Ostia, giovedì 7 aprile il convegno ‘Donne e violenza domestica’
IL CONVEGNO SU VIOLENZA SULLE DONNE - Vittime di questa forma di violenza sono spesso le donne, che a volte ‘pagano’ con vita la violenza di compagni, mariti e familiari. Per approfondire l’argomento si svolgerà giovedì 7 aprile, a partire dalle ore 15.30, presso il Vlounge Beach, lungomare Amerigo Vespucci, 62, Ostia, il convegno ‘Donne e violenza domestica’.
GLI OSPITI – All’incontro interverranno la dottoressa Silvia Angelini, la dottoressa Barbara Cerusico, il tenente colonnello dei carabinieri Nazzareno Di Vittorio, il dottor Eugenio Pini, Isabella Rauti e la dottoressa Vincenza Romi, modera la giornalista Daniela Bricca. Madrina Sara Izzo.
LE CONSEGUENZE - Le condizioni di chi subisce la violenza sono tanto più gravi quanto più la violenza si protrae nel tempo, o quanto più esiste un legame consanguineo tra l’aggressore e la vittima. Dal punto di vista fisico le violenze domestiche possono generare gravi danni permanenti e portare difficoltà del sonno o nella respirazione. Le conseguenze della violenza domestica protratta nel tempo lasciano segni anche sul piano relazionale perché le vittime che la subiscono spesso perdono il lavoro, la casa, gli amici e le risorse economiche di sostentamento. Il fenomeno della violenza domestica risulta essere diffuso in tutti i paesi e in tutte le fasce sociali. Gli aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici, senza distinzione di età, razza, etnia. Le vittime sono uomini, donne e bambini che spesso non denunciano il fatto per paura o vergogna.
RIFLESSIONI SUI DATI ISTAT - In una indagine ISTAT (2006) condotta su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni sono emersi dati allarmanti. Sono più di 6 milioni le donne dai 16 ai 70 anni che hanno subito abusi fisici o sessuali nell’arco della loro vita. Sono 2 milioni le donne che hanno subito violenza domestica dal partner attuale o da un ex partner, mentre 5 milioni di donne hanno subito violenza fuori dalle mura domestiche. Gli autori delle violenze sono sconosciuti (15,3%), o persone conosciute superficialmente (6,3%), a volte apparentemente insospettabili come amici (3%), colleghi di lavoro (2,6%), parenti (2,1%), partner (7,2%) o ex partner (17,4%). In realtà non è possibile sapere il numero esatto delle donne che hanno subito queste terribili esperienze, perché questi dati sono relativi soltanto al numero esiguo di donne che hanno denunciato il fatto alle autorità. Si è stimato che oltre il 90% delle vittime non denuncia il fatto; precisamente si è stimato che le donne che hanno subito una violenza da un “non partner” senza denunciare il fatto sono state il 96%, mentre il 93% è la percentuale di donne che non ha denunciato la violenza subita da parte del partner.
Un rapporto Eures-ANSA del 2005 ha portato alla luce un’altra grave conseguenza della violenza domestica. Si è scoperto che un omicidio su 4 in Italia avviene in famiglia, tra le mura domestiche: il 70% delle vittime sono donne e in 8 casi su 10 l’autore è un uomo.
IMPARARE A RICONOSCERE L’ABUSANTE - Per difendersi da situazioni di abuso domestico è necessario prima di tutto imparare a riconoscere i comportamenti tipici dell’abusante. Occorre sapere che dalle ricerche condotte sulla problematica è emerso che, al contrario del pensiero comune, la violenza domestica non èsempre legata a patologie o al consumo cronico di sostanze alcoliche e di stupefacenti. I dati ci confermano che fra i casi sottoposti ad indagine solo il 10% degli abusanti era affetto da disturbi patologici e abusava normalmente di sostanze tossiche. Chi commette ripetutamente azioni violente fra le mura domestiche di solito ha un unico obiettivo: desidera porre la sua vittima in uno stato di “sudditanza” perché vuole sentirsi potente e perché esercitare azioni di comando e di controllo su un membro della famiglia lo fa sentire appagato e sicuro di sé. I suoi comportamenti hanno sempre come unico scopo quello di controllare tutto il vissuto del partner per rafforzare il suo personale sentimento di potere; per raggiungere questo obiettivo sente che deve eliminare tutto ciò che potrà ostacolare il rafforzamento di questo senso di sicurezza.
