Ostia -  "Ci giunge, anche attraverso organi d'informazione, la notizia di una nuova e quantomeno bizzarra discesa in campo politico (un campo forse poco pertinente alla vocazione) con velleità a Presidente del X Municipio di don Franco De Donno, responsabile Caritas di Ostia, attivo presso la parrocchia di S. Monica. Le motivazioni che vengono sostenute sembrano essere la necessità di una classe politica che faccia il bene della cittadinanza e che porti avanti i valori del rispetto, dell'uguaglianza e della giustizia sociale. Valori, quest'ultimi, che un parroco per sua più naturale vocazione dovrebbe portare avanti già nel ruolo che svolge nella Chiesa". È quanto dichiarano in una nota congiunta gli esponenti di Fdi-An, Andrea De Priamo vicepresidente dell'Assemblea Capitolina e consigliere comunale in Campidoglio, Monica Picca portavoce X Municipio.

"Forse don Franco - aggiungono gli esponenti di Fdi - è convinto di potersi ritagliare in maniera un po' troppo egocentrica un piccolo spazio di 'potere temporale' terreno sul X Municipio. Questo per altro in aperto contrasto con il codice di diritto canonico, infatti nel capitolo riferito ai doveri e ai diritti dei chierici, afferma: 'è fatto divieto ai chierici di assumere uffici pubblici, che comportano una partecipazione all'esercizio del potere civile' (canone 285). Aggiungendo poi: 'non abbiano parte attiva nei partiti politici e nella direzione di associazioni sindacali ...' (canone 287). Di fatto questa decisione un po' bislacca ci lascia alquanto perplessi, ma non ci coglie certo di sorpresa dopo le faziose prese di posizione ed iniziative spudoratamente propendenti più verso una ideologia politica in particolare che non verso vere e proprie esigenze ed emergenze sociali. Siamo quindi certi che stante ciò, le autorità ecclesiastiche preposte e competenti interverranno per riportare nel giusto ordine le cose, il tutto per il bene del naturale del naturale corso socio politico del territorio”.

“Tale intervento eviterebbe così il crearsi un precedente dai risvolti destabilizzanti per tutta la comunità, religiosa e non, che altrimenti ne uscirebbe altamente disorientata. Se poi il religioso dovesse decidere di abbandonare la strada vecchia (con un tradimento della sua promessa) per una nuova, allora ci troverà pronti ad affrontarlo su quel terreno politico che ci vede molto distanti e sul quale non gli lasceremo nemmeno un metro continuando a portare avanti una politica, che ha come elemento pregnante quella ricerca e tutela del bene sociale".