Mafia, 'daSud': “A Roma cade l’ultimo tabù del 416 bis”
Ostia - Con l’operazione antimafia svoltasi stamattina a Ostia cade anche l’ultimo tabù del 416 bis nel Lazio. L’inchiesta rappresenta infatti la prima vera e organica indagine in cui si contesta il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Reato cui perfino la Banda della Magliana, che molti davano per morta, è riuscita a sfuggire. Finora in tutta la regione è avvenuta una sola condanna per 416 bis, nel novembre 2012, ai danni di un gruppo criminale operante nel Lazio ma nativo di Casal di Principe.
A metà giugno l’ associazione ‘da Sud’ ha lanciato la “Lunga Marcia della Memoria 2013” e ha scelto di dedicarla a “Roma città di mafie”. Allora a qualcuno accostare la Capitale a clan radicati era sembrata una forzatura. Eppure i numeri raccolti nel dossier avrebbero dovuto scoraggiare ogni forma di negazionismo. A cominciare da quelli sulle operazioni bancarie sospette: 3.354 solo a Roma quelle contate dall’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia nei primi sei mesi del 2012; 881 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando già la Capitale si attestava in pole position nella classifica nazionale.
C’erano poi gli omicidi eccellenti, come quello del boss Vincenzo Femia che si sarebbe opposto all’apertura di una nuova cellula della ’ndrangheta nella capitale e che dimostra come tutte le mafie siano legate a doppio nodo con il tessuto economico della Capitale. E ancora le gambizzazioni, l’usura, la droga, il gioco d’azzardo e il pizzo, che – come scritto sul dossier #Romacittàdimafie – viene pagato a Ostia così come a piazza Bologna. Proprio a Ostia si è svolta peraltro la prima tappa della nostra “Lunga Marcia della Memoria”. Siamo passati davanti ai negozi e ai ristoranti che oggi sono stati sequestrati, lo abbiamo fatto insieme alle associazioni territoriali che provano a marginalizzare le mafie con la cultura.
In quei giorni l’associazione ha denunciato forte e chiaro: in città c’è stato in questi anni un deficit investigativo, ma soprattutto di conoscenza e di consapevolezza da parte della politica, della società civile e del mondo dell’economia. Ecco perché l’inchiesta di oggi può rappresentare uno spartiacque. Da questo momento non sarà più possibile far finta di non vedere. E chiesto quindi alla politica di non rimandare più il confronto sui temi della lotta alle mafie, i diritti e gli strumenti legislativi, perché solo l’antimafia sociale può scardinare il controllo del territorio dei clan. Ma soprattutto non commettiamo ancora l’errore di pensare che le mafie siano un problema che riguardi solo il litorale, né tantomeno banalizziamo la questione parlando di infiltrazioni o di piccole bande criminali. Le mafie a Roma sono una realtà. E adesso tutti devono guardarla in faccia.
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