Ostia - Questa mattina, nel corso del consiglio straordinario del XIII Municipio sullo stato delle pinete di Castelfusano, Procoio e Acque rosse, Alessandro Paltoni ha proposto di trasformare la Riserva Statale del Litorale Romano in Parco nazionale.


“In questo modo”,  ha dichiarato il presidente della commissione decentramento, “aumentano le tutele e le risorse disponibili, con interessanti risvolti sul profilo occupazionale e dello sviluppo turistico. Poi, in qualità di direttore del Consorzio mare di Roma, Paltoni è intervenuto anche sulla questione del Porto di Traiano, che tante polemiche ha scatenato a Fiumicino negli ultimi giorni. Il progetto  prevede che tre antichi casali, condonati e conservati perfettamente originali, siano sistemati all’interno, secondo la loro ultima destinazione d’uso, per accogliere un resort con annesso centro benessere. Annesse al centro, tra l’altro, ci saranno quattro vasche idromassaggio di 3 metri per 3 e una lunga 18 metri, con una profondità totale di circa 80 cm. Vasche, e non piscine, da utilizzare come percorsi attrezzati per il benessere. Nessun abuso quindi, a poca distanza dall’antico Porto di Traiano, ma conservazione e valorizzazione di un patrimonio già esistente, senza stravolgimenti architettonici da parte della proprietà, la famiglia Sforza Cesarini.


“Il problema non è la realizzazione di resort o di strutture che possono, tra l’altro, migliorare il livello qualitativo dell’offerta turistica con positive ricadute sull’occupazione”, afferma Alessandro Paltoni, “il nodo principale è la mancanza di un modello programmatico di sviluppo e marketing territoriale”. Manca, infatti, un network turistico che sia in grado di acquisire nuovi segmenti di mercato anche internazionale. Sul litorale di Roma l’anello debole del modello di sviluppo turistico è proprio la ricettività, non ancora in grado di diversificare l’offerta ed attrarre diversi tipi di turismo. La questione del Porto di Traiano porta poi all’attenzione le carenze delle amministrazioni comunali della provincia di Roma sulla tematica dell’urbanizzazione. Non c’è un piano urbanistico uniforme pensato con un’ottica sistemica. Il Piano Regolatore di ogni Comune, a cominciare da quello di Roma Capitale, non tiene conto di quello che si fa intorno. Roma poi non considera i propri quartieri eccetto quelli del centro, destinati ad essere dormitori senza collegamenti. Le periferie restano isolate. La nuova Fiera di Roma, ad esempio, è uno dei centri fieristici più penalizzati nei collegamenti in Italia.


“Per questo, prima di pensare ad un piano marketing territoriale che sia in grado di affacciarsi al mercato internazionale, bisognerà investire in infrastrutture mobilità e viabilità”, chiarisce Paltoni. Con un intervento di riqualificazione delle strutture ricettive, il Mare di Roma può diventare una meta internazionale. “Chiaramente”, aggiunge, “manca ancora la fase di pianificazione dell’entroterra. Parliamo di infrastrutture e viabilità e collegamenti con la città”. In cima alle priorità, i lavori sul Ponte della Scafa, fondamentale collegamento con l’aeroporto di Fiumicino, e poi il raddoppio della Cristoforo Colombo, i lavori sulla via del Mare, il potenziamento del porto di Civitavecchia. Una prima iniziativa che sembra andare in questa direzione è la realizzazione  del Distretto del secondo polo turistico di Roma Capitale, un vasto programma di interventi per potenziare l’offerta romana dedicata al tempo libero e all’entertainment, lungo percorsi che non sono quelli tradizionali del centro storico. “Per attuare ciò, serve creare un vero sistema turistico che faccia da network tra imprese ed istituzioni. C’è un’altra via per realizzare opere anche quando Regione, Provincia e Comuni non possono intervenire con iniezioni finanziarie. Come si fa all’estero, bisogna aprire a nuove forme collaborative: partenariato pubblico-privato”, conclude il consigliere municipale.