Ostia, Rom e integrazione: la splendida esperienza dei docenti con i bimbi del borghetto
Ostia - Stefano Di Tomassi, insegnante dell’Associazione pedagogisti educatori italiani del municipio XIII, interviene sul problema della presenza di un numero crescente di famiglie Rom sul nostro territorio e della loro integrazione. Integrazione che è possibile grazie al lavoro che stanno portando avanti i docenti che lavorano con i bimbi rom del borghetto.
“Spesso si parla soltanto di baracche, di condizioni difficili di vita, di situazioni igieniche proibitive e, laddove non intervengono le forze armate con gli sgomberi forzati, ci si limita a porre l'attenzione sull'intervento assistenziale ed emergenziale di questa o quell'associazione o a ipotizzare di trovare per queste famiglie abitazioni e stili di vita come i nostri”, spiega Di Tomassi.
Secondo l’educatore di Missione Apei 13° occorrerebbe, a suo avviso, evidenziare e mettere in risalto il lavoro quotidiano e altamente professionale che compiono da un lato i docenti e dall'altro gli educatori e gli operatori sociali del municipio in favore della tanto sbandierata integrazione. E per questo è esemplare l’esperienza di una maestra, che di seguito riportiamo.
"Quest'anno è venuto a far parte della nostra classe della scuola primaria di primo grado di Ostia un bambino di etnia Rom di nome Leo. Il primo giorno il piccolo era triste e disorientato perché non aveva mai, fino a quel momento, frequentato alcuna scuola in Romania. Piangeva e si è rasserenato un po' quando l'insegnante lo ha invitato ad affacciarsi alla finestra per guardare gli alberi, i prati e lo spazio esterno che circonda l'edificio scolastico”, spiega la maestra: “questa semplice strategia ha funzionato e anche nei giorni successivi, per una settimana”.
Leo è stato accolto dai compagni con molta gioia e affetto. La sua simpatia, il suo saper cogliere il positivo in ciò che vive e che osserva ha arricchito anche gli altri che in pochi giorni sono diventati suoi amici condividendo con lui ogni esperienza anche se Leonard pronuncia ancora pochissime parole in lingua italiana e scrive per ora soltanto il suo nome.
Per il momento gli insegnanti si preoccupano soltanto che il suo inserimento diventi pieno e prosegua serenamente. Al momento nessun obiettivo didattico definiti. La sua tranquillità ci interessa più di ogni altra cosa. Ci basta che venga volentieri a scuola e,sembrandoci un bambino molto intuitivo e intelligente,tutto il resto sarà costruito gradatamente.
“Leo, che per ora insegna ai suoi compagni a pescare, a fare i nodi con la corda, a costruire canne da pesca con i lacci delle scarpe (cose pratiche che fan parte del suo vissuto), apprenderà sicuramente, stimolato dai suoi compagni e con la guida delle insegnanti, il gusto della lettura, della scrittura, del sapere e del crescere tra amici”, riferisce ancora l’insegnante.
Altre esperienze saranno proposte affinché si possa conoscere in maniera più approfondita. La docente di Ostia fa parte del Gruppo Missione Apei Roma XIII.
“Innanzi tutto occorre dire che occorre dare solidità e continuità a questi lavoratori e alle loro azioni integrate: in questo modo si risolverà seriamente il problema dell'integrazione perché le immagini che vengono proiettate spesso non rendono giustizia al loro lavoro”, sottolinea Stefano Di Tomassi.
Per l’educatore, professionisti come educatori, mediatori, operatori sociali devono essere inseriti nelle piattaforme pubbliche: meno assistenti, imprenditori del sociale e più persone che fanno il lavoro serio di contatto, di relazione fuori dagli uffici, tra la gente, tra gli ultimi, con alta competenza e cuore.
“Ho rabbrividito quando qualche giorno fa è arrivata la notizia che le scuole per l’infanzia del territorio non avevano docenti: abbiamo liste e liste di educatori statali ed in genere di educatori professionali a spasso. Come è possibile che nelle classi arrivino le forze armate a gestire la situazione?”, si domanda ancora.
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