Di solito gli abusanti sono soggetti estremamente insicuri nella vita sociale, non hanno grandi possibilità di sfogo e relazioni sociali appaganti. Trovano più facile colpire gli appartenenti al nucleo familiare, soprattutto se i membri della famiglia hanno bisogno di loro per il sostentamento. Per fuggire dalla responsabilità delle proprie azioni, l’abusante tenta con qualunque mezzo di favorire l’oblio e il segreto perché vuole impedire che si creino attorno alla vittima relazioni sociali rassicuranti. Nelle storie raccontate dalle vittime di violenza domestica, si apprende che la vittima nel tempo impara a “sopportare” eventi orribili, iniziando così a soffrire di problemi psichici che la spingono alla chiusura e ad una riduzione drastica della sua personale autostima ossia ad avere un atteggiamento eccessivamente critico verso se stessa e a sentirsi costantemente insoddisfatta delle proprie qualità. Uscire da questo problema è possibile.
Prima di tutto la vittima deve rendersi conto che quello che sta accadendo fra le mura domestiche è un reato. Per arrivare a questa consapevolezza deve osservare e analizzare quello che le accade attorno, imparare ad essere obiettiva e giudicante nei confronti di chi sta abusando. Analizzando le esperienze attraverso i racconti di chi ha vissuto questo dramma è emerso che chi abusa: controlla i movimenti, i progetti e le attività della vittima generando isolamento sociale. La vittima così prende le distanze dal mondo, diventa più introversa e inizia a non amare più il contatto con gli altri; per generare la paura spesso distrugge cose e oggetti ai quali la vittima tiene particolarmente e se ci sono animali in casa prenderà di mira anche loro; in situazioni sociali, come nei locali pubblici o in ambienti all’aperto frequentati da altre persone, l’abusante cerca in tutti i modi di umiliare pubblicamente la vittima. Una delle frasi che gli viene facile pronunciare in tali ambiti e che è stata spesso riferita dalle vittime è “Sei un/a pazzo/a”. Questa espressione, proprio per la forza che contiene, aumenta psicologicamente la percezione di debolezza della vittima e la pone immediatamente in una condizione di passività; spesso accompagna alle violenze fisiche minacce verbali, parole che hanno un forte senso dispregiativo finalizzate a far sentire la vittima “invisibile” e che portano a ridurre l’autostima. Frasi tipiche possono essere: “Sei una stupido/a”, oppure “Non capisci niente”, “Non sei intelligente” oppure “Non fai mai niente che possa andare bene!”; teme l’autonomia della vittima.
Di fronte ai comportamenti che manifestano il desiderio di autonomia del/la partner, ricorre a stratagemmi psicologici finalizzati ad annullare le sue volontà. Se la vittima lavora e gode di una certa autonomia cerca in tutti i modi di ostacolare la sua serenità nei rapporti di lavoro. La vittima può così sviluppare atteggiamenti negativi verso i colleghi di lavoro, sentirsi in difficoltà di fronte alle nuove attività, ha problemi di concentrazione. Venendo meno il supporto familiare, lavora in continua tensione e con senso di oppressione; rinforza nella vittima comportamenti servili ripetendole che lui/lei è la persona che comanda nel nucleo e che per questo deve essere sempre rispettato/a; l’abusante usa i figli per raggiungere i suoi scopi minacciando di portarli via qualora la vittima manifestasse la volontà di lasciare la casa; se durante una lite la vittima rimane ferita e tenta di mettere l’abusante di fronte all’evidenza delle violenze inflitte egli tende a negare i fatti di violenza; di fronte ai tentativi della vittima di voler parlare con altri dei fatti che accadono fra le mura domestiche l’aggressore le dice che sta esagerando e minimizza l’accaduto affermando che “si trattava solo di una banale lite” e che “simili liti sono normali in ogni rapporto di coppia”. E POI… In caso di violenza domestica è importante rompere l’isolamento e trovare il coraggio di parlare con qualcuno di ciò che avviene fra le mura domestiche. Ci si deve rivolgere alle Forze dell’Ordine oppure si può individuare una persona vicina con la quale si ha confidenza. Nella fase critica è importante individuare testimoni, se ci sono dei referti in casa vanno portati dove ci si reca per sporgere denuncia.
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