Ostia – E’ stata ritrovata in un canneto in condizioni gravissime, ridotta in fin di vita a causa delle botte ricevute. La povera donna, Angela, 45 anni, adesso è ricoverata all’ospedale Grassi di Ostia dove è stata trasportata in codice rosso la sera di sabato quando un passante che passava nei pressi ha sentito i suoi deboli lamenti. A ridurla in fin di vita, a quanto si apprende, sarebbe stato l’ex amante, A.M., 43 anni, un maresciallo dell’Aeronautica militare, sposato e padre di un figlio, che adesso deve rispondere del reato di tentato omicidio. Il militare l’avrebbe pestata con violenza perché, sembra, lei, single, aveva intenzione di interrompere il loro rapporto.


Secondo una prima ricostruzione della polizia di Ostia A.M. avrebbe invitato la vittima a fare una passeggiata con la scusa di un chiarimento. I due avevano, o avevano avuto, una relazione clandestina, maturata nell’ambito dell’Aeronautica militare, e l’uomo, forse, era geloso della donna. Dopo aver attirato Angela in un luogo appartato, via delle Orcadi, una stradina sterrata nei pressi di un rimessaggio per le barche, alla foce del Tevere, l’avrebbe aggredita con inaudita violenza intorno alle 18 di sabato sera. E’ sabato sera e in giro non c’è nessuno. Il militare si sarebbe accanito fino a lasciare la poveretta esanime, con il volto tumefatto. Dopo l’aggressione il 43enne l’avrebbe abbandonata, forse credendola morta. A salvarla un passante che avverte il 118 e il 113. Trasportata al nosocomio lidense lei avrebbe fatto il nome dell’aggressore, rintracciato nella sua abitazione dagli agenti. L’uomo nega ma gli investigatori lo fermano con la gravissima accusa di tentato omicidio.


 

Sulla vicenda è intervenuta l'associazione Punto D del municipio X: "Ancora una volta il pensiero va a un municipio estremamente colpito, alle donne che lo abitavano e che adesso non ci sono più, perché costrette a vita in un letto di ospedale, come Chiara, o perché uccise come Michela e Alessandra. A Chiara, Michela e Alessandra, hanno fatto seguito tante altre vittime di violenza nel X municipio, che hanno riportato danni gravi e irreparabili, sebbene abbiano fatto meno notizia", si legge in una nota dell'associazione: "Donne ridotte in fin di vita perché hanno deciso per se stesse e soprattutto perché hanno deciso di rifiutare.  Come associazione impegnata  nel contrasto della violenza di genere e degli stereotipi, non possiamo che assumere una posizione netta di condanna di fronte all’ultimo episodio di tentato omicidio. Ribadiamo che l’unica strada possibile per contrastare la violenza di genere è la prevenzione, nelle strade, nelle piazze, nelle scuole e conseguentemente in famiglia. L’unica via percorribile per l’emersione di un fenomeno sommerso è intraprendere, a livello territoriale e istituzionale, iniziative pubbliche di sensibilizzazione alla luce del sole. La luce del sole, contro il buio delle mura domestiche. L’adeguatezza dei servizi e l’impegno che chiediamo in tal senso a Roma Capitale ne è una diretta conseguenza, perché non può esserci prevenzione senza servizi e sportelli dove da un lato il personale formato possa accogliere e orientare le donne, dall’altro le associazioni territoriali possano intercettare l’utenza, sensibilizzare e lavorare al reinserimento sociale delle donne vittime di violenza”,  conclude Punto D.