Ostia, il Potere di Gesù
Di Redazione il 26/04/2024
La Comunità di Sant’Egidio, impegnata dalla fondazione nei confronti dei più fragili, si riunisce a Ostia da sempre e porta avanti iniziative per i senza tetto, i giovani, gli anziani, i diversamente abili
Ostia (Rm) - Sul lungomare di Ostia si è riflettuto su un tema molto importante riguardante la sequela di Gesù e la società, con la comunità di Sant'Egidio lidense.
Impegnata dalla fondazione verso i più fragili la comunità di sant'Egidio si riunisce a Ostia da
sempre e porta avanti iniziative per i senza tetto, i giovani, gli anziani, i diversamente abili.
Portare i pasti a chi è in strada, consegnare i vestiti alle famiglie povere, provvedere all'igiene presso i servizi nelle parrocchie, riunire i giovani di diverse culture nella Scuola della Pace, fare rete con le scuole per raccogliere i giocattoli che non si utilizzano più e ridistribuirli ai bambini che non ne hanno, mostrare le opere artistiche di donne e uomini spesso emarginati per la loro disabilità, preoccuparsi di organizzare case famiglia per chi rimane solo e la grande missione dei corridoi umanitari per chi scappa dalle zone di guerra; queste non sono nemmeno tutte le attività di questa grande famiglia che è la comunità se non si considerano anche gli incontri di preghiera settimanali.
Da qualche anno la comunità lidense ha la sua casa di preghiera, la cappella rettoria su lungomare Paolo Toscanelli che si affaccia sul mare: Stella del Mare, nel complesso della storica ex colonia Vittorio Emanuele, che ha una storia e una missione verso i bisognosi.
Ogni domenica mattina si celebra la santa Messa e non si poteva non riportare il messaggio e la riflessione di questi ultimi giorni che davvero è identitario per la comunità stessa e importante per la cittadina lidense perché mette al centro il concetto di 'potere' cristiano, che in una terra dove si cerca continuamente un'autorevolezza gestionale, politica e istituzionale, tribolati tra una ricerca d'indipendenza da un lato e lo specchio delle brame di chi vuole fare soldi, business e interessi dall'altro, ha senso e significato profondo testimoniare.
Il 'potere' di Gesù Cristo. Il potere dei cristiani e il suo rapporto nel mondo ma non di questo mondo.
"Io sono il buon pastore" ha ripetuto anche a noi il Signore nell'annuncio del Vangelo di questa domenica, anche su lungomare Paolo Toscanelli 184 nella cappella Stella del Mare.
L'immagine del pastore era ben nota nel Primo Testamento che più volte presenta Dio stesso come il pastore del suo popolo, che arriva anche a prendere direttamente la guida del suo gregge quando i responsabili sono "falsi" pastori.
Gesù qui usa l'appellativo "buono", ossia un pastore che si "commuove" sulle folle "stanche e sfinite come pecore senza pastore", come scrive Marco (6,34).
Gesù è il vero e il buon pastore. Non è un mercenario, al quale le pecore non appartengono, tanto che, quando vede venire il lupo "fugge, e il lupo le rapisce e disperde".
Gesù ha offerto la sua vita per salvarci. La morte, per Gesù, non è stato un tragico destino, ma una sua libera scelta, una conseguenza di un amore straordinario, eccessivo, per noi: "Nessuno, me la toglie", ripete e aggiunge: "Io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo".
È il "potere", la forza, della Pasqua che la Chiesa ci fa contemplare anche in questa domenica: l'amore appassionato e unico di Gesù. È la buona notizia di cui il mondo ha bisogno.
Nel mondo non mancano né i lupi che rapiscono e uccidono né i mercenari che fuggono e lasciano che il male si abbatta e distrugga i deboli. Anche in questo nostro tempo - tempo di guerre e di confitti, di paura e di solitudini amare - in tanti attendono la notizia di un buon pastore.
"Io sono il buon pastore!", ripete Gesù. È come un grido che traversa i cieli e i continenti. C'è bisogno di un pastore buono che faccia uscire dalla "valle oscura" le folle di questo mondo per approdare in luoghi di salvezza e di pace.
Il Risorto è il buon pastore di tutti. Il pastore "buono", "generoso", vuole un solo gregge, ossia un solo popolo, un popolo grande e senza confini, senza steccati, senza anche nessuno sia abbandonato e dimenticato.
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