Ostia – Sigilli, chiusure, ricorsi al Tar. E quindi riaperture, multe, sospensioni delle licenze e poi di nuovo chiusure. E soprattutto indagini in corso. Mai come in questa estate le discoteche di Ostia, luoghi cult in cui si celebra la movida, sono finite nell’occhio del ciclone. E per molti titolari, ma anche per i clienti, la festa è bella e che finita. Stagione andata. Guadagni sfumati che, in tempi di crisi, fanno la differenza.

 

Le ultime tre discoteche del lungomare a dover chiudere i battenti nei giorni scorsi sono state La casetta, il Miu e L’oasi, che già aveva “subito” una chiusura di venti giorni a luglio. I tre locali sono stati posti sotto sequestro preventivo la vigilia di ferragosto. Il provvedimento è stato reso esecutivo dagli agenti del XIII gruppo della polizia municipale di Roma Capitale per il mancato rispetto dei limiti di emissioni sonore. Insomma, come denunciato ripetutamente da comitati e cittadini e in particolare dai gestori di due camping, “troppo caciarone”. Troppo fracasso, musica “sparata” senza tener conto dei decibel tanto non solo da rendere insonni le notti ai lidensi ma anche da far scappare a gambe levate gli ospiti dei campeggi.

 

 

 

“Adesso sarà il giudice che effettuerà le opportune valutazioni”, dichiara il vice-comandante della municipale, Giovanni Mancini. Fatto sta che i vigili, accompagnati dai tecnici dell’Arpa muniti di fonometri, avrebbero rilevato delle gravi irregolarità. Il comandante del XIII gruppo, Angelo Moretti, il mese scorso aveva dichiarato che sette discoteche su dieci non rispetterebbero l’obbligo di abbassare il volume del 30 per cento dopo le 3. Anzi. Ci sarebbe stato “addirittura qualcuno che lo alza e chi invece diminuisce l’intensità della musica soltanto nel momento in cui la pattuglia transita davanti al locale”, aveva aggiunto il comandante Moretti.

 

In base alle rilevazioni effettuate dai vigili, infatti, il 70 per cento dei locali controllati non rispettava le norme relative all’impatto acustico. Secondo l’ufficiale, in alcuni casi il volume della musica è rimasto invariato anche dopo le quattro del mattino, orario in cui invece i titolari dei locali hanno l’obbligo di ridurre i decibel del 60 per cento. I trasgressori erano stati sanzionati e informati il presidente del municipio XIII e il prefetto.

 

Ad aprire un fascicolo, dopo aver raccolto un centinaio di segnalazioni di residenti del municipio XIII più che infastiditi dalla movida, il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari e il pubblico ministero Rosaria Affinito alla fine di giugno. I magistrati avevano ipotizzato, avviando l’indagine, il reato di disturbo della quiete pubblica, delle occupazioni e del riposo. E’ ancora difficile valutare se e quando la legge in materia sia stata rispettata. Dovrà essere esaminato l’operato dell’Arpa e di tutti gli interessati. In conclusione: tempi duri per i forzati del divertimento.

 

 

Nella vicina Fiumicino, il sindaco Mario Canapini aveva detto no ai mega party in spiaggia. Nello specifico a quelli dove si sarebbe superata la presenza di mille persone. L’ordinanza, la n. 357 del 22 giugno, vieta “l’organizzazione e l’autorizzazione di attività di trattenimenti danzanti, arte varia, spettacoli musicali e concerti dal vivo presso gli stabilimenti balneari e gli arenili in concessione in tutto il territorio comunale qualora comportino una capienza massima superiore alle mille persone”. Un “colpo” per la movida di Fregene, la più vivace del litorale fiumicinese. Anche se mille persone agli eventi sembra non siano mai state raggiunte.