Ostia – Solidarietà alle ostetriche del blocco parto dell’ospedale Grassi di Ostia, in agitazione da giorni contro il regime della reperibilità obbligatoria, arriva dal Comitato a difesa della Casa del parto Acqualuce e dei servizi materno-infantili. Dopo aver deciso di attuare il blocco degli straordinari, le operatrici tornano a ribadire con fermezza il proprio ““no” ad un modello di sfruttamento in atto nei loro confronti”. A lanciare l’iniziativa la Rsu della Asl RmD.

Acqualuce, inaugurata l’ 8 marzo del 2009, ha ormai compiuto tre anni di sperimentazione ma, a parte tante promesse”, spiega Anna Catalani del comitato, “non sono mai arrivate le risorse necessarie per il suo reale funzionamento. Questo, nonostante un capitolato di spesa di oltre 500 mila euro ottenuto grazie all’intervento del consigliere regionale dei Verdi, Angelo Bonelli. Le ostetriche”, prosegue, “che credevano in questo progetto, con sacrifici ed in regime di reperibilità, hanno fatto in modo che alcune delle donne prenotate nelle lunghe liste di attesa riuscissero a realizzare il sogno di un parto naturale e non medicalizzato”.

La struttura avrebbe dovuto operare in regime di sperimentazione per un breve periodo di tempo, giusto quello necessario a preparare una normativa. “La precedente dirigenza”, chiarisce Anna Catalani, “infatti,  forse per la fretta di inaugurarla, non l’ha dotata di una legge. Né, tantomeno, di personale dedicato che le permettesse di operare autonomamente, soddisfacendo le tante richieste e permettendo anche un notevole risparmio economico”. Un parto naturale, rispetto ad uno medicalizzato, è decisamente low cost: si parla di 1500 euro contro 3, 4 mila.

Dopo tre anni, la casa del parto è quindi ancora in fase di sperimentazione. Nel frattempo è stato speso altro  denaro per adeguarla alla legge regionale che impone un collegamento con l’ospedale Grassi, ossia un tunnel collegato con il blocco parto, ma non è stato assunto il personale. “L’assunzione di ostetriche è l’unica vera soluzione alla ridotta erogazione delle prestazioni rispetto alle sue potenzialità”, affermano al comitato. E tornano così a sollecitare un incontro con la Direzione aziendale e con la Regione.