“Le concessioni devono andare a gara perché i concessionari non sono proprietari del demanio marittimo ma gestori pro tempore di una porzione di spiaggia sulla base dei termini contenuti nelle concessioni. E’ la grande occasione per liberare il mare della Capitale da un modello di sfruttamento padronale che nega diritti e possibilità ai cittadini”

Ostia (Rm) – “Le concessioni balneari non sono zone franche, non sono “Zdl” Zone a Diritto Limitato. La messa a gara delle concessioni sia la grande occasione per liberare il mare di Roma da un modello di sfruttamento padronale e predatorio che nega diritti e possibilità ai cittadini. La Corte di Giustizia UE, su richiesta del Consiglio di Stato, ha ribadito con ineccepibile chiarezza che alla scadenza delle concessioni demaniali le strutture inamovibili sono incamerate dallo Stato senza il pagamento di alcun indennizzo ai concessionari uscenti precisando inoltre che l’appropriazione gratuita e senza indennizzo da parte dello Stato costituisce l’essenza stessa dell’inalienabilità del demanio pubblico”. 

Lo dichiara Marco Possanzini, Consigliere AVS Municipio Roma X. 


“Finalmente, - prosegue Possanzini - sciolto anche l’ultimo nodo di una fitta rete di dubbi costruiti ad arte da chi ha cercato in tutti i modi di opporsi a quello che è un principio sacrosanto: le concessioni devono andare a gara perché i concessionari non sono proprietari del demanio marittimo ma gestori pro tempore di una porzione di spiaggia sulla base dei termini contenuti nelle concessioni. Le concessioni balneari sono tutte scadute ed andranno tutte a gara, anche sul mare di Roma così come ribadito dall’Amministrazione competente. L'invalidità delle proroghe automatiche, antica abitudine finalmente interrotta, è stata confermata dal Consiglio di Stato con sentenza del 30 Aprile 2024, numero 3940”. 

Il sistema delle concessioni ha impoverito nel senso più largo del termine un intero tessuto economico e sociale comprimendo fino a soffocare tutte le attività “esterne” al sistema. C’è un enorme squilibrio che colpisce le casse dello Stato e tutti gli operatori commerciali che non hanno il privilegio di essere concessionari di bene demaniale. Quando costa una concessione? Semplice: due euro al metro quadro l'anno (e 4,5 per le parti coperte), questo è mediamente il costo di una concessione balneare. Praticamente è come se un appartamento di 100 metri quadri con 50 di terrazzo al centro di Roma costasse a chi lo utilizza poco meno di 60 euro al mese. Gli abusi riscontrati e le morosità di alcuni concessionari completano un quadro desolante sul quale non possiamo più chiudere gli occhi: di conseguenza, non possiamo meravigliarci se arrivano a destinazione ordinanze di chiusura dei locali sulla spiaggia” continua il consigliere Possanzini. 


Se oggi il nostro territorio è essenzialmente privo di un sistema di accoglienza turistica degno della Capitale d’Italia è unicamente per un “respingente” modello di gestione del mare e delle spiagge. La messa a gara delle concessioni sia la grande occasione per liberare il mare di Roma da un modello di sfruttamento padronale e predatorio che nega diritti e possibilità ai cittadini. Va chiarito anche un altro aspetto: le clausole di salvaguardia. Chi oggi lavora all’interno delle concessioni, quindi chi ha un regolare contratto di lavoro, sarà tutelato dalle clausole di salvaguardia che dovranno essere contenute nei bandi. Abbiamo una grande occasione per ripensare il mare di Roma e renderlo finalmente degno della Capitale d’Italia. Il tempo è adesso” conclude.