Ostia, Cpo: la Asl Roma D chiude un piano di degenza. Il grido d’allarme della Uil Fpl
Ostia - Brutte notizie per il Centro paraplegici di Ostia: la direzione della Asl Roma D ha deciso di chiudere un piano di degenza diminuendo così i 28 posti letto attuali. La chiusura avviene in attesa dei lavori che avranno lo scopo di chiudere i saloni dei pazienti per recuperare qualche posto letto. In vista, così, grandi disagi per gli assistiti che non potranno più utilizzare il salone dove pranzavano insieme ed effettuavano altre attività ricreative. A dare notizia della decisione dell’Azienda è Lucio Di Camillo, dirigente della Uil Fpl.
Confermati dunque i timori avanzati nelle scorse settimane dai pazienti del presidio di viale Vega e dalla sigla. “Alla fine ha vinto la logica del risparmio a breve termine, anche se poi alla fine un grande risparmio non c’è: infatti i lavori di ristrutturazione dei saloni costeranno non poco alle tasche dei contribuenti”, spiega il sindacalista. Tutto sarebbe partito dalla carenza d’organico, visto che mancano all’appello almeno 4, 5 infermieri, che sarebbero stato reperibili a costo zero mettendo in pratica la ricognitiva del personale che mirava a correggere eventuali anomalie nella gestione del personale degli anni precedenti.
“Addirittura il personale è stato sottoposto a delle visite di idoneità a lavorare nei reparti. Ma poi all'improvviso tutto si è bloccato. Perché questi lavoratori non sono stati collocati né al Cpo né all'ospedale Grassi? Perchè si preferisce chiudere posti letto al Cpo e far lavorare fino allo stremo delle forze gli infermieri del Grassi?”, domanda ancora Lucio Di Camillo. “Speriamo che la direzione aziendale ci ripensi collocando questi lavoratori e scongiurando l'imminente chiusura del piano di degenza della struttura per la cura delle lesioni del midollo spinale. Ma soprattutto”, conclude, “ci auguriamo che questi infermieri vengano collocati anche al nosocomio dove in molti reparti si lavora fino a 17 ore consecutive con organici ridotti anche del 50%”. Il dirigente della Uil Fpl chiede pertanto che “questa soluzione senza costi aggiuntivi per l'azienda sia di immediata applicazione per la sicurezza dei lavoratori ma anche dei pazienti”. Sono stati proprio gli infermieri del Cpo a proclamare uno stato di agitazione perché, in sotto organico, rischiano di non poter godere delle ferie.
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