Ostia, la sentenza della Corte d’Appello: il clan Fasciani è un’associazione mafiosa
La Terza Sezione della Corte d’Appello di Roma, in accoglimento dell’impugnazione del procuratore generale, ha riconosciuto oggi il carattere mafioso dell’associazione diretta da Carmine Fasciani e operante nel litorale romano; ha quindi applicato la circostanza aggravante della mafiosità anche ai delitti fine dell’associazione e ha di conseguenza aumentato la pena dei componenti del clan.
Il processo di primo grado si era concluso all’inizio del 2015, mentre le operazioni degli inquirenti sono continuate e recentemente avevano portato a ingenti sequestri patrimoniali tra il 2017 e il 2018 nel corso delle operazioni “Nuova Alba” e “Tramonto”. Si tratta di un processo d’Appello bis, dal momento che nella prima sentenza d’appello i giudici avevano derubricato il reato di associazione di tipo mafioso, riconosciuto in primo grado, in associazione a delinquere semplice. A seguito di quella decisione la Cassazione aveva ordinato di rifare il processo.
Nel dettaglio, ecco le pene date dai giudici della Corte d’Appello:
Carmine Fasciani condannato ad anni 27 e mesi 10 di reclusione;
Silvia Franca Bartoli condannata ad anni 12 e mesi 9;
Terenzio Fasciani condannato ad anni 8 e mesi sei;
Alessandro Fasciani condannato ad anni 10 e mesi sei;
Sabrina Fasciani condannata ad anni 11 e mesi 4;
Azzurra Fasciani condannata ad anni 7 e mesi 2;
Riccardo Sibio condannato ad anni 25 e mesi tre;
John Gilberto Colabella condannato ad anni 13;
Luciano Bitti condannato ad anni 13 e mesi 3;
Gilberto Inno condannato ad anni 7 e mesi 1;
Mirko Mazzoni condannato ad anni 10;
Danilo Anselmi condannato ad anni 7;
Eugenio Ferramo condannato ad anni 10.
Soddisfatto don Luigi Ciotti di Libera, associazione che si è costituita parte civile nel processo. “Ora – ha dichiarato in un comunicato stampa – nessuno potrà più mettere in discussione la natura mafiosa dei clan che si sono spartiti i traffici illeciti nella Capitale e che per anni hanno condizionato la vita economica e democratica del litorale romano, arrivando sin dentro il cuore della città”.
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