Ostia – Anche quattro, cinque letti lungo i corridoi del reparto di psichiatria dell’ospedale Grassi di Ostia perché non c’è posto. Sintomo di un sovraffollamento conclamato. E mancanza di comfort, decoro, nonché sicurezza anche per l’assenza di strumenti, di accessori e di suppellettili come armadietti per conservare gli indumenti, comodini, campanello di chiamata e l’attacco per l’ossigeno. E un giardino dove i pazienti sono “sorvegliati speciali”.

 

 

 

In queste condizioni, denunciano i Comitati di base della Asl RmD, vengono meno la tranquillità, la privacy, la riservatezza e, soprattutto, il rispetto e la dignità umana delle persone   che risultano, in questo modo, compromesse a causa del continuo passaggio dei pazienti, dei parenti e degli operatori sanitari.

 

 

 

Senza considerare, inoltre, che la sistemazione nel corridoio non garantisce ai degenti le necessarie e idonee condizioni di temperatura

 e ambientali.

 

 

 

“Non può inoltre non essere sottolineato come tale situazione vada ad incidere nelle delicate e complesse condizioni psico-fisiche di questi pazienti che potrebbero trovarsi, a volte,  in uno stato di “contenzione””, spiegano Cesare Morra,  Corrado Minioto e Antonio Nocera dei Cobas.

 

 

 

I rappresentanti sindacali ritengono che queste situazioni “non favoriscano quei necessari percorsi tendenti ad evitare che il ricovero psichiatrico si trasformi in un ulteriore elemento di tensione e di frattura invece di una opportunità positiva, indispensabile all’interno del progetto terapeutico/riabilitativo”.

 

 

A questo si aggiungono altre difficoltà, già segnalate dagli operatori nell’incontro del 15 giugno del 2012 con la Rappresentanza sindacale unitaria, legate all’inadeguatezza e all’inagibilità di alcuni spazi utili a creare migliori e ottimali condizioni socio-ambientali per il trattamento terapeutico e per scongiurare la percezione vissuta spesso nelle “strutture manicomiali”.

 

 

A questo scopo l’organizzazione sindacale denuncia “lo stato di profondo abbandono, incuria, nonché di insicurezza in cui versa il giardino, l’unico spazio aperto per i pazienti ricoverati all’interno del servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’ospedale Grassi”.

 

 

 

Il giardino non è solo fatiscente e degradato ma anche pericoloso per la presenza dei  pali della recinzione, usurati e così malridotti al punto che l’accesso e l’utilizzo del giardino ai pazienti ricoverati è permesso soltanto in  alcune “fasce orarie” ed esclusivamente con la presenza/vigilanza di un infermiere per scongiurare eventuali possibilità di “fuga”.

 

 

Il giardino è sprovvisto, peraltro, di una tettoia che ne rende difficile la fruibilità in caso di pioggia perché non vi è riparo.

 

 

 

Gli esponenti sindacali ritengono “inaccettabile che, a fronte di un mancato intervento risolutivo atto a ripristinare condizioni ambientali idonee e di sicurezza, si impongano decisioni come quelle dell’utilizzo da parte dei pazienti ricoverati dello spazio/giardino a “fasce orarie”, legata alla presenza/vigilanza obbligatoria di un’unità infermieristica”. Inaccettabile, insomma, che i degenti siano trattati alla stregua dei sorvegliati speciali.

 

 

Questo, secondo i Cobas, oltre a sottrarre personale alle necessarie ed ineludibili attività assistenziali, mortifica la professionalità di ogni singolo operatore, costretto così ad un ruolo di “guardiania” che si trasforma poi in un elemento di oppressione per la persona ricoverata. 

 

 

 

I Comitati di base chiedono “interventi tesi a garantire funzionalità, efficienza ed efficacia per una più idonea condizione qualitativo/assistenziale a  tutela delle condizioni di vita e di lavoro degli operatori e nel rispetto della salute, dei diritti e della dignità stessa delle persone ricoverate”.

 

 

 E sollecita, infine, urgenti ed idonei interventi di ripristino delle condizioni di sicurezza, decoro ed agibilità del giardino presente all’interno del reparto.