Ostia – Raccolte oltre 1.200 firme per la riapertura del Country Club Castelfusano, il campeggio di Ostia posto sotto sequestro dalla guardia di finanza, dal corpo forestale e dalla polizia locale di Roma Capitale l’8 marzo scorso per presunta lottizzazione abusiva e altri reati minori. Nella petizione i campeggiatori chiedono al sindaco Gianni Alemanno di adoperarsi facendo indire la conferenza dei servizi necessaria alla riapertura della struttura ricettiva.


E’ infatti ormai trascorso quasi un anno dalla chiusura del camping, il più grande d’Europa, noto a livello internazionale. Sono stati mesi durante i quali centinaia di famiglie che frequentavano il camping hanno inutilmente atteso di ottenere le autorizzazioni per riprendere possesso dei bungalow, delle roulotte e delle barche ormeggiate al canale. A seguito della chiusura anche i 70 dipendenti hanno perso il posto di lavoro: alcuni sono stati posti in cassa integrazione. Ma la situazione è tutt’ora drammatica.


Ad interessarsi della vicenda, Francesco Smedile, consigliere Udc di Roma Capitale e presidente della commissione riforme istituzionali per Roma Capitale, che questo pomeriggio ha incontrato insieme al segretario romano Udc, Ignazio Cozzoli, e al consigliere municipale Udc Alessandro Paltoni, una cinquantina di campeggiatori del Country Club. Francesco Smedile ha informato che lunedì prossimo porterà personalmente al sindaco Alemanno le firme raccolte perché “l'amministrazione non può fare figli e figliastri, tollerare alcune situazioni e altre no. Si deve permettere di riaprire il campeggio dopo i necessari interventi di adeguamento”. Il consigliere capitolino si dichiara pronto a presentare in assemblea capitolina una delibera e a portarla in aula per la votazione.


“Dopo il sequestro dell’area e delle strutture al suo interno - ha proseguito Smedile - è stata imposta la demolizione di quanto riscontrato in abuso. Per mettere in regola i 'casotti', così da non essere considerati come abusivi, gli uffici stanno dicendo ai titolari di montare delle ruote sotto queste casette di legno ad un costo di circa 400 euro a roulotte”. “Eppure - ha aggiunto Smedile - a Roma e nel Lazio esistono ad oggi 11 strutture da campeggio in cui l'applicazione delle norme è differenziata una dall'altra. Sia perchè la legge regionale è entrata in vigore solo parzialmente, sia perchè il Comune non l'ha recepita nelle norme tecniche di attuazione del Prg”.


“Se vogliamo garantire la riapertura per la stagione estiva del campeggio – ha concluso Smedile - va convocata la conferenza dei servizi. Bisogna prendere atto delle carenze normative e assumersi delle responsabilità. In una settimana si possono convocare uffici e fare il punto. Il problema si risolverebbe molto rapidamente dando delle prescrizioni e accogliendo una situazione di emergenza".


"La struttura messa sotto sequestro nel marzo scorso, a causa di lottizzazione abusiva e di altri reati minori – ha dichiarato il segretario romano Udc Cozzoli - è vittima della mala amministrazione sia a livello a comunale che municipale, incapace, come spesso accade, di assumersi le proprie responsabilità. Tale inerzia è da sommarsi a un altro fatto grave: altre strutture ricettive che presentavano le stesse caratteristiche del Country Club non sono incorse in nessun procedimento penale. Il problema di fondo sta nel fatto che la norma che dovrebbe regolare questo tipo di strutture turistiche è poco chiara e facilmente travisabile”. "Dopo una situazione di stallo – ha proseguito Cozzoli - causato da un rimpallo di competenze e da una burocrazia troppo ingarbugliata, oggi i campeggiatori del litorale romano chiedono a gran voce che si prenda seriamente in esame la situazione del loro campeggio e si possano fare delle modifiche alle strutture mobili, qualora non fossero del tutto conformi alla legge. Quel campeggio per molti non è solo luogo di vacanze, ma spazio di rinascita e parte stessa della loro storia famigliare. La vera politica si fa tra la gente risolvendo le questioni reali".

 

"La chiusura del Country Club è paradossale – ha commentato Paltoni - se si tiene conto che manufatti dello stesso tipo, in alcuni casi anche cementati, sono presenti in moltissimi campeggi del Lazio. A rimetterci, in questo caso, non è solo la proprietà, ma le 604 famiglie che attualmente non hanno più la possibilità di usufruire dei bungalow sequestrati. Abbiamo assistito all'incapacità dell'amministrazione comunale e di quella municipale di risolvere il problema o forse alla volontà di agevolare, con la chiusura del campeggio, altre strutture ricettive. La Conferenza dei servizi è l'unico organismo preposto alla risoluzione del problema”.

 

“Oggi abbiamo portato all'attenzione dell'opinione pubblica e degli amministratori questa vicenda che si trascina da troppo tempo e consegneremo al sindaco Alemanno la petizione popolare con la speranza – conclude -che questa volta si affronti il problema in maniera definitiva per garantire ai lavoratori e ai proprietari dei manufatti di Country Club di Castel Fusano un diritto finora negato".