Ostia – L’analisi di Andrea Gasparini, portavoce dei Verdi del municipio XIII, sulle cause dell’erosione trova d’accordo Ostia che cammina. Anzi, al riguardo l’associazione – Amici di Beppe Grillo del municipio XIII, dichiara di aver già denunciato il problema fin dal 2009. Partendo dal presupposto che la costa della zona dell'Idroscalo di Ostia Lido è il punto di incontro tra il fiume Tevere e il mare, Ostia che cammina sottolinea come il fiume, fin dalla notte dei tempi, abbia portato detriti e sabbia dalle ultime colline di origine vulcanica di Vitinia.  Il mare ed i venti hanno poi distribuito la sabbia sulla costa. Sulla costa sabbiosa emersa il vento ha formato cumuli di sabbia paralleli al mare alla linea di costa colonizzati da piante dunali, le cui radici hanno creato intricati reticoli che hanno consolidato la fantastica “duna mediterranea vivente”.


Sott’acqua le correnti hanno formato banchi di sabbia, a volte emergenti, chiamati “secche” colonizzati e tenuti stabili e stabilizzati insieme ai fondali, dalle radici della pianta marina Posidonia oceanica, non un’alga ma una pianta evoluta, ex terrestre, ritornata e riadattatasi al mare in era preistorica. Le sue foglie strappate, sfilacciate e appallottolate dal moto ondoso assumono l‘aspetto del frutto del kiwi e si possono incontrare sulla spiaggia dopo le mareggiate. Una “specie chiave”, essenziale alla vita marina mediterranea, come “ecosistema Posidonia”, presente in praterie solo nel Mediterraneo e, in una specie simile, in Australia.


L'esistenza delle dune ha fatto da riserva e da barriera, salvando la costa dalla forza delle mareggiate e dall'erosione e l'entroterra dai venti marini.  Man mano la zona tra le “secche” marine e la spiaggia si riempiva creando linee di costa sempre più avanzata. L'uomo si è affacciato sul territorio, cercando timidamente di convivere con esso senza turbarlo. La scena era da Paradiso Terrestre. Coste a barriere di dune a macchia mediterranea progressivamente crescenti.  Tra dune costiere e dune più interne laghetti e lingue di acqua salata, salmastra e poi dolce. Pesce in quantità, uccelli costieri, acquatici vari. Un paradiso per l'uomo raccoglitore, pescatore o cacciatore.


Fino a circa un secolo fa la costa era rimasta pressoché intatta. Poi l'uomo dominatore ha tolto la sabbia dal fiume, ha cementificato le sponde dei corsi d'acqua, ha costruito dighe che trattengono e porti che richiamano, trattengono e inquinano detriti e sabbia destinati alla vita delle nostre coste, ha raschiato i fondali marini strappando la Posidonia, ha eliminato le dune di sabbia per costruire case prestigiose su un gran lungomare “spianato a tappeto”. L'uomo dominatore della natura ha letteralmente steso a terra le coste mettendovi i piedi sopra come un cacciatore posa da trionfatore sopra la fiera sconfitta. Infine ha alzato muri per non fare neanche vedere la spiaggia a chi non paga. Il mare si è da allora ripreso il suo “territorio” distruggendo tutto ciò che l'uomo costruiva. E' il risultato di una profonda ignoranza e arroganza.  Ora l'uomo dominatore crede di compensare la mancanza di sabbia sulla costa con le scogliere artificiali e con il periodico e costoso “ripascimento”, pagato puntualmente da tutti noi. La sabbia o addirittura terra di cava che è stata riversata sulla costa ha soffocato e fatto morire tutte le forme di vita su cui si è posata (effetto Pompei) e le scogliere hanno prolungato l'erosione per chilometri.  


E' danno ambientale togliere la sabbia dal fiume, togliere la Posidonia dal mare e le dune dalla costa. La nostra costa è stata formata dall'interazione tra fiume, mare, vento, flora, fauna e tutti gli elementi dell'ecosistema costa sabbiosa. L'attuale costa alterata è il risultato dell'interazione negativa tra l'uomo "dominatore" e l'ecosistema costa sabbiosa. E’ questa l’analisi lucida di Ostia che cammina, che incontra le dichiarazioni dell’esponente ambientalista, disponibile sul sito dell’associazione: http://www.ostiachecammina.it/amerigom.html