Ostia, da ‘Alba Nuova’ a ‘Luna Nuova’: “La mafia uccide, il silenzio pure”
Ostia - Dinanzi al silenzio di una classe politica che si ostina a derubricare o a ignorare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose sul litorale di Ostia, abdicando totalmente al suo ruolo che è anche di conoscenza, di approfondimento e di analisi dei fenomeni e dei processi che muovono e agiscono nella realtà, ci sono storie, percorsi, culture e identità diverse, a volte anche lontane tra loro, che rivendicano il diritto a riappropriarsi di uno spazio, di un confronto pubblico in un quadro di relazioni, di percorsi e di processi partecipativi. Nasce così l’appello ‘Luna Nuova’ con lo scopo di arrivare nelle prossime settimane ad una Assemblea Pubblica che dovrà svolgersi all’interno del luogo istituzionale di rappresentanza dei cittadini. Per aderire all’Appello ‘Luna Nuova’: e-mail: ostia416bis@libero.it. Facebook: https://www.facebook.com/pages/Luna-Nuova/398246343608407?fref=ts ‘Approdo alla Lettura’ sul pontile di Ostia.
L'appello
“E’ un'ipocrisia stupirsi in merito a quanto sta affiorando dalle inchieste sull'associazione di carattere mafioso (art. 416-bis c.p.) e sul potere che ha esercitato nel "controllo del territorio" romano, in particolare sulla gestione delle Risorse pubbliche sul Litorale, con le sue spiagge ma non solo. E’ irresponsabile sostenere che l’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) “restituisce normalità al nostro Litorale” ed “è ora di passare al ‘fare’ in nome dello sviluppo e della crisi”. Certamente spetta agli organi inquirenti far luce sulle responsabilità penali e civili, sui legami, sulle complicità e sulle connivenze che hanno permesso che ciò si realizzasse, ma questo non può e non deve eludere un’approfondita riflessione, un'analisi delle cause, delle ragioni di fondo che le hanno determinate e dei processi che muovono, e che veda impegnati e partecipi coloro che vogliono far luce sulle pesanti responsabilità politiche e amministrative che nel corso di questi anni hanno permesso tutto ciò, favorendo interessi leciti e non, ma soprattutto, permettendo che un Patrimonio, un Bene e delle Risorse Pubbliche finissero ostaggio di interessi, non solo criminali, ma di pochi, spesso i “soliti noti”. Qualcuno deve spiegare ‘chi’ non ha voluto contestare il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416-bis c.p.) e ‘perché’ ha preferito bloccare le indagini dei sette poliziotti di Polaria e Mobile (La Repubblica, di Federica Angeli, 28/07/2013) .
Rischia, quindi, d'essere complice e omertoso il silenzio di queste settimane da parte delle Amministrazioni locali – Municipio, Comune, Regione - e della “ classe politica”.
Se le Istituzioni non sono indipendenti dagli interessi privatistici e dalle pressioni malavitose, la politica viene svuotata del suo ruolo di rappresentanza e rappresentatività. Il grado di omertà politica si misura anche nel progressivo occultamento dei luoghi decisionali, dalla cancellazione della partecipazione attiva della cittadinanza, nella non definizione e/o nel mancato rispetto di un “ sistema di regole”, dalla mancata trasparenza nei procedimenti amministrativi di assegnazione di bandi e concessioni.
Prima del “fare”, bisogna garantire che quel “fare” sia libero da ogni legame con i professionisti della mafia e dell’antimafia di facciata. Non è più tollerabile rimandare il confronto sui temi della lotta alle mafie, i diritti e gli strumenti legislativi, la questione deontologica e morale. Le mafie controllano il Litorale anche della Capitale d’Italia. Non sono solo delle infiltrazioni, ma “signorie territoriali”, che dominano, saccheggiano, inquinano e deturpano il territorio, condizionando i fatti economici, i rapporti e il sistema delle relazioni umane e sociali. Le mafie sul Litorale romano ci sono perché il contesto politico/imprenditoriale/sociale è ospitale al loro insediamento e al loro sviluppo. Combatterla significa sviluppare un’azione seria e coerente a livello istituzionale che spezzi il legame tra mafia, mala politica e Istituzioni tutte.
E' necessario dunque ridefinire uno spazio pubblico di confronto e di discussione. Per questa ragione, poiché le indagini della Dda hanno portato alla luce legami criminali tra enti, istituzioni e mafie, chiediamo con forza la sospensione de:
1. Il raddoppio del Porto di Roma costo 80 milioni di euro
2. La sostituzione del Ponte 2 Giugno a Fiumicino con un “sottopasso”, costo di 35 milioni di euro
3. I decreti attuativi del Distretto Turistico Balneare a burocrazia zero
affinché non si ripetano interventi come quelli attuati negli ultimi 10 anni sul territorio, con conseguenze devastanti per il suo sviluppo e la sua crescita economica, sociale e culturale, e che hanno consentito il radicamento della criminalità organizzata di stampo mafioso.
"La mafia uccide, il silenzio pure" (P. Impastato)”.
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