Ostia, Di Tomassi: “Centri per minori pubblici? Gli spazi ci sono. Le risorse anche”
Ostia – "Un mese fa ignoti hanno cercato di occupare il grande complesso, chiuso e recintato, dell’Opera materno infantile ed ex asilo Il sagittario, in viale Vega. Altri edifici pubblici sono vuoti e inaccessibili. Tra questi la sede della ex Asl Roma D, trasferitasi al Sant’Agostino, sul lungomare di Ostia. C’è poi la scuola ex Gil di corso Duca di Genova, mentre in questa situazione che ha dell'assurdo, del grottesco, l’amministrazione spende centinaia di migliaia di euro per la caserma dei vigili in via Capo delle Armi: quanti educatori si potrebbero assumere con un decimo di quei finanziamenti? Finalmente potremmo permetterci il lusso, anzi la normalità, dopo tutto, di innalzare il livello professionale di chi lavora in questo ambito con vantaggio per i ragazzi e per le loro famiglie". Lo dichiara Stefano Di Tomassi, maestro e appartenente all’Associazione educatori pedagogisti italiani.
“Da anni gli educatori e gli operatori socio-pedagogici che lavorano con i minori nei centri pubblici pagati con la legge 285/97 sono ospitati, con molte difficoltà logistiche, all'interno delle scuole pubbliche statali”, afferma Stefano Di Tomassi: “la scelta è quanto meno antipedagogica, come viene ripetuto da tempo nei tavoli partecipati con le istituzioni, e rende quasi inutile il lavoro dei professionisti e illusorio l'operato dei volontari. I dirigenti scolastici informano infatti di grossi (e aggiungerei ovvii) disagi. La cosa grottesca e ridicola è che anche un macellaio, con tutto il rispetto per la categoria professionale, si accorgerebbe dell'assurdità di ospitare all'interno di una scuola ragazzi che proprio nell'ambiente scolastico al mattino hanno difficoltà. Se poi lo scopo è quello di farli diventare ‘schizofrenici’ in modo che separino il sé scolastico da quello extrascolastico allora l'idea avrebbe un senso!”. “A questo punto”, aggiunte il maestro, “un'altra domanda, forse scomoda, vogliamo sollevarla proprio noi educatori e pedagogisti che lavoriamo con i ragazzi e a contatto con i docenti ogni giorno: perché i consigli di amministrazione delle cooperative non sollevano il problema all'amministrazione? Perché prendono finanziamenti e soldi pubblici per poi "sopportare" di vedere il lavoro sui ragazzi svilito e quasi reso impotente, discontinuo? La pazienza sta finendo. Anche perché i nostri ragazzini, cresciuti in queste modalità grottesche, a volte muoiono, schiacciati da una società piena di insidie. E così si continuano a scrivere articoli sulle baby gang, la criminalità minorile aumenta, le scritte sui muri prendono contorni sempre più inquietanti fino a quando ‘magicamente’ spunta il sogno della riqualificazione della Vittorio Emanuele, che sembrerebbe convogliare su di sé tutti i sogni e le attenzioni. Ci sono troppi luoghi e spazi pubblici chiusi, alcuni sottoposti alle grinfie degli occupanti che vi sono arrivati un pò per disperazione, un po’ per rabbia ma sempre comunque attraverso atti "violenti" perché va ricordato che l'occupazione è un atto violento che porta con sé e tutt'intorno un humus di violenza”.
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