Ostia – Ufficio del giudice di pace di Ostia allo sbando: cittadini e avvocati infuriati. E pratiche che si accumulano. Dopo la soppressione della sede, in base all’applicazione del decreto legislativo 156/2012 e del decreto del ministero della Giustizia del 7 marzo 2014, l’ufficio di via Costanzo Casana resterà aperto per altri sei mesi per lo svolgimento delle udienze precedentemente fissate da svolgersi negli stessi locali. L’abbandono in cui versa la sede è però enorme mentre parallelamente aumentano le proteste degli utenti e degli operatori di giustizia, costretti a fare riferimento alla già intasata sede di via Teulada, a Roma. Nel frattempo l’avvocato di Ostia Marco Lombardi ha ottenuto dal Tar due sospensive della procedura di soppressione del Giudice di pace, ma la sede è tutt’altro che al sicuro dal rischio di essere ‘tagliata’.


LA SENATRICE FABIOLA ANITORI - Impegnata in prima persona in questa fondamentale battaglia a difesa del diritto alla giustizia dei 300mila abitanti del Municipio X è la senatrice del Gruppo misto, Fabiola Anitori, membro della Commissione 12° Igiene e Sanità. La senatrice Anitori, che già lo scorso anno presentò una interrogazione contro il riordino della cosiddetta geografia giudiziaria voluta dall’ex ministro della Giustizia del governo Monti Paola Severino, si è attivamente adoperata sia contro la chiusura della sezione distaccata del tribunale di via dei Fabbri navali sia contro la soppressione del Giudice di pace.
 

L’INCONTRO CON IL MINISTRO ORLANDO – La senatrice Anitori ha anticipato che incontrerà quanto prima l’attuale ministro della Giustizia Andrea Orlando per richiedere che intervenga immediatamente a tutela della sede del Giudice di pace poiché Roma Capitale ha più volte manifestato l’intenzione di salvare la stessa sede in quanto si tratta di  un diritto per l’Ente locale riconosciuto dalla legge. “Appare evidente che mantenendo l’ufficio lidense si eviterà che quello di Roma, che dovrebbe accorpare un ulteriore bacino di utenza di quasi 300mila abitanti, sprofondi ancor di più in un inesorabile baratro, come hanno recentemente denunciato i Giudici di pace capitolini durante la ‘due giorni’ di sciopero”, spiega la senatrice Anitori: “i giudici hanno inoltre colto l’occasione per denunciare come le sentenze da loro depositate siano pubblicate non immediatamente bensì con oltre due anni di ritardo, causando danni incalcolabili ai cittadini”.  

 

 LA SITUAZIONE DEL GIUDICE DI PACE -  Dopo il 29 aprile tutto il personale che lavorava presso la sede di via Costanzo Casana è stato trasferito, con l’unica eccezione di una dipendente, Rosa Ferlito,  che da sola si trova a sostenere tutti gli adempimenti connessi al lavoro dell’unico giudice rimasto (la dottoressa Mameli che celebra le udienze civili il lunedì e il martedì). La signora Ferlito, oltre ad occuparsi di tutte le incombenze come quelle connesse alla cancelleria penale,  deve dare informazioni ai cittadini, inviare fax,  rispondere al telefono, andare alla posta. Riguardo a questa situazione, diventata insostenibile, l'associazione degli avvocati  Anai (associazione nazionale avvocati italiani), sezione di Ostia, ha emesso un durissimo comunicato anticipando l’intenzione di presentare delle denunce e chiedendo l'intervento immediato del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma.

 

L’AVVOCATO MARCO LOMBARDI - L’avvocato lidense Marco Lombardi, dopo aver ottenuto dal Tribunale amministrativo regionale del Lazio due sospensive della procedura di soppressione del Giudice di pace,  commentando la drammatica situazione, non usa mezzi termini: “Quello che sta avvenendo dimostra un autentico disprezzo verso il diritto dei cittadini e il lavoro degli avvocati. Ad Ostia si stanno tenendo delle udienze senza che il portale informatico funzioni e ciò  impedisce agli avvocati di averne conoscenza. I danni sono inimmaginabili. Non è possibile chiedere una copia esecutiva di un provvedimento giudiziario e neppure consultare i fascicoli, magari per fare un appello che è in scadenza. Il presidente del tribunale di Roma, che è responsabile del funzionamento del Giudice di pace di Ostia, deve trarne tutte le conseguenze e valutare un suo doveroso e a questo punto auspicabile avvicendamento. Per quanto mi riguarda”, continua, “intendo andare avanti con un nuovo ricorso per ottemperanza ed esecuzione delle decisioni del Tar di sospendere la procedura di soppressione per dare a Roma Capitale l’opportunità di tenere aperto l’ufficio giudiziario. Dispiace che sia proprio il ministero della Giustizia, che è l'istituzione che tutela la legalità, a non ottemperare ad una decisione di un tribunale”, conclude.