Ostia, nasce 'Esco con gli amici', progetto per rendere indipendenti i ragazzi con disabilità
Un progetto per continuare a coltivare quest’amicizia anche dopo l’orario lavorativo. Si chiama ‘Esco con gli amici’ e nasce, spiega la dottoressa Daniela Pierlorenzi, coordinatrice del Centro Diurno della Fondazione Roma Litorale, “per creare relazioni positive con il territorio e costruire esperienze che possano far sentire i ragazzi effettivamente membri della comunità”.
Davide, Francesca, Lorenzo, Tommaso, Jessica, Federica, Barbara, Allison, Simone così, oltre a svolgere il proprio ‘turno di lavoro’ nel bar della Fondazione, a turno sono impegnati a imparare le regole base del codice della strada, il tragitto verso bar e ristoranti che hanno scelto, fare conti e maneggiare soldi per essere indipendenti.
“L’obiettivo - sottolinea la dottoressa Pierlorenzi - è che riescano a muoversi in autonomia e possano frequentarsi anche fuori. Il progetto è diviso per step, in modo da acquisire le capacità in modo graduale”. “Il primo step, che stiamo iniziando ora, è trovare due luoghi che ai ragazzi interessi frequentare, in questo caso un bar e un ristorante, e mostrare loro il percorso. In questa fase prenderanno anche dei punti di riferimento: la farmacia, un negozio, un palazzo che possa aiutarli a orientarsi e non perdersi. Una volta assimilato il percorso saranno loro a mostrarci la strada. Durante il terzo step i ragazzi saranno seguiti a distanza da un educatore per poi procedere in totale autonomia. Naturalmente saremo in contatto con loro, così come saranno avvertiti gli esercizi commerciali che quindi li attenderanno”.
“Obiettivo finale - afferma Pierlorenzi - è ampliare i punti di loro interesse in modo che possano, come tutti noi, socializzare dopo il lavoro recandosi al bar, al ristorante o dove vogliano. Prendere i mezzi pubblici, utilizzare il denaro”.
“L’attività organizzata dall’equipe del centro diurno della Fondazione - sottolinea il direttore generale, Stefano Galloni - sotto la sorveglianza dell’equipe medica e di supervisione, è certamente motivo di orgoglio ma deve essere considerata come una attività ‘dovuta’ alle persone che abbiamo in carico, che rimangono il soggetto fondamentale cui dare supporto per l’inclusione e una vita serena come per ogni altro cittadino. Questo è l’obiettivo, questo è uno dei nostri scopi sociali, nel rispetto dei principi di autodeterminazione e autorappresentanza”.
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