Ostia, domani manifestazione di solidarietà per l'Ucraina
Ostia - Sabato 8 febbraio dalle 16 alle 19 presso piazza Stazione Lido si terrà ubna manifestazione pacifica di solidarietà nei confronti del popolo ucraino che in questi giorni sta vivendo una forte crisi economica e sociale. Di seguito il testo del manifesto:
"Questo è un messaggio di solidarietà con i nostri fratelli dell’Ucraina che dal 21 novembre 2013 lottano nelle piazze per i loro ideali di libertà e democrazia e contro i continui soprusi del Presidente Yanukovich. Oggi, 8 febbraio 2014, siamo qui perché i loro ideali sono anche i nostri ideali, e la loro protesta è anche la nostra. Noi, quali ucraini che risiedono all’estero, non possiamo più restare inerti ed indifferenti di fronte alla gravità della situazione e vogliamo ribadire il nostro totale ed incondizionato sostegno al popolo ucraino che, nonostante le violenze che subisce quotidianamente, continua a manifestare nelle piazze. Il regime politico instaurato circa 3 anni fa dall’attuale Presidente non ha fatto altro che sconfessare tutte le regole della democrazia così faticosamente guadagnata: la corruzione ha raggiunto livelli senza precedenti; la violazione del principio della separazione dei poteri nello stato ha determinato un grave livello di corruzione anche nel sistema giudiziario asservito oggi al potere politico; il rincaro costante del costo della vita costringe un numero sempre crescente di famiglie alla povertà poiché non sono stati creati degli efficienti ammortizzatori sociali; il rifiuto di concedere ai propri cittadini il diritto di libera circolazione impedisce qualsiasi scambio economico, culturale e sociale relegandoci ai margini dell’Europa. Queste sono solo alcune delle cause che hanno determinato l’insostenibilità delle condizioni imposte dall’attuale classe politica che prospera sulla povertà e isolamento dei suoi stessi compatrioti. L’Ucraina è sull’orlo di una guerra civile perché il popolo vede completamente ignorate le proprie legittime aspettative e anzi i politici cercano, anche con metodi violenti e non più degni di qualsiasi nazione civile, di sopprimere la volontà e la speranza in un sostanziale miglioramento delle condizioni di vita di tutti noi. Non siamo più disposti a subire soprusi, violenze, isolamento, povertà economica, sociale e culturale. Siamo stanchi ma non rassegnati, e continueremo a lottare dentro e fuori l’Ucraina, in ogni luogo e istituzione che ascolti e legittimi le nostre richieste. Per decenni abbiamo subito il totalitarismo e la dittatura e adesso non vogliamo subire anche l’umiliazione dell’ asservimento a necessità e bisogni che appartengono ad altri e non al popolo ucraino. Noi ne abbiamo avuto abbastanza di totalitarismo, di dittatura e di continui ricatti. Queste sono le ragioni per cui siamo scesi in Piazza Maidan a Kiev, per manifestare pacificamente contro le decisioni dell’attuale governo che si definisce “democratico” ma la cui maggioranza trae origine per il 60% dal Partito delle Regioni di cui fa parte il Presidente!!! Le proteste sono iniziate il 21 novembre 2013, in risposta alla decisione del Gabinetto dei Ministri dell'Ucraina di sospendere il processo di preparazione per la firma dell'accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Unione europea e si sono significativamente estese dopo la repressione a Kiev durante la notte del 30 novembre. Ci sono stati scontri violenti, manifestazioni, scioperi studenteschi. Come tutta risposta all’occupazione della piazza da parte di migliaia di persone, il 24 novembre il regime ha inviato le truppe speciali antisommossa, BERKRUT, le quali, con la scusa di dover sgomberare la piazza in vista delle preparazioni per le festività natalizie, seminando il terrore, hanno picchiato in modo selvaggio e indiscriminato i partecipanti: operai, giovani, donne, studenti e persone anziane."
"Il 16 gennaio u.s., il Presidente promulga 11 leggi che hanno come obiettivo quello di restringere in modo del tutto autoritario e non rispettoso della democrazia alcuni diritti costituzionalmente fondamentali a garanzia delle libertà di tutti i cittadini ucraini. Ha rafforzato invece proporzionalmente i poteri della classe dirigente scatenando l’indignazione della popolazione. Il 18 gennaio, non riuscendo più a contenere la sollevazione popolare, lo stesso tenta una mediazione e comunica all’opposizione la sua disponibilità a fare un passo indietro abrogando le leggi appena firmate e liberando i manifestanti arrestati, a patto che la gente liberi le piazze. Tale comportamento politicamente scorretto, ambiguo, ricattatorio ma soprattutto segno di una inequivocabile incapacità governativa ha incrementato ancora di più la rabbia dell’intero popolo ucraino non più disposto a credere a chi al bene e alla prosperità dei suoi connazionali antepone solo i suoi interessi personali e di parte al sol fine di mantenersi al potere. La rivolta si è estesa da Kiev a tutto l’ovest. I manifestanti hanno occupato i sedi dei Comuni e hanno chiesto all’unisono le dimissioni di Viktor Yanukovich. Il 28 gennaio, nove delle 11 leggi sono state annullate, ma ciò e del tutto insufficiente: noi tutti vogliamo che il processo di democratizzazione dell’Ucraina non si arresti e quindi vogliamo che ci vengano riconosciute tutte le nostre legittime richieste:
- Ripristinare le disposizioni della Costituzione Ucraina del 2004, che è stata più volte modificata durante il mandato dell’attuale presidente, e che si torni alla repubblica presidenziale parlamentare;
- Dimissioni del presidente. I rappresentanti della la nuova autorità devono immediatamente formare un governo di fiducia nazionale con tutte le forze politiche presenti in parlamento per poi avviare nuove elezioni presidenziali;
- Le forze speciali BERKRUT devono essere collocate al di fuori della legge se la loro ragione di esistere è quella di “servire” il potere e non difendere il suolo e il popolo Ucraino da chi lo vuole asservire: il Ministro degli Interni,che ha ordinato le violenze sui pacifici manifestanti dando anche l’ordine di sparare sulla folla, deve essere deferito e processato per crimini di guerra sia in patria sia nelle sedi preposte internazionali;
- Il paese deve essere libero da ogni influenza politica e non deve cedere a tentazioni protezionistiche. Deve esse libero di mantenere rapporti multilaterali con tutte le forze politiche ed economiche internazionali e non soltanto con alcune di esse.
I partecipanti a quest’iniziativa vogliono che sia chiaro che la loro manifestazione va ben oltre la semplice protesta contro la chiusura dell’Ucraina verso l’UE. La nostra è anche una forte presa di posizione contro l’attuale nostra classe politica che si è dimostrata latifondiaria, corrotta e incapace; contro le ripetute prepotenze del Presidente Yanukovich; contro la dittatura e contro le ingiustizie. La nostra è una lotta contro ogni forma di illegalità e per il consolidamento dei principi di democrazia e partecipazione al governo della “cosa pubblica”, essenziali perché i cittadini possano sentirsi protetti e per garantire allo Stato la necessaria legittimazione sociale. IL POPOLO VINCERA’ E L’UCRAINA LIBERA SARA’!"
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