Ostia, il tribunale: “Obbligo della Asl a garantire un infermiere a scuola”
Ostia – In merito alla decisione della Asl Roma D di chiudere i sette presidi sanitari presenti nelle scuole del municipio X Alessandro Ieva, presidente del comitato di quartiere Bagnoletto, che per primo ha denunciato il ‘taglio’, riporta una sentenza – la n. 2779/2002 – del tribunale del lavoro di Roma che ha stabilito che “un alunno riconosciuto in situazione di handicap grave a causa di un’allergia, che si manifesta in modo improvviso ed imprevedibile, ha diritto ad avere per tutta la durata delle lezioni l’assistenza di un infermiere della Asl che possa riconoscere i sintomi e prevenire, con l’immediata somministrazione di farmaci, gravi rischi alla salute”. “È la prima volta che un tribunale si pronuncia in merito alla garanzia del diritto all’integrazione scolastica, anche in caso di malattia”, sottolinea l’esponente del direttivo. “La sentenza afferma due principi importanti: la Asl non deve realizzare solo prevenzione sanitaria “collettiva”, ma anche “individuale”, infatti “in particolare l’art. 2 della L. 833/78 stabilisce che il conseguimento delle finalità di tutela del diritto individuale e dell’interesse collettivo alla salute è assicurato anche mediante la prevenzione delle malattie in ogni ambito e la promozione della salute nell’età evolutiva, garantendo l’attuazione dei servizi medico-scolastici negli istituti di istruzione pubblica e privata di ogni ordine e grado, a partire dalla suola materna, e favorendo con ogni mezzo l’integrazione dei soggetti handicappati”. E poi che “gli alunni con handicap hanno diritto, anche se in condizione di salute precaria, alla frequenza delle scuole comuni che non può essere sostituita dal ricovero presso scuole operanti in day hospital”.
Nella sentenza del tribunale è infatti precisato che “a fronte dei precisi obblighi di integrazione dei minori portatori di handicap nelle classi comuni delle scuole sanciti dalla legge, la soluzione prospettata dalla Asl resistente in merito al ricovero del bambino in day hospital al fine di consentirgli la frequentazione delle speciali classi istituite presso i centri di ricovero dei minori appare del tutto illegittima”, “dalla documentazione prodotta in atti può desumersi, con la necessaria approssimazione che caratterizza la presente fase di giudizio, che il diritto all’istruzione del minore ed inserimento nella scuola ordinaria può essere attuato solo garantendo la presenza di personale sanitario in grado di riconoscere e di intervenire tempestivamente nell’eventualità di reazioni allergiche a carico del minore, la cui insorgenza e gravità è, come comprovato dalla documentazione sanitaria in atti, del tutto improvvisa ed imprevedibile”.
“E’ da tenere presente che si tratta di un provvedimento emesso in via d’urgenza, il cui rigore è dettato dalla necessità di trovare una soluzione alla immediata tutela del diritto allo studio dell’alunno. Probabilmente”, prosegue Alessandro Ieva, “se interverranno “intese” o accordi fra dirigenti scolastici, Asl e Comune, come suggerito nelle “raccomandazioni” interministeriali del 25 novembre 2005, si potranno trovare soluzioni durature meno costose per il servizio sanitario nazionale e di pari sicurezza ed efficacia”. “Cominciamo a parlare di sentenze e delibere regionali”, afferma Ieva: “o si adottano immediati provvedimenti o si avvia un'azione legale. La sentenza è stata emessa per i sintomi dell’allergia, figuriamoci per patologie come epilessia farmaco resistente, che richiede assistenza costante”. “Il personale scolastico e docente dovrà essere formato in modo adeguato per poter riconoscere i sintomi di una patologia, ma non potrà mai essere in grado di sostituirsi al personale sanitario”, dichiara da parte sua la consigliera del municipio X, Federica Inches.
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