo avrebbe portato all’individuazione di sole 19 unità, 13 delle quali trasferite temporaneamente all’ospedale Grassi. E c’è da considerare che alcuni di loro usufruiscono dei benefici di legge, tra cui la n. 104/92 e altre forme di tutela sociale.
In sostanza, per i Cobas, il provvedimento adottato non avrebbe affatto contribuito ad affrontare la grave carenza di personale del presidio ospedaliero tanto è vero che, visto il periodo estivo ed il diritto alla ferie dei lavoratori, per garantire l’assistenza in molti reparti gli operatori sono costretti a straordinari, con ritmi di lavoro disumani e massacranti. Straordinari che sarebbero diventati ormai “strumento ordinario dell’organizzazione del lavoro, contrariamente a quanto stabilito dalle norme contrattuali e di legge”. Per i Comitati di base, bidonerebbe anche valutare che “l’immissione improvvisata di personale proveniente da realtà e servizi con altre caratteristiche professionali ed esperienze, nonché da diverse tipologie assistenziali non poteva non determinare difficoltà e disagi, sia in termini personali che professionali. Questo perché l’evoluzione ed il progresso avvenuti nel corso degli anni hanno modificato protocolli e procedure, che sono alla base di ogni specifica realtà lavorativa, e le stesse attività clinico/assistenziali. Non tenerne conto significa non solo svilire, mortificare ed umiliare competenze e saperi acquisiti nel corso della vita lavorativa e professionale, ma, inoltre, non assicurare una adeguata assistenza ai cittadini/utenti”. “Inserire quindi in modo improvvisato e disorganizzato personale senza la necessaria formazione non può che creare disagio e difficoltà”, sottolinea Cesare Morra, che individua in particolare due ‘incongruenze’. La prima consiste nel fatto che nelle lettere di assegnazione non verrebbe prevista una data indicativa per il rientro nel servizio di appartenenza, lasciando nell’incertezza e nella precarietà sia il personale interessato che l’Unità operativa di provenienza; e poi che viene fatto riferimento all’esigenza di “assicurare la continuità assistenziale” come se questa non dovesse essere garantita in tutti i servizi, sia ospedalieri che territoriali”.
Nella lettera che i Cobas hanno inviato al presidente della Regione Lazio ed ai vertici della Asl Roma D, viene segnalato che verrebbe assegnato temporaneamente al Grassi anche il personale che, in riferimento al giudizio d’idoneità, ha presentato ricorso, quando sarebbe stato opportuno e necessario utilizzare il “principio di precauzione”, senza procedere al trasferimento fino all’ esito definitivo del ricorso stesso, onde evitare di mettere a rischio la salute dei lavoratori interessati”. Nel mirino anche il “criterio dell’età anagrafica, utilizzato senza tener conto né dei livelli quantitativi/qualitativi di assistenza necessari per i vari servizi e strutture, né dei carichi di lavoro, dell’ “esposizione al rischio” e delle specifiche tipologie, dentro una logica esclusiva di “saccheggio” dei servizi territoriali, in assenza di una cultura di integrazione socio-sanitaria”. Il bilancio fin qui tracciato sarebbe pertanto caratterizzato da da “non poche difficoltà e criticità, la maggior parte delle quali evidentemente legate alla carenza di risorse umane e professionali cui si aggiungono il blocco delle assunzioni, del turn-over, che non permette quel necessario ricambio nei e tra i servizi e strutture, e politiche di gestione del personale caratterizzate da criteri e comportamenti arbitrari e discrezionali, come segnalato e denunciato sin dal 2008”. In questa situazione i Comitati ritengono che “non sia più rinviabile l’avvio di una seria programmazione e organizzazione delle attività dei servizi socio-sanitari e una più oculata e trasparente distribuzione, collocazione e razionalizzazione del personale consentendo, al contempo, sia il potenziamento di quei servizi integrativi – Cad, Cure Primarie - e di interesse sociale (Ser.T, Csm, consultorisia la funzionalità stessa del Cpo e del Grassi in relazione alle professionalità esistenti”. Sollecitano quindi una “programmazione ed organizzazione che sia in grado di rispondere, in termini quantitativi/qualitativi, ai bisogni e ai diritti di salute delle persone, nel rispetto della professionalità, dei diritti e della dignità stessa di ogni singola/o lavoratrice e lavoratore” e l’avvio di “un confronto che coinvolga le istituzioni interessate, le parti sociali, sindacali e le associazioni del territorio”.
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