Ostia – Restano in carcere i componenti del clan Fasciani, la famiglia che per decenni ha gestito il malaffare sul litorale di Ostia. Il tribunale del Riesame ha ribadito nei confronti dei componenti della famiglia Fasciani l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, così come sancito dal 416-bis, e ha confermato le misure cautelari emesse dal gip Simonetta D’Alessandro nei confronti del boss Carmine, dei fratelli Nazzareno, Giuseppe e Terenzio, degli altri complici e dei prestanomi. I Fasciani furono arrestati insieme a membri dei clan Triassi e D’Agati lo scorso 26 luglio nel corso di ‘Nuova alba’, l’operazione condotta dagli uomini della squadra mobile di Roma, diretta da Renato Cortese, dopo un’inchiesta coordinata dalla procura della Capitale. In quella circostanza a Ostia furono emesse 51 ordinanze di carcerazione con l’attribuzione del reato previsto dall’articolo 416-bis, ossia l’associazione a delinquere con l’aggravante di tipo mafioso. I giudici hanno respinto tutte le richieste di scarcerazione presentate dai legali dei Fasciani confermando le accuse della procura. Nei prossimi giorni il tribunale dei Riesame si pronuncerà anche sulle sorti dei membri dei clan Triassi, legati alla famiglia di Agrigento dei  Cuntrera-Caruana, e D’Agati, coinvolti nell’inchiesta.