Ostia, Assogna, Psi: “Dopo il governo Letta e la sua capacità di dare speranza, si aprirà lo scontro nel Pd”
Ostia - La nascita del governo Letta induce inevitabilmente a giudizi contrastanti. C’è chi ne coglierà la negatività assoluta per la mancanza di cambiamento auspicato e chi rileverà gli elementi di speranza e di sollievo per i provvedimenti urgenti che dovrà assumere sul piano economico e sociale (crescita e lavoro, rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, allentamento della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, evitare l'aumento dell'Iva e della Tares, esclusione dell'Imu per i redditi bassi, sostegno agli interventi contro la povertà). Così commenta la costituzione del nuovo esecutivo guidato dal premier Enrico Letta Gioacchino Assogna, segretario del Partito socialista italiano del municipio X, (ex XIII).
“Verranno sottolineate le novità del ringiovanimento dei ministri, dell'esclusione dei big e dei falchi indigesti, della buona presenza del mondo femminile, della qualità e competenza nei posti chiave in rapporto all'Europa. Il presidente del consiglio Letta, il ministro degli esteri Bonino, il ministro dell'economia Saccomanni e la conferma del ministro degli affari europei Moavero, tutte persone preparate e capaci di far valere le necessità del nostro paese”. “Non è ovviamente il governo del cambiamento, ma realizza il taglio delle ali: da una parte tiene fuori la Lega Nord e gli ex An e dall'altra esclude Sel, oltre al M5S. E' difficile accreditarlo come un "governo politico" perchè dovrebbe esprimere una reale convergenza politica e dei punti programmatici, invece presenta molte incertezze ed è semmai connotato da fragilità sia per i voti contrari che si annunciano dal Pd e sia per i mal di pancia e gli ultimatum sull'Imu esplicitati da Brunetta”, prosegue Assogna.
“La concomitanza della sparatoria davanti a Palazzo Ghigi, mentre era in corso il giuramento dei nuovi ministri, è segno di una forte tensione nel paese anche se si tratta di un caso isolato e non di stampo terroristico. E' certo che quando si mandano messaggi truculenti verso i palazzi istituzionali, la spinta alla violenza e ad atti inconsulti sono purtroppo sempre dietro l'angolo. Altro tipo di tensioni pervadono il Pd, uscito sgretolato dal mancato successo alle Elezioni e nella gestione successiva con il troppo lungo tentativo di coinvolgere i Grillini, che preferiscono tenete i loro voti congelati, ricevendo solo insulti e umiliazione”.
“Le divisioni emerse sia nella candidatura Marini, che in quella di Prodi, hanno evidenziato l'incapacità del gruppo dirigente di una tenuta politica unitaria, condizionata da tatticismi di potere delle diverse anime inconciliabili tra di loro, che discendono dalla persistente "amalgama mal riuscita" riconosciuta esplicitamente da Massimo D'Alema. La frantumazione interna al Pd non si limita all'articolazione dei diversi profili: liberal, cattolici, socialisti ed ex comnunisti. Si sono stratificati sotto-gruppi all'interno delle diverse connotazioni (Veltroniani, giovani Turchi, Renziani)”. “Gli stessi Giovani Pd e militanti che occupano le sedi, che prendono le distanze dal gruppo dirigente per "riprendersi il futuro", non sono uniti verso la creazione di un partito di stampo socialista, riformista e di sinistra (alla Barca) oppure caratterizzato da una linea più Liberista, ma prevale un forte posizione di anti-Berlusconismo giustificato dalle nette dichiarazioni in campagna elettorale e dopo contro qualsiasi accordo con il Pdl”.
“Errori politici risalgono anche alla mancata intesa preliminare con la Lista Civica di Monti, preceduta da una ingenerosa accusa convergente con il PDL di un "Governo del disastro" economico-sociale, soltanto perchè aveva deciso di partecipare alla competizione elettorale. Questa posizione sbagliata serviva a rendersi più conciliabili con l'opposizione svolta da SEL verso Monti. La Lista Civica, senza intese con il centro-sinistra, ha svolto un ruolo verso le larghe intese anche nella elezione del nuovo Presidente della Repubblica, negandogli qualsiasi ruolo politico, al pari di Berlusconi e della sua volontà di riproporre il bipolarismo”, continua l’analisi l’esponente socialista.
“La realtà è ormai quella almeno di tre poli e mezzo con cui bisogna fare i conti. La fase congressuale che si apre nel Pd potrebbe essere il terreno dell'implosione se non viene indicata una reale strategia di costruzione anche in Italia di un forte partito socialista aderente al PSE e all'Internazionale socialista, in sintonia con i programmi socialisti europei per i diritti di libertà e di giustizia sociale, insieme alla lotta contro l'austerità e il liberismo imposti dal centro-destra della Merkel e Barroso”. “Ciò deve coinvolgere da un lato Vendola, che ha già aperto alla adesione al Pse e dall'altro il Psi, che invece di sostenere questo fondamentale obiettivo prioritario, scimmiotta una alleanza di tipo laico verso i radicali di Pannella, non più presenti nel parlamento. E' il momento di raccogliere tutte le forze riformiste di sinistra, con cultura di governo, per costruire senza esclusioni in un dibattito dal basso un nuovo soggetto politico socialista anche in Italia, capace di essere un punto di riferimento per il mondo del lavoro e la parte più debole della società”, conclude Assogna.
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